01 febbraio 2007

Capito perchè fanno i politici?

Ci sono delle notizie che fanno venire il voltastomaco. Questa, inoltre, suona anche come un insulto per il cittadino italiano. Questa è la categoria di persone che propone un allungamento della vita lavorativa ed una diminuzione degli stipendi e delle pensioni (in sintesi). Degli altri, non le loro.
L'articolo è estrapolato da un'inchiesta dell'Espresso in edicola questa settimana. Ne pubblico una parte ma vi invito caldamente a leggerlo tutto a questo indirizzo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Onorevole-si-dia-un-taglio/1494536&ref=hpsp

Sono tremilatrecentodue: questo il numero degli ex parlamentari, deputati e senatori, che ricevono una pensione da Montecitorio e Palazzo Madama. A seconda degli anni di contribuzione, si va da un minimo di 5 ad un massimo di 30 anni, incassano un assegno che parte da 3 mila euro lordi mensili per arrivare anche a 10 mila. "L'espresso" lo rivela nel numero in edicola questa settimana che pubblica (ad eccezione dei circa mille vitalizi di reversibilità erogati a moglie e figli di parlamentari defunti) anche la lista completa dei beneficiari con il periodo di contribuzione e l'importo dell'assegno. Il vitalizio si cumula con tutti i redditi e tutte le rendite: si somma all'indennità (198 mila euro l'anno) di chi si è dimesso da parlamentare per entrare nel secondo governo Prodi: tra i tanti, il viceministro degli Esteri Ugo Intini, che oltre alla "paga" spettantegli come membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi.
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I deputati eletti prima del '96 hanno diritto invece al vitalizio all'età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni.Ancora più generoso si rivela il senato: gli eletti a partire dalla XIV legislatura del 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni a 60 con due legislature) e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni. Coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, riscuotono invece il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati. Secondo quanto scrive "L'espresso" sia alla Camera che al Senato l'ammontare del vitalizio viene calcolato sulla base dell'indennità lorda (12 mila 434 euro) e degli anni di contribuzione. A ciascun anno è legata una percentuale: per cinque anni si ha diritto al 25 per cento dell'indennità (pari a 3 mila 109 euro lordi di vitalizio); per 10 al 38 per cento (pari a 4 mila 725 euro); per 20 al 68 per cento (8 mila 455 euro); fino ad arrivare all'80 per cento dell'indennità per i 30 anni e oltre (9 mila 947 euro). Con una ulteriore blindatura della base di calcolo: la cosiddetta "clausola d'oro" grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente essendo legato all'importo dell'indennità del parlamentare ancora in servizio. Quanto costa tutto questo ai bilanci di Montecitorio e Palazzo madama?
Quanto ai costi complessivi, Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati (reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio. Un'autentica voragine che nel 2006 produrrà un "buco" stimato in 174 milioni di euro. Anche a questi a carico dei cittadini contribuenti.

Tratto dall'articolo in rete de L'Espresso.
Non ho parole per definire i nostri (si fa molto per dire) governanti.
Provate a definirmeli voi, a me si torce lo stomaco dal disgusto.

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