08 marzo 2008

Tuvixeddu: perseverare

Colgo l'occasione del commento lasciato nell'articolo precedente dall'architetto Livio De Carlo il quale, per chi ancora non lo sapesse, insieme all'architetto Eliana Masoero ha realizzato il progetto di Tuvixeddu per conto di Coimpresa, per dire alcune cose sugli sviluppi della vicenda su Tuvixeddu.
E' indubbio che, come dice Livio De Carlo, i "poteri" continuano ad esercitare il loro potere per imporre il loro punto di vista su Tuvixeddu.
Se così non fosse, cosa ci faceva la settimana scorsa l'assessore Mongiu nel cantiere della Cocco Costruzioni ad ispezionare (si presume) l'andamento dei lavori nel cantiere come se vi siano ancora vestigia archeologiche da distruggere e, subito dopo, che ci faceva sempre l'assessore Mongiu alla Soprintendenza Archeologica?
Inoltre, come mai vi è un via vai assiduo degli ispettori dell'ufficio del lavoro sempre nel cantiere Cocco Costruzioni per controllare (sembra) le norme di sicurezza?
Dato che, visti i costi del prosciutto, non lo si usa più per foderarsi gli occhi, verrebbe da pensare che si stiano facendo pressioni (più o meno occulte) per bloccare il cantiere appena riaperto.
Che la cosa possa essere più di un sospetto viene avvalorata dall'apertura di un banchetto per la raccolta firme da parte dei residenti per bloccare i lavori del cantiere; la raccolta è andata pressochè deserta (naturalmente). Indovinate chi ha organizzato il banchetto?
I soliti noti (saggi, esperti, associazioni ambientaliste, eccetera).
Troppe coincidenze.
Come è ovvio, visti i poteri in ballo e considerando che tutti "tengono famiglia", ci si limita alle "voci di corridoio" (o, se preferite, borbottii da bar), segno che chi si espone rischia grosso e questo mi è stato detto a chiare lettere.
Ciò che stupisce è l'accanimento contro il progetto di Tuvixeddu e ciò che stupisce ancora di più è che i "poteri" omettono clamorosamente i fatti precedenti.
Facciamo alcuni esempi giusto per chiarire le cose.
La zona dove insiste il cantiere della Cocco Costruzioni, come tutti i cagliaritani sanno bene era, in origine uno spiazzo adibito a parcheggio e l'area costruita aveva una profondità di quattro metri; per capirci era quella zona dove vi erano dei garages, molti dei quali adibiti a sala prove nel periodo del beat (anni 60) oppure ad officine.
Orbene, il comune di Cagliari ha pensato bene, invece di far demolire i garages esistenti e creare una piazzetta con vista sulle tombe cosa che avrebbe valorizzato enormemente il luogo, di farla diventare zona edificabile dando le concessioni edilizie.
Inoltre, con buona pace di assessori RAS, esperti, tecnici e quant'altro, ove si sta costruendo non esiste assolutamente nulla che abbia una valenza archeologica e la documentazione tecnica e fotografica lo dimostra. Non capisco quindi tutto questo accanimento e, soprattutto, perchè ci si ostina a voler trovare ciò che non esiste. Infatti l'unica cosa che abbia valenza archeologica sono le tombe di fronte al cantiere, vestigia che tutti si guardano bene dal toccare.
E' anche vero che, se il comune di Cagliari (e con esso RAS e Provincia) fossero stati, in precedenza più lungimiranti non sarebbero state date le concessioni edilizie e si sarebbe realizzato il progetto di cui sopra.
Misteri delle concessioni edilizie.
Viene da pensare che tutto questo fare è dovuto alla necessità di molti personaggi di cercare di avere ragione in extremis perchè, dopo la sportellata violenta data dal TAR ai protagonisti di questa vicenda (leggere RAS e sue commissioni), è ovvio che stanno partendo le richieste di risarcimento danni e, se (come sembra certo) anche il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del TAR, i responsabili di questa vicenda saranno tenuti a rimborsare di tasca i danni.
Si, rimborsare di tasca perchè già da tempo la Corte dei Conti ha sentenziato sulla responsabilità soggettiva per i funzionari degli enti pubblici; in parole povere che fa qualche pasticcio in un ente poi deve scucire di tasca i soldi delle spese che l'ente dovrà pagare.
Tenete anche presente che, in un'intervista fatta tempo addietro al geometra Piras (braccio destro dell'Ing. Cualbu, Coimpresa), egli mi disse che, non ritenendo giusto che i danni di tutta questa storia venissero pagati, come sempre, dalla comunità, avrebbero fatto di tutto affinchè pagassero di persona gli attori di questa storia,
E se leggete bene i ricorsi fatti al TAR da Coimpresa e Cocco Costruzioni, si citano sì gli enti responsabili ma vengono altresì citati i responsabili in prima persona.
Per sapere nomi & cognomi leggetevi il ricorso, è pubblicato più sotto.
Capirete, con le cifre di indennizzo che si vociferano, a nessuno fa piacere mettere mano al portafogli.

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