Dedicato a chi ha fatto
Il sottotitolo di questo blog è: "Diffido sempre di chi ha sempre una verità in tasca", ebbene, fedele a questo detto guardo con molto sospetto a tutta questa serie di manovre mascherate da "salvaguardia del Colle".
Ho avuto modo di parlare con tante persone che per 10 lunghi anni hanno lavorato per portare alla luce l'insediamento archeologico di Tuvixeddu. Anni in cui era poco salutare recarsi al colle senza un'adeguata scorta. Anni in cui l'area era utilizzata persino come residenza di lavoro di prostitute ed in cui si svolgevano traffici al limite (ed anche oltre) la legalità. E' vero, come ha dichiarato la Angiolillo, che si era attrezzata una discoteca dentro una tomba (era una cosa risalente agli anni 70 per chi non lo sapesse) così come è vero che Tuvixeddu era diventato un "residence" per i diseredati. Nonostante questa situazione, i lavori sono andati avanti con entusiasmo (e pochi soldi) nel completo menefreghismo da parte dei vari amministratori (pochi soldi et similia). I vincoli, da parte del MBC sono stati posti sin dove era possibile, compatibilmente con le leggi vigenti in quel periodo. Alla fine, dopo tanti tira e molla, si è riusciti a mettere in piedi un progetto condiviso che, nel bene e nel male, ha cercato di (si parla sempre di un'area in possesso di privati e non pubblica) trovare un equilibrio tra gli interessi privati e gli interessi della collettività; progetto condiviso da tutte le parti. Durante tutto questo iter LegaAmbiente & Soci non si capisce dov'erano, idem i 59 saggi; forse erano ibernati da qualche parte, chissà.... Sicuramente non a sporcarsi le mani negli scavi. Il progetto del parco è stato realizzato dalla MDC Architetti e, oltre ad essere stato (dopo le solite mille modifiche) approvato dalle parti, è stato anche preso ad esempio come progetto innovativo, solo oggi ci si accorge che non è idoneo. Oggi (da agosto 2006) ci si sveglia, la RS nomina quattro esperti (di tutto tranne che del contendere), LegaAmbiente dà fiato alle sue trombe, 59 saggi (??) dichiarano che l'accordo è stato fatto a suon di mazzette e la RS vincola totalmente l'area e ne decide l'esproprio lasciando a portafogli vuoto tutti coloro traevano sostentamento lavorando in quell'area.
Ora si tratterà di di quantificare quanto costerà alla comunità questa mossa, le valutazioni delle cifre vanno da 250 a 400 MILIONI di euro (secondo i parametri presi in considerazione). Tanti soldi, forse troppi; una cifra che trasforma l'area di Tuvixeddu in una bellissima ed appetitosa torta le cui fette farebbero gola a tanta gente. Oltremodo mi suona molto sospetto l'aver voluto distruggere e delegittimare, pur di arrivare al blocco dell'area, tutto il lavoro svolto da tante persone nell'arco di dieci anni, volendo imporre la propria opinione, ovviamente non suffragata da fatti, come in un diktat che non ha niente a che vedere con una civiltà dove una scelta deve essere condivisa, non imposta.
Ho avuto modo, in questi giorni, di parlare con tante persone che, ciascuno per la loro parte, hanno lavorato alla realizzazione del progetto di Tuvixeddu e, nei loro racconti, ho sentito un'amarezza immensa, dovuta al sentirsi attaccati e distrutti dal lato professionale dopo aver profuso la loro professionalità in un compito in cui credevano veramente ed in cui hanno dato molto di più di quanto a loro venisse dato mentre i soloni che oggi pontificano sulla "salvezza" del colle, stavano da qualche altra parte a dire qualcos'altro perchè, sino ad oggi, occuparsi di Tuvixeddu non era molto appetibile.
A tutte queste persone che hanno reso possibile, sino a questo momento, la rinascita di Tuvixeddu, e hanno creduto al progetto, ritengo giusto vada un plauso ed un sostegno che va al di là di colori politici e di convinzioni personali ed a cui la collettività, gli piaccia o meno, deve molto.
6 commenti:
Mi rendo conto che i fautori del vincolo non le sono simpatici ma da qui a sparlarne ci passa molta acqua, soprattutto quando si conoscono poco i fatti o ci si rifugia nella smemoratezza. Se la fonte per affermare che i saggi della commissione non hanno competenza in materia è l’opac della Regione Sarda, interrogato con la parola Tuvixeddu, temo che si faccia poca strada, salvo dimostrare la poca dimestichezza con l’uso degli strumenti bibliografici. Infatti sia Maria Antonietta Mongiu che Raimondo Zucca, oltre a essere esperti archeologi, hanno dedicato studi scientifici proprio su Tuvixeddu, solo che magari nel titolo non c’è questa parolina magica, poi si può non essere d’accordo con i loro pareri.
Lo stesso valga per i “59 saggi” e per la Lega Ambiente. A lavorare a Tuvixeddu non c‘erano solo le persone indicate da lei, ma dagli anni ’70 ci sono anche i fautori del vincolo e con molto sacrificio personale oltre che con competenza. Sul problema specifico, poi, le rammento che, negli anni 90, quando si iniziò a parlare del progetto ci furono interventi pubblici di studiosi e associazioni, raccolte di firme, un convegno internazionale per richiamare l’attenzione sull’importanza dell’area e sulla necessità di una maggiore tutela, ci furono studi scientifici multidisciplinari resi pubblici e consegnati alla autorità preposte, compresa la Regione di allora, proprio per far sì che nessuno potesse dire “non lo sapevo”. E le proteste e le proposte sono continuate sino a oggi. Le posso garantire che l’amarezza è fortissima in chi in tutti questi anni si è battuto e ha visto puntualmente prevalere le opinioni dei costruttori.
Non contesto le sue opinioni ma non stravolga la realtà. Non vorrei che il fastidio derivi dal fatto che a Cagliari, come al solito, di urbanistica possano parlare solo politici, progettisti e impresari, dei vari colori politici, e tutti gli altri devono stare zitti.
Cordialmente
Alfonso Stiglitz
alfonsostiglitz@libero.it
Egregio Professor Stiglitz, ringraziandoLa di aver postato un commento sul mio blog, vorrei chiarirLe alcune cose:
1- Quanto scritto in questo blog è il risultato di ricerche sulla materia condotte sui database presenti su Internet, e, se mi permette, dopo una pluridecennale esperienza nell'uso di questo mezzo, so bene come condurre una ricerca utilizzando questo media. Pertanto (mi scusi se per un attimo divento cattedratico) se una ricerca bibliografica mi fornisce dei nomi che non comprendono le persone da lei (e da me) citate, evidentemente le cose sono due: o sono sbagliati i database o le cose sono come le descrivo. D'altronde, mutatis mutandis, usiamo la stessa metodologia di ricerca quindi se una cosa è documentata esiste, diversamente no. Nessuno mette in dubbio il valore professionale di Maria Antonietta Mongiu e Raimondo Zucca, semplicemente non risultano a loro nome pubblicazioni riguardanti Tuvixeddu. Tutto qui.
2- Sempre basandomi sul sistema di ricerca sopracitato (Internet, of course) non risultano notizie su grandi movimenti di opinione riguardo Tuvixeddu in questi ultimi 7 anni se non sporadiche dichiarazioni isolate.
3- Dato che, come espresso in premessa, mi sono basato su quanto è pubblicamente disponibile su Internet, mi sembra quantomeno azzardato, da parte Sua, dichiarare che traviso la realtà. Questo senza portare a giustificazione di quanto afferma della documentazione a sostegno della Sua ipotesi.
4- Ciascuno può esprimere la sua opinione (ci mancherebbe altro) però ogni opinione dovrebbe essere corroborata da un progetto di fattibilità sostenibile dalla comunità, diversamente le parole restano soltanto parole.
5- Mi corregga se sbaglio, ma a quanto mi risulta, l'unico fautore dei vincoli su Tuvixeddu mi risulta sia l'attuale Sovrintendente ai Beni Archeologici, Dott. Santoni e non altri.
Concludo con una domanda: Lei che è un archeologo, quindi la persona più adatta a darmi una risposta, mi può dire quali beni archeologici si trovano nell'area in cui Coimpresa ha avuto la licenza edilizia per cui si possa giustificare un vincolo?
Rispondo brevemente e con franchezza ai suoi rilievi con un invito ad alzare gli occhi da Internet, ottimo strumento, ma certo non la fonte più autorevole e talvolta fuorviante. Se ad esempio si dedicasse a una attività più manuale come sfogliare dei libri su Cagliari, e ne sono usciti tanti, troverebbe un’ampia bibliografia anche dei due autori citati: non sono i data base sbagliati e lei non ha ragione, è semplicemente sbagliata l’impostazione della ricerca bibliografica che Lei ha fatto.
Poi si può dissentire dalle loro opinioni, io stesso ho una visione diversa di Cagliari antica rispetto alle loro, ma questo fa parte del normale dibattito scientifico.
Lo stesso vale per le attività di discussione e protesta, basta una rassegna stampa che, ovviamente, difficilmente troverà su internet: basta chiedere alle varie associazioni e le forniranno ampia documentazione, così come può chiedere alle varie scuole che si trovano nell’area di Tuvixeddu per avere informazioni su anni di battaglie.
Mi sfugge il fatto che chiunque voglia esprimere un’opinione debba presentare preliminarmente un progetto di sostenibilità per la comunità, un modo un po’ strano di intendere il dibattito democratico, equivale a dire, come ho sottolineato nel precedente intervento, che di urbanistica possono parlare solo politici, progettisti e impresari, come si è sempre fatto a Cagliari.
Santoni non è l’unico fautore dei vincoli sull’area. Lo conosco da trent’anni e collaboro con Lui con reciproca stima e rispetto, ma non è l’unico. Ripeto, il vincolo tanti di noi lo proposero già agli inizi degli anni ’90 quando si iniziava a parlare del progetto Cualbu, da una parte, e dei problemi della palazzata di Sant’Avendrace dall’altra. Non siamo stati ascoltati e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Il vincolo posto dalla Regione ha carattere paesaggistico e non archeologico (che compete allo stato) e tende, in ritardo, a tutelare un bene unitario costituito dal colle di Tuvixeddu-Tuvumannu in tutte le sue componenti, cercando di evitare che le parti archeologiche non vengano spezzettate da interventi costruttivi. Santoni, in tanti anni di attività di tutela che ho condotto e conduco con la Soprintendenza mi ha insegnato che tutela non è solo impedire che si costruisca sopra un bene archeologico, ma anche vicino, se la vicinanza significa modificazione dello spazio e, in questo caso, continuiamo a chiudere in una feroce morsa Tuvixeddu (palazzata Sant’Avendrace, Coimpresa, strada di scorrimento, Facoltà di Ingegneria) sempre più diviso da Tuvumannu, fettina dopo fettina. Che poi l’area delle abitazioni sia una cava non mi pare un motivo, quell’area è parte integrante della zona archeologica come lo è via Is Maglias, Piazza d’Armi e il costone orientale del colle. L’aver perso la visone unitaria di quest’area è stata la causa delle profonde devastazioni (le ultime sono quelle prodotte dalla facoltà di ingegneria) e le cause dei danni sono sempre le stesse: case, strade, cave. Non mi sembra che valorizzazione possa significare case, strade e cave. Prima si permette la distruzione con le cave, poi si dice: be’ le cave hanno distrutto tutto, quindi non c’è più niente e possiamo costruire. Bisogna spezzare questo ragionamento poco urbanistico.
Cordialmente
Alfonso
alfonsostiglitz@libero.it
Egregio Professore, avendomi risposto, per così dire "a stretto giro di posta", faccio altrettanto.
In questa, che definisco, affascinante avventura alla ricerca delle verità su Tuvixeddu mi sono travestito da "comune mortale" e, come tale, sono andato alla ricerca di notizie utilizzando lo standard attuale di ricerca: Internet. Partendo da questa base di ricerca, si effettuano poi gli eventuali approfondimenti del caso su supporto cartaceo, però, che le piaccia o meno, le ricerche si fanno, in prima battuta, su Internet. Non l'ho deciso io, funziona così e chi non si adegua (purtroppo) si trova in minoranza (ciò aprirebbe degli orizzonti di discussione interessantissimi ma andremmo a finire fuori tema). Ovviamente su Internet si trova di tutto, comprese rassegne stampa (su unica.it ed altro), lette accuratamente. Detto per inciso ho letto un interessante botta e risposta che vorrei segnalarLe (http://lnx.colonnedercole.it/cde_article.php3?id_article=70&id_rubrique=18) giusto per farLe capire che Internet è un'ottima fonte di notizie. Se ho trovato una cosa del genere, figuriamoci cose più "ponderose" come le rassegne stampa di cui Lei fa cenno.
Purtroppo quando si espone un progetto, sorge l'antipaticissima domanda: "Quanto ci costa?", ovvero la fattibilità di un progetto e qui nè io nè Lei possiamo farci nulla: il denaro muove tutto. La cosa non mi trova molto d'accordo perchè tante cose non hanno prezzo ma questa oggi suona come un'affermazione utopistica. Tutti dobbiamo fare i conti con le risorse finanziarie e così, per quanto non ci possa piacere ci troviamo tutti a trovare soluzioni di compromesso o, parafrasando il nome del mio blog "Salvare il salvabile" cercando di trovare la soluzione migliore (o la meno peggio, dipende dai punti di vista).
Sono d'accordo con Lei che tutta l'area del colle debba essere preservata ma la cosa verrebbe a costare alla comunità una cifra enorme (le tasse le paghiamo tutti, Lei compreso) e, per come sono sempre andate le cose (la storia insegna) non vi è nemmeno la certezza di avere un risultato valido nel futuro. So bene che Lei dissentirà da questa politica del "meglio un uovo oggi" ma, mi creda, ne ho visto abbastanza in questi anni per vedere le cose in questo modo.
A proposito, mi risulta che una buona parte dei reperti di Tuvixeddu sia esposto al British Museum. Se la notizia è vera, può farmi sapere se sono di proprietà del British Museum o sono semplicemente in prestito? Perchè se la notizia è vera e sono di proprietà del British Museum....beh, la cosa andrebbe approfondita. O no?
Sullo scambio di battute che Lei ha trovato su internet nel sito lnx.colonnedercole.it io lo chiamerei piuttosto una sequela di insulti nei miei confronti, presenti anche in altre parti dello stesso sito, in un crescendo di pesantezza. Mi fossi comportato come Delogu avrei potuto chiedere ampi danni al giornalista, ma preferisco rispondere con i dati scientifici che sono ben più scomodi degli insulti.
Sul British Museum: I materiali rinvenuti negli scavi regolari condotti a Tuvixeddu-Tuvumannu sono tutti al Museo di Cagliari, al British ci sono materiali sardi di varia provenienza, soprattutto Tharros, acquisiti tra fine '800 e inizi '900, gli ultimi mi pare siano, ma potrei sbagliarmi, i materiali del cosidetto ripostiglio di S. maria di paulis acquistati dal Museo negli anni '20.
Cordialmente
Mi perdoni per la citazione da quel sito, era solamente un modo per farle capire che, volendo, su Internet si trova di tutto. Detto per inciso ritengo l'articolo di risposta molto squalificante sia a livello umano che giornalistico (se di giornalista si possa parlare), comunque la risposta mi è sembrata classica da chi è messo all'angolo e non ha più argomenti. Mi perdoni l'ignoranza: ma come e a chi è venuta in testa l'idea che la Sardegna sia stata colpita da uno tsunami????
La ringrazio per la precisazione sui reperti presenti al British Museum però lei ha puntualizzato "I materiali rinvenuti negli scavi regolari condotti a Tuvixeddu - Tuvumannu", quindi resta aperta l'ipotesi di materiale proveniente da scavi irregolari. O no?
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