12 marzo 2008

Tuvixeddu e gli accordi di programma

PREMESSA: Essendo basato su un articolo pubblicato su un quotidiano (ilSardegna del 12/03/2008) e non avendo trovato riscontro documentale adeguato, si tratta di un commento all'articolo.

A quanto sembra, la RAS ha deciso (ma si sapeva già da giorni) di impugnare la sentenza del TAR su Tuvixeddu.
Ciò che lascia sbalorditi è il principio su cui si basa, ovvero il fatto che un accordo di programma, non avendo "una forza di un contratto regolato dal Codice Civile".
In parole povere, l'accordo siglato nel 2000 tra Comune di Cagliari, Regione Autonoma della Sardegna e Coimpresa non ha nessun valore.
Da perfetto ignorante in cavillologia politica mi chiedo come sia possibile affermare una cosa del genere.
Va bene che le leggi sono state scritte (a quanto sembra) in modo tale chi ciascuno ci trovasse la sua verità ma mi sembra si stia andando sul surreale.
Se un progetto (che si trascina dal 2000), verificato da non si sa più quante commissioni, che ha avuto tutti i possibili via libera ed è stato condiviso dalle parti, quindi, visti i tempi vi è stato tutta la possibilità di valutare i pro ed i contro, non è che, appellandosi (?) alle leggi di Statuto Speciale, il primo politico che arriva, decide di mandare in malora un accordo così complesso, in sostanza appigliandosi a dei cavilli.
Se passasse questo modus operandi, nessun imprenditore sano di mente investirebbe più una lira in Sardegna.
Provate ad immaginare un tale che acquista un terreno, chiede tutte le autorizzazioni possibili ed immaginabili, le ottiene ed inizia i lavori; passa il tempo ed un bel giorno, il politico di turno decide che quel terreno (in barba agli impegni presi) deve essere vincolato quindi, blocca i lavori al nostro tale, si riprende il terreno e, magari gli fa anche pagare i danni per (presunto) sopravvenuto scempio.
E' chiaro che, messa così, la vicenda Tuvixeddu può creare un precedente molto pericoloso per lo sviluppo in Sardegna: la paura di investire per l'incertezza di arrivare (serenamente) alla conclusione dell'investimento.
Se un investitore non ha la certezza che gli accordi con gli enti vengano rispettati, sicuramente non rischia neppure un centesimo e va ad investire altrove.
E di questi tempi non è che ci possiamo permettere di far scappare gli investitori.
Da che mondo è mondo gli impegni vanno, nel bene e nel male, mantenuti. Si possono fare degli aggiustamenti in fase di sviluppo (come è normale sia) ma non si possono stravolgere, sarebbe il funerale del diritto e, se addirittura le istituzioni iniziano a percorrere questa strada, Dio solo sa quali potrebbero essere gli sviluppi.
L'unica cosa certa è che simili pastrocchi vengono, sempre e comunque, pagati unicamente dalla comunità, quindi prepariamoci i portafogli.
Come sempre.

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