27 aprile 2007

Sono d'accordo

Certe volte, leggendo tra le righe, si trovano molte spiegazioni a fatti che non si spiegano bene se letti in maniera canonica. Ma andiamo con ordine.
Ieri, praticamente in concomitanza con l'inaugurazione della mostra di Villa Pollini, il Soprintendente Dott. Vincenzo Santoni ha iniziato a salutare tutti i suoi collaboratori del MiBAC perchè dal 1° Maggio lascia il suo posto per limiti di età (un modo elegante per dire che va in pensione) e, ovviamente ha parlato del suo excursus come Soprintendente alla tutela dei Beni Archeologici. Tra le varie cose che ha detto una mi ha particolarmente colpito: la sua posizione contro la gestione dei beni ambientali da parte della RAS; ritiene che debba essere una prerogativa delle Stato.
La cosa mi ha fatto suonare dei campanellini d'allarme: perchè un'affermazione del genere?
Che cosa sta o, meglio, starà per succedere? Che scenari si prospettano per il futuro sulla tutela dei Beni Ambientali ed Archeologici sino ad oggi affidati al MiBAC?
E' un messaggio trasversale per chi sa capire?
Il fatto che ritenga sia meglio che questo settore debba essere ancora gestito dallo Stato e non passi ad Enti Locali mi suona abbastanza inquietante. Senza andare molto lontano basta ricordare Tuvixeddu: dall'oggi al domani è stato bloccato tutto (e tutto è caduto nel dimenticatoio) e questo mi sembra che la dica abbastanza lunga sull'argomento.
Parliamoci chiaro: la competenza e l'esperienza di chi lavora nel MiBAC è, sempre e comunque, di gran lunga superiore a quella che possono avere altre figure (quanto si voglia competenti) che si cimentano nello stesso campo.
In realtà si sono buttate nella mischia persone che hanno, probabilmente, una buona preparazione teorica ma mancano completamente della visione d'insieme che può avere uno staff che lavora da una vita nel settore. Non c'è storia. Usando un paragone calcistico, MiBAC batte “Resto del mondo” 4-0.
Se poi vogliamo andare a verificare anche di quali mezzi dispone il MiBAC per svolgere il proprio lavoro allora le differenze diventano siderali: si parla di un sistema informatico integrato all'avanguardia che permette loro di avere una visuale globale di tutta la situazione e poter far interagire vari settori con sistemi incrociati. Tutto questo ben di Dio informatico, attualmente per uso interno, viene sviluppato anche per poter dare un servizio interattivo fruibile anche dalla collettività, con tutti i vantaggi immaginabili dall'avere a disposizione un simile mezzo di consultazione.
Soltanto questo basterebbe per ribadire la primogenitura del MiBAC alla gestione a 360° dei beni del territorio ma c'è anche dell'altro.
Per quanto si possa parlare male della struttura statale si parla sempre di una struttura solida con persone capaci (si lo so che vi sono anche persone meno capaci ma andate a vedere negli altri settori quanti scarsi ci sono e ne riparliamo) con qualcosa che i tanti chiaccheroni che hanno detto le loro verità nell'affare Tuvixeddu non hanno: il senso della misura e la consapevolezza del ruolo che ricoprono ed impone loro il senso della misura.
Per capirci meglio: la struttura MiBAC (lo Stato) ha abbastanza esperti entro la sua organizzazione per poter gestire il proprio lavoro, un Ente Locale (RAS) che non ha mai gestito realmente cose del genere ha bisogno di nominare consulenti esterni con tutto quello che ne consegue.
Si dice in giro che il consulente lavora per chi lo paga meglio e non è detto che prenda un solo stipendio. E' una cattiveria vero?

L'anagrafe Einsteniana - Epilogo

Tutto è bene quel che finisce bene, il certificato è stato fatto. Unitamente a qualche spiegazione che, ovviamente, vado a raccontarvi..
L'inghippo stava nel fatto che esistono degli articoli di legge che permettono di ottenere il certificato in carta libera (ossia evitando i costosissimi bolli), citando uno di quegli articoli di legge nella causale di richiesta si ha il certificato in carta libera. Bastava saperlo....
Inoltre gli articoli di legge che determinano l'esenzione sono affissi nella bacheca (ogni ufficio pubblico ha la sua bacheca). Ho verificato di persona e le cose stanno realmente così anche se il tutto è scritto in caratteri troppo piccoli per cui se poco poco si ha difficoltà di lettura è finita: si legge una riga indistinta.
Comunque il certificato è stato fatto. Le differenze tra le due circoscrizioni era solamente che da una parte volevano scritti gli articoli di legge nella causale e nell'altro è bastato spiegare a cosa serviva.
In sintesi un problema di rapporti col pubblico; purtroppo vi sono molti impiegati che dimenticano il piccolo particolare che trattano con cittadini i quali (per la maggior parte) non sono esperti di burocrazia e quindi non hanno abbastanza dimestichezza con norme legislative e si limitano a dire a cosa serve a loro.
A questo punto suggerisco al cittadino che si trova in difficoltà con un impiegato saccente (o presunto tale) questa tattica: fate una richiesta citando un articolo di legge (a piacere) con data (anno a piacere, anche se date tipo 1975 o 1981 fanno colpo sempre) con numero di comma e numero di paragrafo (sempre a piacere). L'importante che sembriate sicuri del fatto vostro (leggi: sfoderate la vostra migliore faccia di bronzo).
Funziona sempre...

26 aprile 2007

L'Anagrafe Einsteniana

Questo articolo ha come sottotitolo:
"Ufficio che vai, regolamenti che trovi".

Antefatto:
Per la presentazione di un curriculum è stato richiesto un certificato cumulativo di residenza e stato di famiglia.

I fatti:
Esordiamo con l'affermare che tale documento, in base alle leggi vigenti puo' essere prodotto come autocertificazione ma, essendo in Italia, tale norma viene regolarmente disattesa. Quindi, invece di compilare e firmare un foglio di carta in cui si attesta quanto richiesto, occorre prendersi una mezza giornata e, dopo aver trovato un parcheggio piu' o meno precario ci si infila in una circoscrizione per richiedere il certificato in questione che, stanti i regolamenti comunali costa 51 centesimi.
Qui iniziano i problemi derivati dall'approfondito studio, da parte di zelanti (??)impiegati addetti al rilascio certificati, dell'applicazione Einteniana dei regolamenti comunali.
Ovvero: tutto è relativo.
Prima di continuare sottolineo che il tempo tecnico di rilascio di questo certificato NON SUPERA i 50 secondi.
Prima fase: per almeno cinque minuti l'impiegato sostiene che il certificato non puo' essere rilasciato perchè rientra nel settore dell'autocertificazione.
Seconda fase: almeno dieci minuti persi a convincere l'impiegato che siamo stato costretti a richiedere il certificato e l'andare a richiedere certificati non è esattamente il nostro sport preferito.
Terza fase: l'impiegato acconsente a preparare il certificato ma afferma che è possibile farlo solamente con marche da bollo da 14.50 euro.
Quarta fase: dieci minuti persi a spiegare all'impiegato che la casistica di richiesta non comporta l'aggravio di bolli e l'impiegato che sostiene (a torto) il contrario. Ovviamente si chiede di parlare con un funzionario per capire meglio ma l'impiegato (altero) comunica che in quel momento il superiore è assente.
Quinta fase: onde evitare l'accusa di danneggiamento aggravato di impiegato comunale si girano i tacchi e si va via dall'ufficio lasciando nel caseggiato una spessa scia di fumo proveniente dalle proprie orecchie.

La cosa continua...
Tutto questo mi è stato raccontato con toni tra l'imbufalito e l'incredulo con una nota di rassegnazione dovuta al fatto che si esce sempre sconfitti da uno scontro con burocrazia & burocrati.
Pur non nutrendo alcun dubbio sul racconto, ho voluto verificare di persona alcune cosette ed ho scoperto che....
1- Nell'ufficio in questione gli impiegati che ricevono il pubblico non hanno i tesserini di riconoscimento come prescrive la legge, quindi sono tutti degli emeriti anonimi.
2- Ho telefonato all'ufficio in questione (qualificandomi con nome e cognome) ed un'impiegato (molto sgarbata e maleducata, per la cronaca) ha continuato a sostenere che tale certificato era rilasciato obbligatoriamente in bollo; alla mia richiesta (peraltro legittima) di sapere con chi stavo parlando, mi ha chiuso la comunicazione (per la cronaca la telefonata è stata ascoltata col viva voce da altri testimoni che possono garantire la veridicità di questa affermazione).
3- Da buon curioso ho voluto fare la prova del nove: mi sono recato presso un'altra circoscrizione ed ho richiesto LO STESSO TIPO di certificato con la medesima causale. Morale della favola in meno di un minuto e con l'esborso di 51 centesimi l'impiegato addetto mi ha, con somma cortesia, consegnato il certificato che ora giace sulla mia scrivania.

Conclusioni...
A questo punto è evidente che, ufficio che vai, usanze che trovi e questo, considerando che trattasi di burocrazia, non mi sembra un bene per il cittadino che, oltre a perdere una giornata, quando capita tra le grinfie di simili impiegati rischia anche un travaso di bile.
Gradirei, comunque, che i Funzionari responsabili del servizio spiegassero PUBBLICAMENTE il perchè di questa disparità di trattamenti e regole prima che alle solite Iene venga in testa di realizzare un bel servizio in materia e metta tutta l'Amministrazione comunale alla berlina colpendo così anche tanti corretti funzionari ed impiegati che danno un servizio al cittadino e lo danno veramente bene.

Nota a piè pagina:
E' ovvio che su questa faccenda continuerò a martellare sino a quando non verrà fatta chiarezza (ed anche le scuse per il comportamento scorretto) col cittadino, d'altronde i dipendenti pubblici INCASSANO LO STIPENDIO DALLE TASSE CHE PAGHIAMO NOI CITTADINI quindi, in ultima analisi noi Cagliaritani siamo i loro datori di lavoro.
Un po' di rispetto, no?

Informarsi, informarsi....

Il 18 Aprile su "Il Sardegna", a pag 24 si leggeva un articolo a firma di Ennio Neri dal titolo:
"Il caso. Dalla galleria di Sant'Arennera a villa Pollini: il lungo elenco dei siti che nessuno visiterà".
Il giornalista era, evidentemente, poco informato almeno su Villa Pollini.
Cerco di colmare questa sua lacuna informandolo che oggi (26 Aprile) viene inaugurata la mostra a Villa Pollini.
Ovviamente aperta al pubblico.

24 aprile 2007

Gli Indiana Jones del Liceo Siotto

Ieri sera ero al Liceo Siotto di Cagliari per la presentazione di una pubblicazione particolarissima dal titolo: "Facciamo uno scavo! Scuola e Archeologia a Santa Gilla".
In realtà si tratta di un libretto di una trentina di pagine con una peculiarità: è stato realizzato dagli studenti del Liceo Siotto.
Il progetto è nato da una collaborazione tra il Liceo Siotto e la Sovrintendenza Archeologica di Cagliari, con quest'ultima che ha messo a disposizione i suoi esperti nel campo dell'archeologia per insegnare ai ragazzi le metodologie dell'archeologia. Questa collaborazione tra MIBAC ed insegnanti del Siotto ha permesso agli studenti di realizzare un'autentica campagna di scavo nell'area dell'ex deposito Agip di Santa Gilla dove, notoriamente, vi sono una quantità di reperti archeologici.
Siccome so perfettamente che questo articolo verrà letto anche (e sopratutto) da tanti "addetti ai lavori" prontissimi a gridare "al sacrilegio, al sacrilegio" per aver fatto toccare da mani non "professioniste" reperti archeologici (leggi reperti danneggiati da mani di ragazzi), voglio rassicurarli subito dicendo che tutti i reperti sono stati maneggiati con la massima cura (essendo stati gli studenti seguiti passo passo dallo staff tecnico-archeologico del MIBAC).
Finalmente qualcosa di nuovo e di positivo: un'autentica ventata di aria nuova e, perchè no, un modo per far conoscere ai ragazzi un mondo che, se visto con i giusti occhi ha i suoi lati affascinanti nonostante si tenda a renderlo incomprensibile con pubblicazioni pesanti e, spesso fini a se stesse per quanto incomprensibili.
Ho letto la pubblicazione e, devo dire, mi è piaciuta molto com'è stata impostata e realizzata: poche parole scritte in un linguaggio comprensibile che hanno spiegato teorie e tecniche ed una notevole quantità di fotografie e disegni che hanno reso la pubblicazione piacevole e comprensibile alla lettura.
Ovviamente in questa realizzazione traspare l'impegno e la bravura didattica degli insegnanti del Siotto coinvolti nel progetto ma, sopratutto, la bravura didattica degli specialisti del MIBAC nell'aver saputo spiegare ai ragazzi la metodologia di lavoro in termini piani e facilmente assimilabili.
Un plauso anche allo sponsor ENI, che ha contribuito alle spese di pubblicazione del libro.
Seduto negli ultimi posti dell'Aula Magna del Siotto ho ascoltato, tra il divertito ed il commosso, gli studenti raccontare come hanno realizzato questa pubblicazione. Divertito perchè mentre parlavano davanti ai "grandi" si percepiva una certa soggezzione nel parlare, commoventi perchè hanno parlato della loro pubblicazione con grande modestia, come commentare il brillante svolgimento di un compito molto impegnativo senza cercare il merito personale.
La mia impressione personale è stata, ascoltanto tutti gli interventi, di un gioco di squadra collettivo dove gli sforzi dei singoli si sono sommati nella pubblicazione. Niente assoli da parte di nessuno, cosa assolutamente sorprendente di questi tempi.
E' stata una bella presentazione di un bel lavoro ben svolto da studenti intelligenti coadiuvati da insegnanti sensibili ed esperti MIBAC competenti. Un'iniziativa interessante e priva di fronzoli e pomposità.
Veramente bravi. Tutti.
Forse per questa mancanza di pomposità ha fatto si che tanti "esperti & addetti ai lavori" del settore disertassero la presentazione....

23 aprile 2007

La colpa è sempre degli altri

Rientro da un weekend passato ad una ventina di chilometri da Cagliari e da mille anni luce dalla tecnologia, sembra assurdo ma è così. Esci da Cagliari e ritorni indietro nel tempo di almeno 15 anni: ADSL e banda larga sembrano esistere solamente nei romanzi di fantascienza non nella realtà distante pochi chilometri. Situazioni allucinanti: ore per scaricarsi la posta tramite una connessione paleozoica, pagine internet che si aprono (quando lo fanno) con una velocità di poco superiore a quella che impiega l'erba a spuntare e via orripilando. E cittadini inferociti col sistema che li lascia confinati nei sobborghi dell'informatica; interi paesi che vengono chiusi in riserve indiane informatiche perchè sono poche e non rappresentano un guadagno per Telecom (e neppure per Tiscali) quindi accuratamente ignorate, salvo ricordarsi dei loro problemi in campagna elettorale.
Quello che mi fa andare in bestia è il "muro di gomma" che viene eretto davanti queste realtà: chi dovrebbe dare delle risposte glissa, dice altro, svicola, chiama in causa problemi esterni ma resta saldamente avvitato alla sua poltrona. E' il solito italico sistema per cui, se qualcosa non va, la colpa è sempre "degli altri" non meglio identificabili.
E noi sempre qui ad aspettare che le cose cambino.
Ma vi sembra giusto?

19 aprile 2007

ADSL si, ADSL no, ADSL forse

Torniamo alle cose serie (purtroppo).
Ho due notizie: una buona ed una cattiva.

Prima vi racconto quella buona...
Giusto per capire qualcosa su come stanno (ed andranno) le cose con l'ADSL nei piccoli centri, mi sono rivolto, simulando di essere un utilizzatore del luogo, al 187 per sapere quando Telecom si deciderà ad attivare il servizio ADSL nei piccoli centri.
Per l'esattezza mi sono "travestito" da utente di: San Sperate, Serramanna, Nuraminis e Villanovafranca. Tralasciando i commenti per il tempo trascorso ad ascoltare le solite tiritere che ti appioppano per almeno 10 minuti (chi ha contattato il 187 sa di che parlo) passo a raccontare come è andata.
Gli operatori mi hanno comunicato che, in base a quanto sanno gli allacci dovrebbero essere realizzati entro l'estate almeno per i comuni di cui ho chiesto.

Ora quella cattiva....
Dovete sapere che conosco un tecnico che lavora in Telecom (squadre tecniche di installazione) a cui, ovviamente ho rivolto la stessa domanda. La risposta pero' è stata molto diversa, mi ha detto che nei loro piani lavorativi di allacciare questi comuni non se ne parla neanche.

La mano destra non sa quello che fa la sinistra o cosa?

I falsi del Cavaliere

Di solito non mi occupo di scoop fatti ai danni dei vips, ma questa volta qualcosa mi ha colpito ed ho dato un'occhiata piu' professionale alle foto e......
Andiamo con ordine: la solita Sua Emittenza è, sembrerebbe, nell'occhio del ciclone per via di certe foto scattate nella sua modesta (?) dimora in Sardegna circondato da splendide fanciulle.
Ovviamente la cosa è finita su tutti i giornali e via al solito discorso di privacy, mettere paletti eccetera. Sarebbe tutto regolare assistere ad un dibattito sulla privacy se fosse stato realizzato realmente uno scoop ma trattasi di UN FALSO.
Vi spiego il perchè.
1-Si è detto che le foto sono state scattate al di fuori della residenza. Se fosse vero, il fotografo avrebbe dovuto usare una focale spaventosa, almeno un 2000 mm. Usando focali cos' spinte le fotografie risulterebbero con la prospettiva completamente schiacciata e non avrebbero profondità di campo, cosa che non è.
Senza contare che, scattando a grande distanza, i soggetti risultano sempre offuscati, a prescindere della qualità degli obiettivi, poichè tra obiettivo e sogetto si frappone (come minimo) il pulviscolo atmosferico che, per quanto possa essere in quantità minime, data la distanza crea comunque l'effetto caratteristico di velatura. Ragion per cui le foto sono state scattate all'interno della residenza, presumibilmente ad una distanza massima di 30 metri.
2- Entrare a Villa Certosa senza essere visti forse potrebbe riuscirci l'uomo invisibile data la sorveglianza ed i sistemi di controllo esistenti entro il sito. Quindi chi scattava era quantomeno conosciuto dai frequentatori.
3- L'angolazione di scatto è costante, secondo le simulazioni al computer si desume che le foto siano state scattate da un'altezza di 5/6 metri (piu o meno al primo piano di una villa).
4- Le foto sono state scattate con una macchina professionale e poi, tramite Photoshop, sono state "sgranate" per dare l'impressione dello scatto "rubato" da grande distanza; infatti questo procedimento, ad un occhio esperto, salta agli occhi subito per l'artificiosità della distorsione dei dettagli.
5-La resa cromatica quasi reale delle fotografie. Quando si scatta a grande distanza, per le ragioni esposte al punto 1, si ha una tipica alterazione cromatica, solitamente verso il magenta/rosso, cosa che non è presente nelle foto.
Conclusione: Le foto sono state scattate con l'approvazione del soggetto quindi non si tratta di uno scoop ma di un falso bello e buono. Resta da vedere se il bidone l'ha tirato il Cavaliere alla rivista o erano entrambi d'accordo...
Un invito a Sua Emittenza: la prossima volta che ha bisogno di realizzare un tarocco, mi contatti: li so fare molto meglio di quelli che ha commissionato.

18 aprile 2007

Digital Divide - NOVITA'

Come promesso, sono andato a cercare documenti riguardo cosa succede con la banda larga in Sardegna ed ho trovato cose molto interessanti sul sito della RAS.
I primi due sono dei link che riportano a dichiarazioni e documentazione ufficiale RAS:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?s=13166&v=2&c=18&t=1
http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_19_20051130133932.pdf (Ndr documento del 2005)
Ma la notizia piu' interessante ve la riporto integralmente (almeno la prima parte) in quanto veramente "a cinque stelle":
"CAGLIARI, 30 MARZO 2007 -E' stato firmato oggi dal Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, il testo di un accordo già sottoscritto dal Presidente della Regione, Renato Soru, per lo sviluppo della banda larga in Sardegna, e in modo particolare per l'estensione delle iniziative per il superamento del divario digitale e l'interconnessione della pubblica amministrazione. Le risorse destinate all'attuazione di questo programma sono 36 milioni di euro, di cui 22 milioni resi disponibili dallo Stato e 14 milioni dalla Regione Sardegna, questi ultimi già programmati con la delibera della Giunta regionale dell'11 ottobre 2006. La realizzazione di tutti gli interventi previsti da questo accordo di programma sarà completata entro il 30 giugno 2008.
Il Ministero provvederà a trasferire i 22 milioni di risorse statali alla Regione in due tempi: 12 milioni di euro entro 60 giorni dalla stipula dell'accordo e 10 milioni entro il 30 giugno 2008. Queste risorse consentiranno di estendere l'intervento di diffusione della banda larga per mezzo della fibra ottica, collegando un maggior numero di comuni, tra quelli attualmente sprovvisti di infrastrutture, fino a includere anche i comuni con popolazione non inferiore a 2000 abitanti. Serviranno inoltre a estendere la rete telematica regionale per le sedi degli enti regionali e delle Aziende sanitarie........"

Ad ogni buon fine il link per la consultazione integrale è:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?s=43668&v=2&c=18&t=1

A presto

17 aprile 2007

ADSL si ADSL no

L'articolo precedente dal titolo “Digital Divide” non sarà un episodio sporadico ma è il primo di una serie che posterò sull'argomento. Argomento che, per ragioni professionali, conosco molto bene dal punto di vista teorico, pratico e delle sue implicazioni socio-culturali.
In ultima analisi, trascendendo dall'ottica puramente tecnica, si tratta di cultura. Cultura da attingere da una rete globale, usufruirne e condividerla. Ritengo un autogol politico il non realizzare in tempi brevissimi il cablaggio globale in Sardegna. Parlare di costi ingenti è un controsenso; alla fine dei conti verrebbe a costare molto di più il mantenere lo status quo, Si sta parlando, badate bene, di un bene, tutto sommato, immateriale; nel senso che non sono i costi di cablaggi, centraline, router e quant'altro, bensì i costi dovuti alla mancata cultura, al mancato lavoro con le sue mancate prospettive.
Pensiamo agli studenti: per poter studiare si ha la necessità di avere accesso alle informazioni. In ogni centro abitato si avrebbe bisogno quindi di biblioteche molto ben fornite che hanno un costo notevolissimo (si parla di libri cartacei), a questo si andrebbe a sommare il costo di fotocopie o fogli per appunti, senza contare il tempo che si andrebbe a perdere nel dover cercare manualmente un'informazione spulciando una serie più o meno lunga di pubblicazioni.
Lasciando le cose come si andrebbe a realizzare una politica classista identica a quella che, a parole, si è (così dicono) eliminata: chi vive in una città o paese servita dall'alta velocità ha possibilità di condurre gli studi in un modo, gli altri, sprovvisti di tale mezzo, si troverebbero in una situazione di handicap culturale.
E questo sarebbe il modo in cui dovremmo fare la concorrenza al resto d'Europa?
Ma fatemi il piacere!

Digital Divide

Tanti anni addietro ricordo un'incredibile avventura tecnologica nata in Via Regina Margherita, piu' precisamente nei locali de L'Unione Sarda. Nello scantinato erano stati montati due enormi Server e nei piani superiori un'infinità di computer: stava nascendo Video On Line (VOL per gli addetti ai lavori). Il primo Internet Provider di un certo spessore in Italia. Erano i tempi dei modem a 19.2 K; un'altra era.
Ma era un inizio: entusiasmante.
Poi è arrivata Tiscali, altro fenomeno a livello nazionale ed oltre.
A questo punto ci si aspetterebbe che in Sardegna, culla di Internet, sia una totale interconnessione informatica ad alta velocità.
Nulla di piu' falso.
Basta uscire di qualche chilometro dai capoluoghi di provincia e si ritorna al vecchio modem analogico. Di ADSL nemmeno l'ombra.
Questo nonostante su qualsiasi mezzo di informazione ci si riempie la bocca di paroloni informatici, di interconnessione globale ed altri termini di informatichese di cui, molto probabilmente, non se ne conoscono i significati.
Va bene che tanta gente parla solo per dare aria alla bocca ma c'è un limite a tutto.
Anche se non è risaputo, qui in Sardegna sono stati cablati circa 1800 Km di rete in FIBRA OTTICA (basta sapere che una parte passa parallela alla SS 131) ma (esclusi certi collegamenti) nessuno ne puo' usufruire. Perchè?
Collegare una centralina di smistamento segnali da una dorsale in fibra ottica ha un costo minimo sia in termini economici, sia in termini di tempi realizzativi.
Perchè le cose non vengono realizzate?
Forse perchè questi lavori vengono effettuati da TELECOM (che, a quanto mi risulta, ha vinto la gara d'appalto con la RAS per questo lavoro) e TELECOM non ha nessun interesse a vedere cablati i piccoli comuni.
Questo perchè con la legge "dell'ultimo miglio", una volta cablata la rete dovrebbe combattere con la concorrenza degli altri Internet Provider (leggere Tiscali e, forse, FastWeb) che lentamente, ma con continuità, stanno portando via clienti alla TELECOM, ovvero ad Alice; servizio pessimo e con costi altissimi.
Viene da sè che, dovendo trattare con simili società (leggetevi i giornali e vi sarete fatti un'idea), dovremo aspettare parecchio altro tempo prima di vedere una linea piu' veloce di un modem analogico nei paesi della Sardegna.
A meno che il nostro Presidente della Regione, Renato Soru, non si ricordi d'improvviso di essere stato il creatore di Tiscali e, memore di cio' non smuova le cose affinchè diminuisca il Digital Divide in questa isola che, non sembra, ma è molto piu' tecnologica del resto d'Italia (e d'Europa).

04 aprile 2007

I semafori arancioni

Ciao a tutti, sapevate che, attraversando la strada col semaforo arancione, nel caso in cui si venga investiti da un veicolo, l'assicurazione dell'investitore NON è tenuta a risarcire l'investito (concorso di colpa)?
Quindi occhio quando attraversate al semaforo e scatta (dopo nemmeno 10 secondi) l'arancione: da quel momento state muovendovi a vostro rischio e pericolo.