28 febbraio 2007

Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Oggi (28 Febbraio ndr) e ieri ho voluto seguire, accuratamente in incognito,la sei giorni "Giornata di studio di archeologia e storia dell'arte" in quanto si parlava di Tuvixeddu.
La mia curiosità era data dal capire chi, in realtà, avesse lavorato nell'area archeologica di Tuvixeddu ed potesse,quindi, parlare dell'argomento con cognizione di causa. Senza girarla molto in tondo volevo sentire cosa avrebbero detto i due "esperti" designati dalla RAS che hanno pontificato in lungo ed in largo su Tuvixeddu, esponendo teorie e spiegando a noi, poveri mortali, com'era il luogo e come dovrebbe essere. Quindi mi aspettavo gli interventi di Maria Antonietta Mongiu e Raimondo Zucca. Ieri c'è stato un interessante intervento di Stiglitz in materia ed un intervento ancora più interessante di Franco Sardi (Direttore generale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport della Regione Autonoma della Sardegna) che, tra le altre cose, ha invitato, in pratica, i 59 "saggi" di occuparsi di quello che fanno normalmente e lasciar perdere i proclami politici. E' sceso un po' di gelo in sala ma, si sa, certe verità possono anche dare fastidio...
Ma il vero clou è stato oggi, dove Donatella Salvi, con un linguaggio piano e comprensibile (soprattutto da me) ha fatto, tutto sommato, un breve ma efficacissimo excursus, prima su tutta la storia di Tuvixeddu dal punto vista di vincoli di tutela, poi è passata a descrivere il lavoro di scavo svolto a Tuvixeddu con nomi e cognomi che vado a riportare.
Tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80 vi sono stati dei brevi interventi effettuati da Maurizia Canepa, Raimondo Zucca e Michele Sannia che ha seguito i cantieri sino ai primi anni 90. Dagli anni 90 sino al 2003 i lavori sono stati effettuati dall'equipe della Soprintendenza B.A. capitanata da Donatella Salvi. L'esposizione dei fatti da parte della Salvi è stata molto dettagliata e chiara (tanto è vero che ha avuto anche il plauso di Simonetta Angiolillo per aver sempre fornito alla comunità scientifica un puntuale rapporto delle attivitò di scavo). Tralascio i dettagli che riprenderò in un altro articolo per fare alcune considerazioni che, ho paura, non saranno molto simpatiche.
Già il fatto che la Angiolillo abbia ringraziato la Salvi stride con quanto ha firmato con gli altri 48 "saggi" nel famoso proclama in cui si parlava di "commistioni": come la mettiamo?
Non si firmano certi documenti e poi si dice l'esatto contrario: mancanza di coerenza, pentimento tardivo o qualcuno ha firmato senza leggere cosa c'era scritto?
Ma il fatto più eclatante è stata l'assoluta assenza della persona che è stata (si è?) definita come la massima esperta di Tuvixeddu: Maria Antonietta Mongiu; oddio, a ben leggere il programma non era stata nemmeno invitata (non me ne ero accorto). Le cose sono due: o non è esattamente il "massimo esperto di Tuvixeddu" oppure era impegnata chissà dove. Ma da quanto ho sentito oggi, raffrontato da quanto pubblicato dalla Mongiu, risulta lampante che il suo è stato solamente uno scrivere prendendo spunto dal lavoro altrui.
La cosa è confortata anche dall'intervento di Ruben D'Oriano che ha chiesto (gentilmente) agli studiosi presenti di evitare tassativamente l'utilizzo di quanto aveva da esporre per scriversi le pubblicazioni sino a quando non pubblicava lui.
Un "addetto ai lavori" che vuole mantenere l'anonimato mi ha spiegato come capire chi sono gli studiosi che hanno "veramente" condotto un lavoro: basta contare le citazioni. Sono in numero inversamente proporzionale alla quantità del lavoro svolto "sul campo".
Basta saperlo..

Una visita a Coimpresa

I giorni scorsi ho richiesto un colloquio con i responsabili di Coimpresa per sentire anche il loro punto di vista così come è d’obbligo in una storia così complessa e piena di sfumature impensabili quali questa vicenda di Tuvixeddu (a quando un colloquio col Sindaco e col Governatore Soru? Ci spero sempre). Ho potuto così incontrare il geom. Beppe Piras, braccio destro dell’ing. Cualbu, “memoria storica” di Tuvixeddu e vero gentleman d’altri tempi.
In una chiacchierata di oltre un’ora mi ha raccontato per sommi capi, vista la complessità della storia, i dati salienti con notevole chiarezza, rispondendo a tutte le mie domande e, sempre, spiegando dettagliatamente le affermazioni ed i concetti espressi.
Ho così ascoltato tutta la storia di Tuvixeddu, un rapido excursus dall’inizio del 900 ai giorni nostri e, confesso, alcune cose mi erano sconosciute ed altre le conoscevo diversamente.
Ciò che mi ha piu’ colpito durante tutto il colloquio è stato il concetto di “progetto” dell’area. Mi spiego meglio: solitamente un piano edificabile è sempre incentrato su un concetto di edificazione e , rarissimamente, sul concetto di area in cui insiste un’edificazione.
Il progetto Coimpresa vede, oltre all’edificazione vera e propria, l’idea della valorizzazione dell’area circostante; in sintesi si tratta di una valorizzazione globale l’area in modo tale che vi sia un insieme armonico in cui vadano a coesistere due realtà diametralmente opposte tra loro ma, per molti sensi, complementari.
Per questo esiste un progetto, tra l’altro condiviso ed approvato sia dalla parte pubblica che da quella privata (leggi Regione, Comune e Coimpresa), giudicato, anche al di fuori del mero accordo programmatico, un progetto innovativo che ha tenuto conto del concetto (che spesso sfugge ai tanti “esperti di Tuvixeddu”) di simbiosi; tale affermazione è comprovata dal fatto che questo progetto (realizzato dalla MDC Architetti) è citato quale esempio di inserimento edilizio in una situazione paesaggistica. Un bell’esempio di fatti concreti, non si può dire altrettanto su coloro che hanno scatenato una vera e propria guerra di disinformazione sul progetto di Tuvixeddu, limitandosi, in ultima analisi, a chiacchere piu’ o meno sensate e senza proporre nessuna alternativa pratica.
Dal punto di vista ambientale, inoltre, il progetto è incentrato in quel 20% di area del totale dove è assodato che non esiste nulla di interesse archeologico o paesaggistico; in pratica l’edificazione è incentrata nell’area già rasa al suolo da anni dalle cave, mentre il restante 80% è stato ceduto come area di interesse pubblico per la realizzazione del Parco Archeologico.
Per quanto riguarda l’impatto paesaggistico, che è stato verificato e riverificato da tutte le autorità preposte a tali verifiche, è minimo (in rapporto all’edificazione) e, per verificare questo basterebbe dare un’occhiata al plastico oppure alle simulazioni in 3D fatte sulle immagini satellitari dell’area.
Si fa tanto parlare dell’articolo della Legge Urbani che vieta l’edificabilità entro 100 metri dai luoghi di “pubblico interesse”; applicandola veramente a Cagliari non si potrebbe piu’ costruire nemmeno una cabina telefonica; è ovvio che tali leggi devono essere interpretate in modo che siano funzionali alle realtà locali e non d’intralcio allo sviluppo. Non vorrei che tale legge venisse utilizzata a fini strumentali estranei al suo spirito; basti pensare al fatto che non sviluppandosi l’edilizia, si favorisce l’aumento dell’offerta in funzione dell’aumento della richiesta (semplice legge di mercato e questo, di tanto in tanto, a qualcuno sfugge), Il fatto che al vincolo sia sfuggita la zona di Santa Gilla (sino alla strada ferrata) pur essendo di interesse archeologico e paesaggistico ed in questa zona debba sorgere la lottizzazione “I Fenicotteri” con palazzi da 8 piani, potrebbe dare la stura a tutta una serie di congetture. Ma di questo ne parleremo in altra sede, torniamo a Tuvixeddu….
Si è, ovviamente, toccato tutta una serie di argomenti che abbracciano tutta la storia, compreso il fatto che, a causa del tipo di blocco di lavori, Coimpresa non puo’ mettere in cassa integrazione i lavoratori del cantiere; per il momento sono stati messi in ferie, finite queste verranno licenziati. Questa affermazione è stata fatta con una nota di amarezza nella voce. Già perché, per quanto possa sembrare strano, in questa società si dà una grande importanza alle persone che ci collaborano, come, d’altronde, un grande capitano d’industria come Henry Ford ha sempre sostenuto, che la vera forza della Ford era la gente che ci lavorava dentro. Quindi, a breve termine, vi saranno parecchie persone che resteranno senza stipendio e sarà interessante vedere cosa succederà e cosa diranno i “saggi” (che di stipendi ne hanno, come minimo, uno. Sicuro) per quanto riguarda il destino di queste persone dimenticate dai media, anche se forse sono stati dimenticati “ad arte”….
Durante il colloquio si è evidenziata la determinazione, da parte di Compresa, di voler andare avanti nel progetto, con la certezza di essere dalla parte della ragione. Ovvio che un’affermazione del genere deve essere convalidata da fatti e, di fatti me ne sono stati mostrati in quantità: carte che comprovano l’assoluta legalità degli accordi presi da tutte le parti in causa, controlli effettuati a norma di legge, rispetto assoluto delle normative vigenti sia in epoca pregressa che attuale ed anche altre carte, abbastanza inquietanti, che facenti parte di tutta la procedura di ricorso, non ho l’autorizzazione a citarne, per il momento, il contenuto. Pareri normativo-legali in quantità, pareri giuridici sino al livello di costituzionalità di interpretazione dell’applicazione di leggi. Una marea di carte da dove si deduce che qualche ragione l’hanno.
Mi è comunque parso di capire che, (mi è stata sottolineato piu’ volte “come remota ipotesi”) in caso di soccombenza non è detto che Compresa sia disposta a vendere. Cio’ non per un atto di ripicca, bensi’ perche’ e’ loro intenzione andare avanti con questo progetto.
Alla mia domanda: perché? Il geom. Piras mi ha risposto, sorridendo: Perché ci crediamo.

Sicuramente dopo questo articolo verrò messo nella lista (nella migliore delle ipotesi) dei “pro-Cualbu” . Pazienza.
Cio’ che mi ha realmente impressionato è stato trovarmi davanti a delle persone che credono fermamente in un progetto e vogliono andare avanti, nonostante si sentano accerchiati ed attaccati un po’ da tutte le parti; vedono la situazione come un sopruso ed avendo una notevole solidità economica alle spalle, possono permettersi di andare avanti (e degli altri imprenditori che si sono visti chiudere i cantieri e non hanno i capitali di Coimpresa che ne sarà?). Considerando da quando hanno iniziato questo progetto riesco a capire il loro punto di vista che, ho l’impressione, trascenda un tantino dal semplice binomio costruisci & vendi; oltre dieci anni di lavoro vanno ben oltre il mero guadagno, diventa una cosa personale….Capisco.
Su tutto ho apprezzato il fatto che Coimpresa, ritenendo di aver ragione, ha anticipato che la RAS sarà costretta a pagare un notevole mucchio di soldi di danni (bocca cucita sugli importi per il momento) e questo a loro non sembra giusto, poiché tale costo andrebbe a gravare, in ultima analisi, sulle tasche dei cittadini, per cui faranno di tutto, in caso di vittoria, affinché paghino personalmente i responsabili di questa vicenda (e questo anche in base alla legge della Corte dei Conti della responsabilità oggettiva negli atti pubblici). E questo, permettemi, è avere rispetto della collettività.

26 febbraio 2007

Di questo NON si parla - IMMAGINI





In data 22 Febbraio 2007 ho postato un articolo (Di questo NON si parla) in cui segnavo quattro coordinate con l'invito di andare a verificare alcuni scempi sul territorio. Pubblico le immagini per tutti coloro non avessero dimestichezza con Google Earth.
Aspetto i vostri commenti.

25 febbraio 2007

Bucce di banana...

E' nata una nuova specie di esperti: gli esperti di Tuvixeddu. Questa nuova ed emergente categoria che si attesta nel panorama culturale di Cagliari, come tutte non è immune da scivoloni clamorosi. Ve ne racconto uno che è occorso ieri a due esponenti di un'organizzazione pro-vincolo.
Il fatto: ho incontrato questi due esponenti in maniera informale ed abbiamo finito di discutere di Tuvixeddu. Loro argomentando contro la cementificazione sul colle ed io sostenendo che, in fondo, l'impatto ambientale non è così terribile come lo si è dipinto.
A sostegno della loro tesi mi hanno mostrato delle vecchie foto del colle per mostrarmi come deve restare il colle, continuando con le loro argomentazioni.
Dal mio canto ho mostrato un'immagine satellitare dell'area di Tuvixeddu dicendo (balla colossale) che questa era Tuvixeddu oggi.
Trattasi, in realtà di un'immagine satellitare di Tuvixeddu in cui sono stati aggiunti i palazzi in 3D per simularne l'impatto ambientale. L'immagine è stata prelevata dal sito della MDC Architetti.
Hanno studiato attentamente l'immagine e me ne hanno chiesto una copia da includere in una loro documentazione.
Ho dato loro la foto ma ho anche spiegato che si trattava di una ricostruzione 3D su un'immagine satellitare di come sarebbe stata la cima di Tuvixeddu DOPO l'edificazione (immagine peraltro pubblicata su questo blog nell'articolo "MDC Architetti- Parlano i progettisti del PIA- INTERVISTA").
Morale: non hanno creduto alle mie parole ed hanno preso la foto ringraziandomi.
Sto pensando di organizzare uno scherzo simile a quello delle famose sculture di Modigliani ritrovate anni orsono.
Secondo voi ci casca qualcuno?

24 febbraio 2007

Giusto per chiarire...

Ad oggi questo blog ha ricevuto 2449 visite in cui sono state viste 6626 pagine ed ha un "pubblico fisso" di 480 visitatori (ossia persone che leggono regolarmente questo blog). Per essere un blog per così dire, specializzato mi sembra un discreto risultato, se poi a questo sommiamo il fatto che l'area geografica, oltre la Sardegna, per il 79% ricopre anche il centro-nord dell'Italia, mi viene da pensare che l'argomento Tuvixeddu interessi abbastanza.Questa piccola "lucidata alle medaglie" mi è servita per arrivare al nocciolo della questione: piaccia o meno c'è un pubblico che segue questa vicenda e, si presume, si faccia un'idea della questione prendendo per buono quanto scritto. Per rispetto a tutti voi lettori la deontologia mi impone, andando avanti, di mantenere l'obiettività che ritengo di aver avuto sino ad ora e continuare a pubblicare unicamente fatti documentalmente comprovati e non le solite chiacchere di corridoio. Questo per evitare strumentalizzazioni di ogni genere. Vorrei assicurare i lettori di questo blog di una cosa: questo non è uno spazio a disposizione per "vendette trasversali" o ricerche di visibilità, qui trovano alloggio solamente domande ed affermazioni basate su fatti e documenti. Il giorno in cui mi accorgessi di manipolazioni oppure di non riuscire più a mantenere la mia obbiettività farei immediatamente due cose: lo scriverei e, subito dopo chiuderei il blog.
Grazie a tutti voi.

23 febbraio 2007

L'obliterazione palingenetica.. (1a Parte)

Ora capisco perchè nessuno sa niente su Tuvixeddu. Vi pubblico una parte della prefazione dell'unica pubblicazione su Tuvixeddu da parte di uno degli "esperti" della Commissione Regionale su Tuvixeddu.

"...Praefactio.
Se è vero che le città nella loro conclamata matericità visibilmente e forse banalmente denunciano l'evidenza delle summae di passati trascorsi, è forse più vero che il senso della loro vicenda si invera soprattutto in luoghi limitanei e sfrangiati, a tutta prima non eclatanti, rarefatti ed indefiniti, sospesi e nascosti, in perenne incerta dissolvenza rispetto ai nuclei compatti. Luoghi in cui l'urbano si sgrana e si declina nelle svariate articolazioni e stratificazioni ed in cui persistono e sono leggibili quelle trame che nel cuore degli insediamenti sono divorate o lacerate o, al peggio, del tutto defunte. Luoghi oggi sbrigativamente o precipitosamente involuti nella categoria del non significante e forsanche del non storico ovvero del vacuum locum, in una accezione beninteso opposta al polarizzante e condensato vuoto del vacua loca del fanum. Cagliari ne è esemplare come città compatta lo è anche come concentrato di luoghi insegretiti ed eclissati; rimossi e di margine nell'universo del presente. ...."

Ora, se qualche anima buona me lo traduce......

22 febbraio 2007

Tuvixeddu: Chi ha vinto e chi ha perso

E vincolo fu!
Si chiude così (per il momento) questo capitolo di Tuvixeddu con una delibera di vincolo che rimette tutto in discussione; è la vittoria (di Pirro) di coloro i quali, pur non avendo mai messo piede sul colle (se non per fare qualche passeggiata) hanno avuto il potere di convincere la RAS a ridisegnarlo secondo i loro punti di vista.
Persone che nell'area di Tuvixeddu non hanno mai e dico mai redatto un diario di scavo, un rilevamento, una stratigrafia o quant'altro che possa testimoniare il loro lavoro sul campo. La presenza sul campo: l'unica cosa che autorizza il poter parlare su un argomento, l'unica differenza tra il dire ed il saper dire.
Questi "teorici" hanno avuto il potere di far passare le loro visione di "cupezza" che deve permeare un tale luogo. Ora, sicuramente non sono un archeologo (e me ne guardo bene dall'esserlo) ma è bastato leggere qualche testo per accorgersi che la concezione dell'oltretomba del periodo non aveva nulla di "cupo", la "cupezza" dell'oltretomba, storiograficamente parlando, è nata nel Medioevo.
Hanno affermato che si è scavato troppo, mettendo così a repentaglio (???) l'integrità delle tombe, come se fosse possibile creare un Parco Archeologico con tombe interrate: ve lo immaginate un sito coperto dove, in corrispondenza di ogni tomba (accuratamente interrata se no si rovina) un biglietto con la descrizione di quello che ci sta dentro?
Hanno coscientemente e scientificamente distrutto qualsiasi cosa sia stata fatta nell'area di Tuvixeddu, forse perchè non realizzata da loro.
Ora saranno da rifare tutti i progetti per tutta l'area. Chissà chi firmerà i progetti e chi curerà la "ricostruzione"...
Domani si leggerà di tanti vincitori (italica prassi saltare sul carro dei vincitori) in cerca di briciole di visibilità (ed altro), sicuramente non si leggerà di chi ha veramente perso in questa insensata battaglia: il buonsenso e Tuvixeddu.

Approvato il vincolo su Tuvixeddu

Giusto per la cronaca, alle ore 10.30 è stato approvato dalla Commissione il Vincolo totale su Tuvixeddu.
La fine del Parco?

Di questo NON si parla

39°28’38.20 N – 9°1’0.63 E
39°33’34.45 N – 8°58’38.10 E
39°27’48.74 N – 9°3’32.06 E
39°27’11.13 N – 9°2’55.05 E

Si, avete letto bene: si tratta di coordinate geografiche. Coordinate che indicano quattro località che vi invito a visitare (magari utilizzando Google Earth) per vedere con i vostri occhi che non tutti gli scempi vengono difesi allo stesso modo.
Vi dirò di piu’: si tratta di località in cui, nelle vicinanze, vanno a cercare (e trovano) reperti archeologici col metal detector…..

20 febbraio 2007

Scava scava....

Nell’articolo “Scoperte… Ricoperte” pubblicato su questo blog in data 4 Febbraio 2007, parlavo del sito archeologico esistente in Via Trieste 105, attualmente coperto da un parcheggio e da un palazzo; è con evidente piacere, quindi che leggo un articolo su “il Sardegna” di oggi (20/02/2007) in cui si ritorna sull’argomento.
La vera notizia è che la Regione Sarda, ed in particolare l’Assessorato al Turismo ha fatto un autogol clamoroso: sotto un suo palazzo vi è un sito archeologico di una discreta rilevanza e cosa fa? Ci lascia sopra un parcheggio invece di attivarsi immediatamente per valorizzare ciò che si ritrova, praticamente in cantina.
Voglio ben sperare che il Governatore Soru cui sta a cuore il recupero dell’immagine della sua Regione e la valorizzazione delle sue tradizioni, ne fosse all’oscuro e che, venendone a conoscenza adesso, attivi i meccanismi atti al recupero di questo pezzetto di storia di Cagliari attualmente parcheggiato sotto lo stabile dell’Assessorato al Turismo.
Infatti, in Via Trieste 105 vi sono gli uffici dell’Assessorato al Turismo (con parcheggi annessi).
Una riflessione, per concludere: è mai possibile che, all'epoca, far ricoprire il sito da un parcheggio, nonostante l’importanza della scoperta fatta, sia stato considerato il male minore? A meno che i vincoli totali all’epoca non fossero stati ancora inventati….

19 febbraio 2007

A Claudio

I genitori non sono eterni anche se noi figli continuiamo a pensarlo; anche per loro arriva il momento di lasciarci. E' il destino che decide quando, anche se per noi è sempre troppo presto. Con loro va via un pezzetto di noi, quello che non pensavamo di avere ed invece è il piu' importante. Ci si ritrova così piu' soli e piu' indifesi e, d'un tratto, il mondo ci sembra piu' vuoto, piu' silenzioso e, forse, piu' inutile.
Ci si sveglia al mattino e la giornata sembra un po' piu' buia mentre tutto quello che ci circonda sembra avere meno importanza di prima e noi rincorriamo con la mente tanti piccoli ricordi creduti persi per sempre.
La vita deve pero' continuare e dobbiamo ancora percorrere la nostra strada; oggi forse no ma domani, cercando di vedere oltre l'orizzonte, li rivedremo, sorridenti, guardarci mentre cerchiamo di essere noi stessi.
Le persone vivranno sempre accanto a noi, basta non dimenticarle.
Giorgio

16 febbraio 2007

La proposta di Amici Di sardegna


Ricevo stamane dall'Associazione "Amici di Sardegna" un comunicato stampa, peraltro interessante dato che rimarca le medesime perplessità sul fattore "fattibilità economica" da me più volte espresse in questo blog giorni addietro.


Tuvixeddu: E se i cittadini manifestassero il loro reale volere?

Nonostante i nostri ripetuti inviti al confronto e al dialogo, le parti in causa sembrano oramai determinate ad adire le vie legali per la soluzione delle controversie sull’annosa vicenda.
Senza voler dire nulla di più, addebitare responsabilità, negligenza, colpa o dolo a qualcuno, si vuole fare una semplice e praticabile proposta che ben s’inserisce nelle dinamiche della democrazia partecipata a cui, oggi, i nostri amministratori sembrano dare sempre più attenzione.
Infatti un contributo per la soluzione della vicenda può venire proprio da ciò che, fino ad oggi, è stato poco considerato o talvolta citato per argomentare strumentalmente ragioni pro o contro le proposte, ma niente di più. Pensiamo ad una manifestazione di “reale volere popolare”.
Per questo si propone di indire delle consultazioni che, tecnicamente, sono espressamente previste dal nostro ordinamento, dando la possibilità a tutti di esprimersi e “togliere dalla naftalina” un importante strumento di democrazia diretta. Peraltro i Regolamenti degli enti pubblici territoriali prevedono non solo la possibilità di rivolgere istanze, petizioni e proposte dirette a promuovere una migliore tutela di interessi individuali e collettivi ma, in certi casi, di avviare una vera e propria consultazione referendaria, previo il superamento di un iter procedurale. Comunque vadano le cose, il risultato ottenuto avrà una forte valenza in ogni senso e potrebbe determinare l’adozioni di scelte politiche.
Del resto quale è l’amministratore che non tiene in debito conto questa volontà?
Se così non fosse saremmo in presenza di un eloquente atto di collasso politico che provocherebbe, anche nel breve periodo, inevitabili ripercussioni anche sugli assetti isituzionali dei nostri organi politici.
Certo tutto questo si potrebbe ancora evitare se prevalesse il buon senso e i “contendenti” trovassero un’ipotesi di accordo stragiudiziale che avesse il baricentro in un “comune denominatore” concettuale, derivato dal confronto dei differenti, rispettivi e vicendevoli concetti di “danno minore” e “di vantaggio maggiore” che le parti presentano.
Del resto la vittoria giudiziale, quando ci sarà, comporterà dei costi non solo economici determinati dai cospicui risarcimenti, spese di giustizia, eventuale ripristino dei luoghi allo “status quo ante”, spese per le progettazioni e altro ancora, ma anche esponenziali ripercussioni negative sia sulla qualità della vita che in campo occupativo e socio-culturale.
E poi, una città, capolugo di regione, che ambisce a diventare “Capitale del Mediterraneo” non può procrastinare l’adozione importanti decisioni, il cui ritardo, segnerà inevitabilmente il suo futuro.
Quindi un invito a non esasperare le posizioni e a ricercare un momento di pacato dialogo e confronto, che, ne siamo certi, suggellerà la nascita anche di un possibile e doveroso “nuovo accordo” con buona pace della stragrande maggioranza dei cittadini degli imprenditori e dei propri rappresentanti isituzionali.

Prof. Roberto Copparoni
Presidente dell’Associazione Amici di Sardegna
Comitato Tuvixeddu Wive

15 febbraio 2007

MDC Architetti - Parlano i Progettisti del PIA - INTERVISTA


Qui di seguito pubblico un'intervista rilasciatami dalla MDC Architetti, ovvero Eliana Masoero e Livio De Carlo, Architetti progettisti del PIA di Tuvixeddu. L'intervista è stata fatta (per questioni di tempo e distanza) via email e, comunque, si tratta di un'intervista interlocutoria in quanto seguiranno quanto prima, maggiori approfondimenti sulle risposte.
SeuDeu

D- La proprietà di Tuvixedddu: breve storia dal 1980 ai giorni nostri.
R- Nel dopoguerra l’area era di Italcementi e della famiglia Mulas, che abitavano nell’omonima villa. Quando è finita la produzione, anni 80, hanno acquistato il gruppo Fiat, con Cualbu e altri imprenditori, soci di minoranza con piccole porzioni di terreno. Alla fine del 2005, mi sembra, Impregilo, società che nel frattempo era passata dalla famiglia Agnelli a Romiti, ha venduto la sua quota del 75% al gruppo Cualbu.

D-In quale stato si trovava Tuvixeddu nel periodo un cui è iniziato il progetto?
R-Diverse famiglie e alcuni gruppi di sbandati abitavano in varie casupole, tombe, negli edifici industriali dismessi. Montagne di spazzatura venivano gettate qua e là forzando continuamente i cancelli e le reti. Ma tutta l’area era, è ancora in alcune parti, letteralmente coperta di un bello strato di detriti di vario genere, sopra il quale nel tempo è cresciuta comunque un po’ di macchia.

D-Quando è iniziato il progetto?
R-Primo piano di lottizzazione, ad opera di professionisti cagliaritani: 1990. Secondo piano nel 1995, ad opera di Impregilo direttamente. Tra il 1997 e il 1999: Programma Integrato d’Area, PIA, firmato da noi.

D-Esistono documentazioni fotografiche da quel periodo ad oggi?
R-Certamente ci sono foto e dia, dal 1997 al 2007

D-E' vero che Coimpresa (o chi per essa) ha contribuito, a vario titolo, agli scavi archeologici sul colle?
R-Agli scavi direttamente no. Il PIA prevedeva la collaborazione, anche economica, tra pubblico e privato: al privato sono stati lasciata la Villa Mulas e le Casupole, con l’impegno di ristrutturarle per attività produttive aperte al pubblico.

D-Quanto ha influito, nelle trattative del progetto, il fatto che Coimpresa vantasse dei crediti nei confronti del Comune di Cagliari. A quanto ammontavano?
R-Coimpresa vantava circa 80 miliardi delle vecchie lire di crediti verso il Comune, per una vertenza riguardante gli espropri (con procedure sbagliate!) delle aree e per la costruzione dei quartieri di Edilizia pubblica. Non credo che abbia influito sulle quantità, sulle volumetrie, sulla qualità del piano, perché noi non abbiamo avuto nessuna interferenza da parte della proprietà( tanto meno del Comune, mai conosciuto il Sindaco) e non mi risulta che funzionari e tecnici di Comune e Regione abbiano fatto sconti o regali. Credo che abbia invece influito molto sulla effettiva decisione di concludere. Cioè ad un certo punto il Comune, Delogu, ha potuto mettere sul piatto la possibilità che il Consiglio comunale approvasse il Piano e quindi si firmasse l’accordo di programma in tempi ragionevoli invece che con mille ostruzioni…..Alla fine il Comune ha pagato circa la metà per le vertenze aperte.

D-Quante licenze edilizie sono state date a Coimpresa per edificare nell'area di Tuvixeddu? In base a quale normativa?
R-Coimpresa ha ottenuto la Concessione per il recupero di villa Mulas, per la costruzione del primo lotto delle residenze per studenti universitari, ERSU, alla calce idrata: mi sembra nel 2004 e\o 2005. poi non ritirate per diverse ragioni. Il permesso di costruire per l’unità E1 lungo Is Maglias, nel corso del 2006- non ricordo quando-, quando la RAS aveva dovuto ritirare la prima delibera di blocco, prima che emanasse la seconda o terza…Quale normativa? Quella vigente in tutta Italia, immagino. Non abbiamo procedure edilizie diverse. O meglio: tra il Piano Urbanistico, modificato notevolmente tra il 1998 e il 1999 a seguito della valutazione e verifica paesaggistica, che comprende il Progetto Norma che fissava, già nel 1999, le norme compositive, morfologiche, paesaggistiche, etc.e i progetti per permesso di costruire, sono stati fatti i Progetti per Parere preventivo di tutte le unità edificatorie, con approfondimenti paesaggistici, fotomontaggi, etc.tra il 2001 e il 2004. Quindi una procedura molto più lunga, fino ai progetti per permesso di costruire che passa comunque nuovamente al vaglio delle varie soprintendenze.

D-Quando è stato approvato il progetto definitivo? In base a quale normativa?
R-Il progetto definitivo ed esecutivo del parco sono fatti secondo Merloni e successive modificazioni.

D-E' stata verificata la sostenibilità ambientale del progetto? Da parte di chi?
R-E’stata fatta una lunga relazione sostanziale alla RAS, assessorato ambiente, con la quale si è dimostrato, credo nel 1999 o 2000, erano state fatte tutte le verifiche, inserite nel piano e nei vari progetti singoli. La sostenibilità come intesa oggi è stata verificata, con ottimi risultati da parte di un team del CNR.

D-Come mai dopo anni di assenso, è nato questo movimento "anti edilizia-sul-parco" dall'estate del 2006? Avete pestato i piedi a qualcuno?
R-Soru e Cualbu non si amano, questo è certo e credo che i tentativi di trovare un compromesso nell’ultimo anno abbiano fatto più male che bene. In tutto questo la qualità dei luoghi, dei progetti etc non hanno alcuna rilevanza.

D-Si fa tanto parlare di sostenibilità ambientale, cosa ne pensate del progetto per la ex area della cementeria (di cui nessuno parla), è sostenibile dal punto di vista ambientale?
R-Curioso: Soru si è fatto consigliare tutti grandi architetti che però sono notoriamente o indifferenti o violenti sull’ambiente \ sul contesto.

Che fine hanno fatto?

Mi risulta che i pezzi più pregiati rinvenuti a Tuvixeddu quali anfore, bicchieri, coppette, ampolle portaprofumi, lucerne, rasoi, armi, monete, pendenti in oro e in argento, collane, amuleti, scarabei, statuine e altri oggetti, tra i quali meritano particolare attenzione le uova di struzzo dipinte, alcune statuette del Dio Bes (divinità maschile risalente al V sec. a.C.), siano soltanto IN MINIMA parte esposte al museo di Cagliari, mentre siano esposte IN MASSIMA PARTE al British Museum di Londra.
E' vero?
Perchè se non è stato provato l'acquisto legale di un'opera d'arte.....è commercio clandestino. E, se non vado errato, in questo caso si deve restituire il maltolto al legittimo proprietario, cioè al Museo di Cagliari.
Aspetto riscontri

Fonte:
http://web.tiscali.it/gcc/
click su "Necropoli Tuvixeddu"

AGGIUNTA AL POST (16/02/2007)
Per risolvere il quesito è bastato contattare il British Museum per email.
La risposta è stata che le loro collezioni provengono da Tharros.
Quindi la notizia è priva di fondamento.
SeuDeu

Il coraggio delle proprie opinioni

Finalmente, dopo tanti comunicati stampa, lettere aperte, commenti più o meno anonimi, entrano in scena persone che hanno il coraggio di dire quello che pensano. Parlo del Professor Alfonso Stiglitz con cui, da questo pomeriggio sto avendo uno scambio dialettico su questo blog. Per quanto vi siano opinioni divergenti, vi è un REALE scambio di argomentazioni e punti di vista. Cosa che non vedo da parte degli altri attori di questa vicenda che, nella maggior parte dei casi, si sono eclissati.
Meditate gente, meditate.

Dedicato a chi ha fatto


Il sottotitolo di questo blog è: "Diffido sempre di chi ha sempre una verità in tasca", ebbene, fedele a questo detto guardo con molto sospetto a tutta questa serie di manovre mascherate da "salvaguardia del Colle".
Ho avuto modo di parlare con tante persone che per 10 lunghi anni hanno lavorato per portare alla luce l'insediamento archeologico di Tuvixeddu. Anni in cui era poco salutare recarsi al colle senza un'adeguata scorta. Anni in cui l'area era utilizzata persino come residenza di lavoro di prostitute ed in cui si svolgevano traffici al limite (ed anche oltre) la legalità. E' vero, come ha dichiarato la Angiolillo, che si era attrezzata una discoteca dentro una tomba (era una cosa risalente agli anni 70 per chi non lo sapesse) così come è vero che Tuvixeddu era diventato un "residence" per i diseredati. Nonostante questa situazione, i lavori sono andati avanti con entusiasmo (e pochi soldi) nel completo menefreghismo da parte dei vari amministratori (pochi soldi et similia). I vincoli, da parte del MBC sono stati posti sin dove era possibile, compatibilmente con le leggi vigenti in quel periodo. Alla fine, dopo tanti tira e molla, si è riusciti a mettere in piedi un progetto condiviso che, nel bene e nel male, ha cercato di (si parla sempre di un'area in possesso di privati e non pubblica) trovare un equilibrio tra gli interessi privati e gli interessi della collettività; progetto condiviso da tutte le parti. Durante tutto questo iter LegaAmbiente & Soci non si capisce dov'erano, idem i 59 saggi; forse erano ibernati da qualche parte, chissà.... Sicuramente non a sporcarsi le mani negli scavi. Il progetto del parco è stato realizzato dalla MDC Architetti e, oltre ad essere stato (dopo le solite mille modifiche) approvato dalle parti, è stato anche preso ad esempio come progetto innovativo, solo oggi ci si accorge che non è idoneo. Oggi (da agosto 2006) ci si sveglia, la RS nomina quattro esperti (di tutto tranne che del contendere), LegaAmbiente dà fiato alle sue trombe, 59 saggi (??) dichiarano che l'accordo è stato fatto a suon di mazzette e la RS vincola totalmente l'area e ne decide l'esproprio lasciando a portafogli vuoto tutti coloro traevano sostentamento lavorando in quell'area.
Ora si tratterà di di quantificare quanto costerà alla comunità questa mossa, le valutazioni delle cifre vanno da 250 a 400 MILIONI di euro (secondo i parametri presi in considerazione). Tanti soldi, forse troppi; una cifra che trasforma l'area di Tuvixeddu in una bellissima ed appetitosa torta le cui fette farebbero gola a tanta gente. Oltremodo mi suona molto sospetto l'aver voluto distruggere e delegittimare, pur di arrivare al blocco dell'area, tutto il lavoro svolto da tante persone nell'arco di dieci anni, volendo imporre la propria opinione, ovviamente non suffragata da fatti, come in un diktat che non ha niente a che vedere con una civiltà dove una scelta deve essere condivisa, non imposta.
Ho avuto modo, in questi giorni, di parlare con tante persone che, ciascuno per la loro parte, hanno lavorato alla realizzazione del progetto di Tuvixeddu e, nei loro racconti, ho sentito un'amarezza immensa, dovuta al sentirsi attaccati e distrutti dal lato professionale dopo aver profuso la loro professionalità in un compito in cui credevano veramente ed in cui hanno dato molto di più di quanto a loro venisse dato mentre i soloni che oggi pontificano sulla "salvezza" del colle, stavano da qualche altra parte a dire qualcos'altro perchè, sino ad oggi, occuparsi di Tuvixeddu non era molto appetibile.
A tutte queste persone che hanno reso possibile, sino a questo momento, la rinascita di Tuvixeddu, e hanno creduto al progetto, ritengo giusto vada un plauso ed un sostegno che va al di là di colori politici e di convinzioni personali ed a cui la collettività, gli piaccia o meno, deve molto.

14 febbraio 2007

I 59 Saggi (In fila per tre col resto di uno)

La citazione dei "59" saggi negli ultimi post ha scatenato una grandinata di email aventi lo stesso quesito: "Ma chi sono questi 59 saggi e cosa hanno fatto?".
Vi accontento subito: un salto nel sito www.regione.sardegna.it e cito testualmente:

La decisione del Presidente della Giunta Regionale della Sardegna, Renato Soru, di sospendere i lavori in corso, sulla base di nuove norme di salvaguardia, in viale Sant’Avendrace e nell’area di Tuvixeddu -Tuvumannu, dove il vincolo paesaggistico imposto nel 1997 non è riuscito a difendere uno dei più estesi monumenti funerari del Mediterraneo, costituisce, dopo anni di lassismo, la prima ferma risposta istituzionale ad una strategia di sistematica distruzione della memoria storica e del patrimonio archeologico della città. Essa è stata realizzata grazie alla pubblica, incestuosa e “concertata” collusione tra politici, imprenditori, funzionari con l’unico obbiettivo di privatizzare tutte le aree panoramiche e di pregio ancora esistenti ed ha trovato,costantemente e sistematicamente, plausibili e inattaccabili giustificazioni burocratiche per “legalizzare” il sacco urbanistico della città.
Ad eccezione delle aree militari e demaniali le zone non ancora cementificate all’interno del perimetro urbanistico della pretesa “capitale del Mediterraneo” sono infatti pochissime.
I sottoscritti, valutando positivamente la sensibilità dimostrata dal Presidente della Regione Sardegna a tutela del patrimonio culturale dell’isola e delle aree storiche e archeologiche più rilevanti e significative, plaudono a tale iniziativa e sperano che essa, ponendo fine alla colpevole inerzia degli organi amministrativi statali, regionali e comunali, possa costituire un significativo segnale di svolta nella politica di tutela del patrimonio storico, archeologico e ambientale della Sardegna.

Bruno Anatra
Gianfranco Tore
Giovanni Murgia
F. Atzeni
Sandro Maxia
Antonio Loi
Giovanni Ugas
Giancarlo Nonnoi
Luciano Marrocu
Anna Saiu Deidda
Franco Masala
Marisa Frongia
Simonetta Angiolillo
Luigi Leurini
Claudio Natoli
Antioco Floris
Cristina Lavinio
Roberto Coroneo
Patrizia Mureddu
Gian franco Nieddu
Antonietta Dettori
Ines Loi Corvetto
Laura Pisano
Antonio Trudu
Maurizio Trifone
Laura Sannia
Gabriella Da Re
Marinella Lorinczi
Barbara Fois
Massimo Arcangeli
Ignazio Putzu
Maria Sofia Casula
Nicoletta Da Crema
Antonella Marra
Franca Ortu
Placido Cerchi
Mariolina Falzari
Tonina Paba
Augusto Puxeddu
David Bruni
Maria Grazia Dongu
Franceso Asole
Andrea Maurizi
Gabriella Mazzon
Geoffrey Gray
Steve Buchledee
Marilisa Piga
Carlo Antonio Borghi
Felice Tiragallo
Elisabetta Marini
Tristano Gargiulo
Clara Incani
Mauro Pala
Nicoletta Puddu
Helmuth Moysich
Fabio Parascandalo
Angela Basso
Giovanna Caltagirone
Antonello Dessì


Riferimento web:
www.regione.sardegna.it/documenti/1_77_20070125170843.pdf

Commento: Se avessi scritto una cosa del genere sarei già in tribunale con una caterva di denunce per diffamazione. Cosa vuol dire essere "saggio"....puoi dare del ladro impunemente a chiunque e la passi liscia. O no?

Gli Esperti

Normalmente quando si chiama un esperto, ci si immagina che conosca, ovviamente, la materia su cui è chiamato a dare la propria opinione. Solitamente un esperto in una determinata materia ha delle pubblicazioni a suo nome sull'argomento in questione. Quindi, si presume, che un archeologo chiamato a dare la sua opinione su un determinato argomento abbia, perlomeno, pubblicato qualcosa in materia. Nel mondo normale un curriculum lo si deduce da questi parametri.
Andando a curiosare nel sito opac.regionesardegna.it; dove vengono catalogate tutte le pubblicazioni scientifiche (e dove sono reperibili) alla voce di ricerca "Tuvixeddu", i nomi di: Prof. Raimondo Zucca; Prof.ssa Maria Antonietta Mongiu; Prof. Ignazio Camarda, Arch. Sandro Roggio NON COMPAIONO. In compenso vi sono i nominativi di altre 18 persone che hanno pubblicato (molti con più pubblicazioni) materiale su Tuvixeddu.
Domanda: quali parametri sono stati adottati nella nomina dei signori sopracitati "in qualità di componenti nominati dalla regione ai sensi del comma 2 dall’art. 137 del Codice"?

Citazioni

Tratto da: "La pipì controvento" di Gavino Sanna:
....Maria Carta aveva detto in una delle sue ultime dichiarazioni che "In Sardegna l’invidia ne uccide piu' della malaria"...
Sempre attuale....

Non ci posso credere

Durante una ricerca mi sono imbattuto in questo articolo pubblicato qui: http://blog.libero.it/admetalla/1971362.html
che riporto integralmente senza alcun commento:

Progettopoli

L’idea dell’architetto brasiliano Da Rocha cancellerebbe l’immagine storica di via Roma. Tre grattacieli da costruire nell’area del porto. E Granara elabora il piano particolareggiato prima di approvare lo strumento regolatore. La prossima settimana l’esame in comitato della diffida Casic

Il piano regolatore del porto non c’è ancora, ma i progetti sono pronti. Il più maestoso prevede tre palazzi a torre di venticinque piani per complessivi mille appartamenti, tre edifici grandi come quello dell’Enel, da realizzare nel pieno dell’area portuale, destinati a oscurare la sky-line storica di via Roma. L’idea è dell’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, chiamato a pianificare l’area ex Sem dove sorgerà il campus universitario. Renato Soru gradirebbe e il presidente dell’Autorità portuale Nino Granara si è reso così disponibile ad assecondare gli orientamenti dei vertici regionali e del sindaco da elaborare il piano particolareggiato del porto prima che il comitato portuale approvasse lo strumento regolatore.

Sembra incredibile ma è così: stoppato il dibattito sul piano a causa della diffida inviata dal Casic, Granara si trova in mezzo al guado. Da una parte l’asse di potere cagliaritano che preme per dare il via al festival delle attività commerciali nell’area di via Roma, dove fra l’altro Giorgio Mazzella ha comprato il palazzo Cariplo e dove il presidente dell’Assoindustriali nuorese Salvatore Denti ha acquisito il grattacielo dell’Enel coi buoni uffici dell’ex assessore regionale Pietro Pittalis. Dall’altra il comitato portuale, che sullo strumento di programmazione vuole vedere chiaro e che non intende prendere sottogamba l’iniziativa legale di Sandro Usai.

La strada sembrava tracciata: una sbrigativa discussione sul piano regolatore e relativa approvazione. Poi subito lo strumento particolareggiato, già bello e pronto dal 28 agosto, concordato con le famiglie di imprenditori cagliaritani e ispirato dallo studio Boeri, graditissimo a Soru. Ci sono anche i progetti esecutivi, come se ogni decisione fosse scontata. Il gran finale doveva essere la riconferma alla presidenza dell’Authority di Nino Granara, aspirante chef nella grande abuffata prossima ventura, con l’imprimatur autorevolissimo di Soru. Uno scenario di perfetta ricollocazione dei poteri locali, con l’incrollabile Usai nelle vesti del guastafeste. Ancora forte abbastanza - ne riferiamo nel servizio sotto - da rimandare a casa con perdite sedici membri dell’assemblea del Casic, decisissimi su invito dei vertici regionali a sfiduciarlo e a votare contro il bilancio preventivo per favorire lo scioglimento del consorzio.

L’operazione politica è chiara: bombardamento sul Casic, proposta di acquisto di Tecnocasic con la mediazione di Gualtiero Cualbu, via libera sul fronte del porto e abbandono sostanziale dello scalo industriale, considerato poco attraente dai vertici regionali.

Ma torniamo ai progetti per l’area del porto, divenuta ormai il piatto forte nel desco dell’edilizia affaristica cagliaritana. L’architetto brasiliano Da Rocha, un simpatico signore di 78 anni, è arrivato in città insieme alla sua compagna quarantenne portandosi appresso una fama professionale inattaccabile. Ha lavorato alla baia di Montevideo, ha progettato opere di risonanza internazionale, è un uomo che conta nel panorama della grande architettura mondiale. Qui dovrebbe occuparsi dell’area dell’ex semoleria, il campus proposto dall’imprenditore dei rifiuti Romano Fanti che la Lega delle Cooperative vuole costruire da anni. Era stato l’allora presidente dell’Ersu Luigi Sotgiu a rallentare l’iniziativa, suscitando le ire di Fanti. Poi l’idea sembrava essere abortita. Niente affatto: è stata proprio l’amministrazione Soru ha dare l’accelerata finale e su quello spazio strategico, collocato alle spalle della stazione ferroviaria, l’architetto Da Rocha dovrebbe inventare un campus studentesco d’avanguardia. Poi però, rivolta un’occhiata professionale all’area del porto commerciale, l’anziano artista della progettazione ha pensato di allargarsi e ha proposto le tre torri. Appena quattro giorni fa Renato Soru, in un convegno pubblico al T-Hotel di Cualbu, ha chiarito che Da Rocha lavora per il campus mentre le altre idee rappresentano soltanto un sogno affascinante. Non ci sarebbe, in sostanza, l’intenzione di realizzarle. Eppure il progetto esiste e risulta una fretta micidiale, da parte di Granara e del suo staff, di andare avanti con gli strumenti di programmazione.

Siamo solo alle prime battute del confronto: la prossima settimana Granara porterà i suoi avvocati in comitato portuale per cercare la via d’uscita dalla diffida al fulmicotone sparata dall’avvocato Sergio Segneri per conto di Usai. In comitato troverà un ambiente freddo, perchè l’idea di andare avanti con la pianificazione prima di ottenere il via libera dal parlamentino del porto non è piaciuta. E’ come se Granara avesse acquistato un volo Roma-New York dando per scontato che sul Cagliari-Roma ci fosse posto: brutti scherzi della continuità territoriale, ora il presidente è in una scomodissima lista d’attesa.

Mauro Lissia

abstract: La Nuova Sardegna del 1° dicembre 2006

Lo sfogo di chi ha lavorato a Tuvixeddu

Ricevo, da parte di Roberto Copparoni, una lettera aperta (data 9 Febbraio 2007) firmata da Stefania Dore ed Anna Luisa Sanna, Archeologhe impegnate negli scavi del (ex?) Parco Archeologico di Tuvixeddu che pubblico integralmente:

IL COLLE SALVATO, IL PARCO RUBATO.
Ci si appresta a pianificare le operazioni di chiusura e annullamento del parco archeologico di Tuvixeddu, a vantaggio del grande parco regionale di Cagliari.
Quanti hanno fatto parte per tre anni di questo progetto escono di scena subbissati dalle impietose critiche di chi vede incarnati nell'operato altrui la frustrazione dei propri sogni e desideri, di chi, nascosto dietro una malcelata presunzione, giudica e talvolta disprezza gli studi, gli sforzi, la dedizione e l'impegno che tante persone hanno dedicato alla realizzazione di un progetto che, pur non pretendendo di essere universalmente condiviso, rispondeva in maniera puntuale e precisa alle esigenze di parco.
Anche chi come noi non ha studiato architettura potrà intuire, che il Parco di Tuvixeddu non può avere le caratteristiche proprie di una riserva del WWF, essendo all'interno di un contesto urbano.
Perchè illudere con romantiche velleità fanatico naturalistiche i futuri fruitori, che la domenica mattina, dotati discarpe da trekking, avrebbero scalato i costoni candidi del colle di Tuvixeddu "appositamente non dotati di sentieri che potessero renderne agevolmente percorribile l'area". Per visitare poi una necropoli inaccessibile, "le cui tombe sarebbe parso piu' opportuno non scavare per preservarne l'integrita' delle superfici di strato" e che, di conseguenza, esigue informazioni di natura scientifica avrebbero dato al progresso della ricerca (salvaguardando di contro un'importante interfaccia stratigrafica di rifiuti, utilissimi alla ricostruzione dell'evoluzione degli insediamenti nel sito in questione e della plurisecolare opera di saccheggio).
Dal 16 gennaio a oggi si sono susseguite riunioni, sopralluoghi, conferenze, manifestazioni, volantinaggi e chi ha potuto ha espresso i pareri più disparati sul progetto piu' discusso degli ultimi mesi (banale e quasi patetico e' chiedersi donde giunga l'improvvisa e appassionata vocazione archeologica di tanti ambientalisti e sopratutto perche' laurearsi e specializzarsi quando in realta' in alcuni casi sembra essere sufficiente avere una certa dose di sensibilita' e un po' di buon gusto per assurgere alla nomina di esperto e quindi pretendere di sapere come e dove fare le cose). Chi, come noi, faceva parte di questo gruppo di professionisti defraudati e denigrati, ha visto pubblicate le notizie piu' diverse, il piu' delle volte faziose, volutamente viziate da un linguaggio che distorceva parole e luoghi, che "al tratto distintivo del colle, la cupezza e l'inquietante senso di desolazione dei luoghi", associava l'estremamente piu' cupa ombra di "incestuose e concertate collusioni" che "59 studiosi" hanno visto fortunatamente sventate "dopo anni di lassismo" (e tre anni di duro lavoro), da una svolta nella politica di tutela dei beni culturali che e' sfociata nella delibera regionale n.5/23 del 7 febbraio 2007.
Per ora si vede solo la fine di un progetto, che da qui a un anno sarebbe stato un parco, frutto prezioso di una intelligente mediazione fra pubblico e privato, che se intesa - e qui ci si rende conto di chiedere un grosso
sforzo - nell'accezione positiva del termine avrebbe garantito un risultato concreto.

Stefania Dore
Anna Luisa Sanna
archeologhe del parco archeologico naturalistico di Tuvixeddu

L'opinione di Amici Di Sardegna

Ricevo stamane questo comunicato stampa da parte di Roberto Copparoni che pubblico volentieri integralmente:

Comunicato Stampa: Tuvixeddu il parco mancato o colle salvato?

Nel prendere atto del lavoro realizzato dalla Commissione Regionale del Paesaggio, sul quale ci si riserva valutarne i contenuti, si segnala che il nuovo concetto di bene culturale è vecchio, almeno per tutti coloro che, come noi, da decenni parlano di bene culturale come risorsa ambientale umana, intimamente collegata all’ambiente naturale di cui ne è espressione.
Fra coloro che ci hanno creduto ci sono anche tutti coloro che, silenziosamente e senza tanto clamore, in questa sorta di “via crucis”, hanno lavorato nel corso di tre anni per portare alla luce le 800 tombe che fino a ieri non erano mai state scavate in modo scientifico. Ci riferiamo agli Archeologi ai tecnici e agli operai che hanno “lavorato per davvero” per il “museo a cielo aperto”, a tutti coloro che 10 anni fa lottarono, per l’apertura della necropoli di Tuvixeddu in occasione della 1° edizione di Monumenti aperti.
Ma questa è un'altra cosa…
Ora ci sono “59 saggi” che “oggi”, quasi in rassegna e all’unisono, fanno sentire il peso della loro autorità.
Ma ci domandiamo: cosa hanno fatto questi studiosi in tutti questi anni di “silenzi isituzionali?”

Da tempo, infatti, e in più occasioni, abbiamo suggerito agli esperti e a coloro che si fregiano di esserlo, di pensare ad una visione meno museale e statica del “bene culturale” che sia più consona ai tempi e vicina alle tematiche della fruizione e dell’utilizzazione della “risorsa” sia essa umana o naturale, al fine di stimolare una differente “percezione” sociale, basata sulla consapevolezza e condivisione dell’importanza che questa deve rivestire per la collettività.
Da bene a risorsa, dunque, come vera e propria “leva strategica” sulla quale fondare ogni possibile processo di futuro, sostenibile sviluppo.
Peranto non crediamo che con una azione di esproprio possa ritrovarsi un libero consenso che, agli occhi di buona parte della opinione pubblica, viene “percepito” più come una ennesima azione di forza che potremo chiamare “ il parco mancato”, dettata non tanto o non solo da nobili principi che potremo chiamare “il colle salvato”, ma da una “idea” giustizialista che non rende giustizia neppure al buon senso che dovrebbe guidare l’azione di una dirigenza istituzionale illuminata e lungimirante che fra le altre cose ha il dovere di guardare sempre ai “reali bisogni” percepiti della collettività e espressi da “questo particolare territorio”. Oggi più che mai terra di confine.
Sarebbe stato molto meglio non “usare” tuvixeddu come poligono demagogico o cavia per le grandi manovre politiche che ben si vedono all’orizzonte, almeno per chi sa guardare oltre il proprio naso.
Roberto Copparoni
Amici Di Sardegna ONLUS

13 febbraio 2007

Fatemi capire...

Fatemi capire: il Parco di Tuxiveddu è di 20 ettari, il terreno dove si deve costruire (e non c'è NULLA di rilevanza archeologica) è di 3 ettari. Si è bloccato tutto e si procede all'esproprio per 3 ettari? Questo significa che i 20 ettari passati dal privato al pubblico, ritornano al privato e vengono espropriati in blocco con un costo (calcolato al ribasso) di 200.000.000 di euro (comprensivo di annessi & connessi), a questo (andando bene) si dovranno sommare altri 50.000.000 di euro per rifare il parco (disfa & rifai) nella versione che più aggrada agli esperti.
Orbene, per avere 3 ettari in più che, in ultima analisi, non servono a nulla si deve spendere una cifra del genere? Da dove verranno presi (se non dalle nostre tasche)?
A questo punto Tuvixeddu sembra sempre più una gigantesca torta alla panna.....

LETTERA APERTA A GIORGIO TODDE

Ricevo dagli Architetti Livio De Carlo ed Eliana Masoero questa lettera aperta a Giorgio Todde che pubblico integralmente:

Alle parole di Giorgio Todde non possiamo che rispondere in forma pubblica.
I capricci ci hanno insegnato a non farli quando eravamo bambini e non è certo in questo difficilissimo e faticoso mestiere che ce li possiamo permettere. Noi architetti abbiamo ben imparato quali sono le conseguenze dei nostri segni, come Todde probabilmente sa che le parole scritte, specialmente sui quotidiani, da chi gode di stima e benevolenza, non modificano paesaggi ma influenzano le coscienze e possono fare anche molto male. I commenti sulla regolarità delle carte si aggiungono a parole come “incestuosa pubblica collusione” firmate dai 59 “intellettuali” sardi e ospitate nel sito ufficiale della RAS a proposito dell’Accordo di programma e ci hanno fatto accapponare la pelle: per chi le ha scritte, per i cittadini che le leggono. A noi suscitano solo profonda tristezza.
Noi e tutti coloro che hanno vissuto in prima persona le fasi di questi intensi 10 anni, ricordiamo ancora l’entusiasmo provato quando finalmente, non solo l’area della necropoli allora già nota e soggetta a vincolo, ma una piu' vasta porzione di territorio con valenze paesaggistiche e ambientali, passava dalla proprietà privata a quella pubblica! E ricordiamo con quanta attenzione abbiamo letto i segni e indagato il territorio per capirne la natura e la complessità, per trovare i modi di tutelare un patrimonio al centro di una città e nello stesso tempo valorizzare un’area violata nel recente passato, isolata ed esclusa, attraversata da passi perduti che ne segnavano un uso clandestino. Quei segni di percorsi, di reti divelte, di tombe abitate ci hanno guidato attraverso la sua lunga storia. La città “civile” al contorno gli voltava le spalle, mentre un’altra società ne occupava gli spazi; un’umanità derelitta se ne appropriava. Nel catino i ragazzini giocavano a calcio, mentre altri alla luce del sole tenevano i loro traffici illeciti e intanto i bambini attraversavano la necropoli per raggiungere la scuola o gli amici. Era evidente che tutta l’area avrebbe dovuto essere permeabile, per dare a quei bordi la completezza che era loro mancata per anni, per dare dignità a percorsi monchi, per restituire all’uso pubblico un’area privata e abbandonata. Perciò c’è stato un confronto continuo con tutti gli interlocutori pubblici competenti e non certo con l’imprenditore (la proprietà di allora non era per nulla interessata a un’area che già aveva ceduto). Forse altri modi e altri progetti erano possibili, ma nel nostro lavoro ad un certo punto tutte le idee, i vincoli, la ricerca, le questioni economiche, la sicurezza e la tutela, la futura gestione dei luoghi e il loro invecchiamento, i tempi della burocrazia, tutto si deve comporre in un delicato puzzle affinchè gli intenti diventino realtà. Di quella realtà l’architetto risulta il piu' evidente autore e spesso capro espiatorio. Per quanto riguarda il “giardinetto” (come Todde definisce i 3 ettari del Catino) potremo riparlarne se e quando gli abitanti dei quartieri limitrofi e i visitatori irritati e sdegnati, lo diserteranno. Per la messa in sicurezza e l’accessibilità dei luoghi anzichè “mattoni e cemento”, abbiamo usato le stesse pietre calcaree dei colli e ora ci si lamenta che il colore non piace: brutti scherzi della natura! Sul colore della terra di coltivo ancora gli architetti non possono fare molto per soddisfare esigenze cromatiche dei singoli. Avremmo potuto realizzare gli interventi necessari e poi riportare tutto a un finto degrado per ricreare l’ambiente decadente e un po' inquietante cui sembrano essere affezionati alcuni conservatori. La consolante conservazione dell’abbandono, il fascino desolante della rovina avrebbero potuto indicare un’altra via possibile: conosciamo bene questi sentimenti, ma altrettanto bene la complessità sociale della città e quindi argomenti quali “piazzette di periferia, parco attrezzato da sobborgo” ci sembrano poco utili alla causa e al futuro di Tuvixeddu. E' sensato definire “vezzi, capricci, ghiribizzo di un architetto”, il lavoro appassionato di tante persone che con sensibilità e competenza, si sono confrontate sul progetto, sono state controllate, guidate, talvolta bacchettate dalle istituzioni pubbliche che a diverso titolo si occupano del territorio e della sua tutela?
Se chi parla di valorizzare Tuvixeddu avesse la pazienza per capire quanto è già stato fatto, non farebbe che aiutarne la salvaguardia. Il Parco pubblico era quasi pronto; le azioni in corso in questi giorni “regaleranno” alla città, a carissimo prezzo, anni di blocco e inevitabile degrado, forse con esclusivo vantaggio dei migliori studi legali.
Concludiamo dicendo che leggeremo ancora i libri di Todde, certo con altri occhi, e che ci piacerebbe mostrargli dove, secondo noi, la volgarità vera e l’ignoranza si nascondono insidiose, pronte ad assalirci e a sommergerci.

Livio De Carlo, Eliana Masoero
Progettisti del piano di riqualificazione urbana ed ambientale dei Colli di Sant’Avendrace
Progettisti del Parco Pubblico di Tuvixeddu

Tuvixeddu: identità e paternità

Ricevo, con molto piacere da parte degli Architetti Livio De Carlo & Eliana Masoero il testo integrale della risposta a Todde, pubblicata parzialmente da alcuni quotidiani e lo pubblico nella sua completezza.

Tuvixeddu: - Identità e paternità
Un nome che non piace al Principe

MACRO, MAXXI, MOCA, MOMA, MAHE, acronimi per grandi musei
MANTX Museo Archeologico Necropoli Tuvixeddu
PANTX Parco Archeologico Necropoli di Tuvixeddu
In questi acronimi contemporanei c’è la memoria e l'unicità di Tuvixeddu. Cambiare il nome in Karalis è non solo mancanza di rispetto per il “luogo sacro”, ma anche insensato dal punto di vista della comunicazione
Karalis! A Cagliari qualsiasi cosa si potrebbe chiamare così: una associazione sportiva, un’agenzia turistica, un ristorante di pesce....., a chi frequenta i musei del mondo sembra un grande passo indietro. Ma tutto serve per cancellare ciò che altri avevano fatto prima, è necessario ora screditare chiunque vi sia stato coinvolto, a qualsiasi titolo.
Le opere pubbliche in corso a Tuvixeddu guardavano lontano, al circuito culturale internazionale.
Sembra che dopo il verde pubblico anche gli acronimi devastino il paesaggio e si debba arrestarli.
Ora, in un impeto di magnanimità, si vuole regalare a Cagliari un Parco di cui non si ha paternità. Quattro tra gli esperti nominati stabiliscono che quanto fatto fin’ora non piace: dopo l’editto bulgaro arriva la delibera bulgara.
Quando eravamo ragazzi speravamo per il nostro futuro una sana politica, democratica e partecipativa.
Allora c’erano i “vecchi” della politica, ora ci sono i nostri coetanei, ma nulla è cambiato: i giochi di prestigio e l’illusionismo saranno sempre gli strumenti di una politica usata per vincere le guerre.
A Tuvixeddu serviva un affaccio su S.Avendrace dove alcuni lotti contengono davvero delle tombe.
Coimpresa in questo non c’entrava nulla e nulla avrebbero potuto Comune e Soprintendenze senza cospicui fondi regionali o statali. Per aggiungere qualche numero civico non era necessaria questa scellerata azione di forza.
Verso S.Avendrace ogni fronte di cava rivela, come una sezione grafica, i pozzi e le camere funerarie, sui costoni di Is Maglias no. La necropoli di Tuvixeddu non guadagnerà nulla di piu' dalla zona di Is Maglias dove l’attività di cava ha asportato uno strato di roccia profondo decine di metri e con esso le tracce del passato.
Nel PPR si definiscono “Aree degradate o radicalmente compromesse da attività antropiche pregresse”.
La strada nel canyon non l’ha certo voluta Coimpresa, il fondo cieco della Via Falzarego non è un problema di Coimpresa. Allora perchè bloccare il progetto di Coimpresa?
Il PANTX era di 20 ettari ed era quasi ultimato, Karalis sarà forse di 23 ettari ma non sappiamo come sarà e quando sarà. Se si annulla l’accordo di programma, le aree ora pubbliche torneranno al privato.
Dover espropriare al privato aree che erano già pubbliche, fermare un parco per il troppo verde, cancellare il nome di Tuvixeddu!
E’ tutto talmente paradossale che se non fosse tragico sarebbe davvero ridicolo.

Livio De Carlo Eliana Masoero
Progettisti del Parco Archeologico, naturalistico, urbano della Necropoli di Tuvixeddu

11 febbraio 2007

E noi paghiamo....

Mi sembra arrivato il momento di parlare su quanto ci costerà questo vincolo con esproprio incluso su Tuvixeddu. Una cifra abbastanza attendibile di quanto costerà l'esproprio è 200.000.000 (duecento milioni) di euro; a questo occorrerà aggiungere il costo del progetto, la risistemazione allo status quo ante (secondo quanto dicono i grandi esperti della commissione regionale) ed infine la realizzazione vera e propria del parco. Più o meno (se la Regione spende oculatamente) occorrerà aggiungere altri 50.000.000 (cinquanta milioni) di euro. Arriviamo così a 250.000.000 (duecentocinquanta milioni) di euro. Bella cifra e bella domanda: chi tira fuori i soldi per questa operazione? Ovviamente noi cittadini contribuenti, chi, se no? A me, che ho delle difficoltà anche a scrivere cifre del genere, sembra un'enormità. Non so a voi.
E questo perchè un progetto condiviso (vuol dire che è andato bene a tutte le parti) nel 2000 oggi non va più bene. Ma dico, ci volevano sei anni ad accorgersene?
Va bene che tanto, come al solito, paghiamo noi gli errori degli amministratori, però penso che a tutto vi sia un limite.
Fatemi sapere

09 febbraio 2007

Riflessioni

E' quasi un mese che mi sto occupando di Tuvixeddu ed ho sentito di tutto. Ma, nel momento in cui ho chiesto un riscontro (o un'intervista registrata), sono fuggiti tutti. Voglio mettere bene in chiaro che personalmente non ho NESSUN interesse su Tuvixeddu, anzi, sto sacrificando il mio poco tempo libero a questo argomento che mi sta, peraltro, affascinando per la sua complessità e, perchè no, per il suo mistero. Non capisco, sembra che abbiano paura di parlare e si limitino a dire (non so se rendo l'idea). Anche la ricerca di documentazione si sta rivelando una fatica mostruosa: o non si trovano, o non sono accessibili o non esistono. Per fortuna in questi ultimi giorni qualcosa si muove: i primi commenti, telefonate di solidarietà, inoltre, alcune persone di una discreta caratura intellettuale e tecnica stanno valutando di accettare un'intervista per raccontarmi dei fatti sull'argomento e, quindi, potrò pubblicare altre parti (penso molto interessanti) di questo strano puzzle che si chiama Tuvixeddu.

Ma è normale?

La Delibera Regione Sarda 5/23 del 7 Febbraio 2007 è stata redatta in base all'opinione di QUATTRO esponenti la Commissione. Cito testualmente:

"...secondo quanto segnalato in data 31.1.2007 dai componenti della Commissione per il paesaggio di nomina regionale, Prof. Ignazio Camarda, Prof.ssa Maria Antonietta Mongiu, Arch. Sandro Roggio e Prof. Raimondo Zucca."

Mentre la Commissione completa nominata con Delibera 51/12 del 12/12/2006 è composta da:
Cito testualmente:

"di istituire la Commissione regionale prevista dall’articolo 137 Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004,
n. 42, “Codice dei Beni Culturali e del paesaggio” avente la seguente composizione:
- Il Direttore Generale dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali,
Informazione, Spettacolo e Sport, o un dirigente dello stesso Assessorato suo delegato, con funzione di Presidente;
- Il Direttore regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici per la Sardegna o un suo delegato;
- Il Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio competente per territorio o un suo delegato;
- Il Soprintendente per i beni archeologici competente per territorio o un suo delegato;
- Il Direttore del Servizio Tutela del Paesaggio competente per territorio o un suo delegato;
- I Signori:
Prof. Raimondo Zucca;
Prof.ssa Maria Antonietta Mongiu;
Prof. Ignazio Camarda
Arch. Sandro Roggio.
in qualita' di componenti nominati dalla regione ai sensi del comma 2 dall’art. 137 del Codice."


Quindi, se la matematica non è un'opinone la Commissione è composta da NOVE persone.
Sorge spontanea la domanda: ma gli altri cinque componenti hanno diritto di voto oppure sono stati nominati solo per fare numero?
Alla data di pubblicazione di questi post non mi risulta che vi sia ancora una decisione collegiale (cosa che dovrebbe essere resa nota lunedi prossimo), quindi le argomentazioni archeologico-paesaggistico-culturali non si capisce bene se siano un frutto di un collegio o quale criterio è stato adottato.
Si attendono chiarimenti

Cosa vuol dire?

Dalla Delibera Regione Sarda 5/23 del 7 Febbraio 2007 "Parco Archeologico Karalis"
Pag.7 "...Alla disposizione delle sepolture connessa - derivata dalla morfologia del terreno e quindi naturale si sovrappone un artificio geometrico, arbitrarie direttrici, una gerarchia che mette in subordine l’immagine della necropoli. La stessa intensiva messa e/o rimessa in luce di sepolture non appare giustificata né sul piano della percezione dei manufatti, né sul piano della fruibilità, né sul piano della conservazione degli stessi e della sicurezza. Altro elemento lesivo del paesaggio archeologico e dell’integrità delle superfici di strato, delle unità stratigrafiche sono le intensive canalizzazioni per sottoservizi presenti nell’area. ...."

Aspettando che i relatori di questo sibillino passo mi spieghino esattamente cosa vuol dire, in attesa lo interpreto come: "Avete scavato troppo, ricoprite nuovamente e lasciate tutto alla fantasia della gente". E magari un domani si organizza una nuova campagna di scavi (con tutto quello che ne consegue...).
L'impressione che si ricava dalla lettura delle premesse alla delibera è che tutto quello che si è fatto per Tuvixeddu è stato sbagliato e, per fortuna, c'è una Commissione che rimetterà le cose a posto (costi quel che costi, tanto pagano i contribuenti....).
Correggetemi se sbaglio. In italiano comprensibile.

La mia opinione - Risposta della Regione Sardegna

A quanto pare la Regione Sardegna non è d'accordo con la mia idea. Pazienza. D'altronde sono una voce come tante senza intrallazzi o conoscenze e priva di frequentazioni negli "ambienti che contano". Questo non toglie che la dichiarazione fatta dall'Assessore Regionale Carlo Mannoni che, in soldoni, parla vi vincolo totale di Tuvixeddu e Tuvumannu con relativo esproprio, suoni come un sinistro diktat. Se, come dichiara, è stata data una sola concessione, per di più in violazione all'Art 8 (mi sto documentando per saperne di più) siamo davanti a qualcosa di incredibile! Incredibile che Gualtiero Cualbu & Coimpresa si siano gettati in un'operazione del genere avendo un'unica concessione, oltretutto con un vizio di forma e, ancora più incredibile che Regione Sardegna e Comune di Cagliari abbiano firmato una concessione così viziata.
Se così fosse si può affermare che i nostri governanti ritengono i prosciutto dotato di proprietà taumaturgiche per la vista...
Al di là dell'umorismo che si può fare in questi casi (giusto per non mettersi a piangere), il sugo dell'intervista rivela che ci si sta attaccando a dei cavilli, rivestendoli di dichiarazioni programmatiche. Aria fritta, insomma.
In questa dichiarazione fatta dall'Assessore Mannoni si possono leggere alcune cose interessanti tra le righe che sono:
1) Da dove fanno saltare fuori i soldi per l'esproprio (considerato che sarà difficile pagarlo quattro soldi come fanno con gli agricoltori); nella Finanziaria, checchè possa dichiarare, non vi sono margini per fare questa operazione, quindi è lecito supporre, considerando che i soldi escono sempre e comunque dalle nostre tasche (leggere TASSE), un aumento di tasse & balzelli vari per coprire la spesa.
2) Riportare lo satus quo ante su Tuvixeddu e Tuvumannu costa una montagna di soldi (a prezzo di mercato) e due montagne di soldi quando deve pagare un Ente. Da dove tirano fuori anche questi soldi? Altre tasse & balzelli?
E' lecito, quindi porci la domanda: quanto ci costa un'operazione di questo genere causata dai nostri stessi amministratori che oggi si accorgono di aver sbagliato e vogliono porre rimedio?
Ed ancora: quanto è lecito che i nostri portafogli debbano essere svuotati a causa di incapacità di chi ha gestito l'affare Tuvixeddu?
Non sarebbe meglio far pagare di tasca i veri responsabili di questa situazione invece di riversare SEMPRE i costi degli errori politici ai cittadini?
Fatemi sapere

08 febbraio 2007

La mia opinione

L'amico Claudio Cugusi mi ha chiesto di scrivere un pezzo breve su come (presumo a mio parere) "salvare il salvabile" a Tuvixeddu, quindi dato che di stupidaggini se ne sono dette tante una più (la mia) o una in meno non dovrebbe fare differenza.
Chiariamo subito una cosa: Coimpresa ha, dal punto di vista di autorizzazioni, tutte le ragioni del mondo, se poi oggi non si è d'accordo amen; occorreva pensarci prima (magari acquistando l'area...). Ora un blocco totale sarebbe, dal punto di vista sia politico che di diritto, un atto di forza che non sarebbe serio in un paese democratico basato su leggi e regole.
Partendo da questo punto vedo un'unica soluzione se si vuole (?) salvaguardare tutta l'area, ovvero:
a) Lasciare lo status attuale dell'edificato e di quello che si è posto in essere per l'edificazione. Questo perchè è impensabile disfare quello che sino a questo momento realizzato.
b) Proporre a Coimpresa altre aree edificabili in ubicazioni differenti tenendo conto dei danni causati da questa situazione, per capirci meglio: altre aree con cubatura sufficiente affinchè venga completata la cubatura venuta a mancare nell'area di Tuvixeddu più un altro tanto da quantificare come "risarcimento danni".Le altre strade le vedo impraticabili.
Dal punto di vista personale mi spiace che venga bloccato il progetto di Coimpresa per Tuvixeddu, è uno dei pochi progetti esaminati che cerca di portare a "misura d'uomo" un agglomerato abitativo unendo gli edifici ad un parco naturale ed un Parco Archeologico.

07 febbraio 2007

I quartieri di Cagliari (1a puntata)

Adesso che ho preso un bel bicchiere di bicarbonato posso finalmente scrivere questo post. Sicuramente qualcuno si domanderà il legame tra il bicarbonato e questo post; presto detto: ho dovuto digerire un testo divulgativo (???) sulla storia dei quartieri di Cagliari. Giuro che di mattoni linguistici così grossi non ne avevo ancora letti, avevo letto sì dei testi scritti in italiano semi indigesto ma è la prima (ed ultima) volta che ne leggo uno dove ho dovuto consultare la Treccani per capire cosa c'era scritto (alcuni lemmi li ho dovuti scovare su Wikipedia).
Mi domando come si fa a scrivere in italiano (non trovo il termine politically correct) e poi andare a lamentarsi che nessuno si interessa alla storia di Cagliari ed alla sua archeologia. Giusto per esemplificare il senso del mio pensiero vorrei indire un concorso a premi: un gentile omaggio a tutti coloro i quali mi tradurranno in italiano comprensibile la parte del testo che vi riporto a seguire:

"La sua anamorfosi, effettivamente, richiama uno schema a piano ortogonale interpretato come derivante da un'assialità programmata secondo una conformistica interpretazione che la storia degli studi ha ritenuto (anche in contesti meno caratterizzati), connesso a simboliche influenze ippodamee o alla più funzionale castramentazione romana".

La traduzione in italiano comprensibile me la potete anche mandare per email.

Chi disturba l'ADSL?

L'altro giorno sono stato chiamato da alcuni amici che avevano dei problemi con l'ADSL. La locazione della ditta dei miei amici è nell'hinterland dei Sestu (lato SS 131) e l'ADSL la ricevono tramite un sistema via radio (detto WiFi) perchè, per problemi misteriosi della Telecom, alcune fettine di territorio non vengono raggiunte dal cavo telefonico. Il problema sembrava di una semplicità assoluta: di tanto in tanto vi erano dei completi black out del segnale WiFi; segno evidente (pensavo) del trasmettitore difettoso. Invece no.
Durante il black out ci siamo recati col responsabile del ponte radio dove era dislocato il trasmettitore e, utilizzando un computer portatile con sistema wireless ho potuto appurare che il trasmettitore (sistemandomi ad una ventina di cm dall'antenna) funzionava benissimo; allontanandomi anche di un metro il segnale svaniva. La cosa sarà durata circa mezz'ora, poi tutto è ritornato perfetto. Dato che per poter ottenere un simile risultato si ha bisogno di una potenza di irradiazione notevole, ho pensato subito a qualche antenna direttiva puntata verso il sistema di trasmissione ma, visivamente non ho potuto vedere nessun apparato del genere nelle vicinanze. Quindi si tratta di un trasmettitore molto potente dislocato chissà dove, sicuramente però in linea ottica poichè essendo le frequenze molto alte, si propagano esclusivamente in linea ottica: se c'è un ostacolo, vengono riflesse o assorbite.
La cosa mi ha incuriosito e sono ritornato sul posto con un buon paio di binocoli ma dopo una mezz'ora di ricerca, vi posso assicurare che nel raggio di almeno due chilometri non c'è nulla che potesse assomigliare ad un apparato del genere. Conclusione: qualcuno sta usando un trasmettitore ad altissima frequenza e, sopratutto, ad altissima potenza.Cosa che, considerate le frequenze di trasmissione, risulta molto pericolosa per gli esseri viventi (avete in mente l'effetto forno a microonde? Le frequenze sono quasi le stesse).
Non è necessario avere una laurea in fisica nucleare per capire che, sicuramente, non è un apparato che può avere un privato (Telecom inclusa); per cui si pone la domanda: chi è che utilizza un trasmettitore del genere e,dove si trova e, sopratutto, che sta facendo?
Tutte domande (per il momento) senza risposta; ma una conclusione l'ho tratta: sicuramente è posizionato dalla parte opposta di Sestu, lato SS 131 (per ragioni ottiche) e da quella parte c'è.......
Provate a dirmelo voi.

Vediamo di parlarne

La cosa che mi ha lasciato interdetto, ascoltando le varie voci degli "addetti ai lavori" è che questo "vogliamo valutare con molta attenzione" ha lasciato a piedi (leggi LICENZIATI) non meno di 50 persone che lavoravano per il Parco Archeologico (senza contare l'indotto); queste persone non possono percepire nemmeno un soldo come cassa integrazione perchè questa non è prevista nel caso che un Ente blocchi i lavori di un altro Ente.
A questi occorrerà sommare tutte le maestranze di Coimpresa che si trovano il lavoro in forse, un calcolo sommario porterebbe a quasi 200 persone con l'avvenire grigio. Vediamo di parlarne.

Parlare non costa nulla

Ieri ( 6 Febbraio) ho letto su Il Sardegna l'ennesima proposta (per la serie parlare non costa nulla) per la salvaguardia del sito archeologico di Tuvixeddu: ricoprirlo con delle strutture in acciaio e vetro (!). Avevo già sentito una proposta così fantasiosa per l'Anfiteatro (bocciata senza pietà) e non pensavo che ritornasse in auge.
Mi lascia molto sconcertato il fatto che la teoria sia stata proposta da uno studioso dell'ambiente; sarà anche uno studioso dell'ambiente ma dimostra due cose:
Uno: non ha idea dei problemi che creerebbe al sito una copertura del genere (a parte il fatto che non si capisce bene chi dovrebbe pulire i vetri affinchè si veda qualcosa), leggi effetto serra, condensa eccetera.
Due: ha in mente che razza di pugno nell'occhio sarebbe una struttura del genere in un sito archeologico? E poi ci si lamenta dell'impatto ambientale dei futuri palazzi...
Ripenso agli anni in cui frequentavo l'Istituto Industriale; se avessi proposto un progetto simile al mio Professore di Tecnologia dei Materiali mi avrebbe, come minimo, bocciato a vita.
Evidentemente il relatore di questa proposta ha frequentato altre scuole....

04 febbraio 2007

Scoperte...Ricoperte

Cercando materiale documentale su Tuvixeddu, mi sono imbattuto in una pubblicazione del 1987 che descrive un ritrovamento archeologico in pieno centro di Cagliari abbastanza interessante. Sapete che all'altezza del numero civico 105 di Via Trieste c'è (c'era) un sito archeologico di una certa rilevanza? Beh, se non lo sapete ve lo racconto io. E' tutto vero, tutto documentato; i dati sono tratti da una pubblicazione del 1987 edita dalla Soprintendenza Archeologica per le provincie di Cagliari e Oristano e quanto vi riassumerò in termini per comuni mortali è un sunto di ciò che si trova scritto da pag. 51 a pag 78 di questa pubblicazione.
Si tratta di un ritrovamento archeologico del 1985 in un (all'epoca) cortile sito al numero civico 105 di Via Trieste a Cagliari, indicato al Catasto al Foglio 8F part.544. Su questo ritrovamento è stato fatto un vincolo su una superficie di 2960 metri quadri. Al di là della mera descrizione tecnica della campagna di scavo descritto in archeologese (normale essendo la pubblicazione dedicata, come al solito, esclusivamente agli addetti ai lavori), salta agli occhi l'unica immagine esistente che mostra l'estensione del ritrovamento (facendo le proporzioni con le persone ivi ritratte), cosa che si nota ancora meglio nella pianta disegnata. Una scoperta quindi di una certa importanza si cui cito testualmente un frammento di descrizione:"....una serie di blocchi....paralleli ad una cisterna che si intuiva tripartita; un condotto fognario....battuti pavimentali in calcare....nella sezine di uno spezzone del piano di calpestio moderno si coglieva parte di una sepoltura alla capuccina con tracce di incinerazione. Della copiosa cultura materiale registrata, si segnalano le vernici nere d'importazione ed imitazione locale, frammenti di contenitori anforacei repubblicani, di pareti sottili e di aretine; maggioritarie la ceramica sovradipinta, quella decorata a pettine e/o a stecca, a scanalature orizzontali, a ditate sull'orlo; presenti frammenti di bacili e di ziri con bolli e decorazioni...Notevole infine la quantità di frammenti di coppi e di embrici, di intonaci dipinti, di pavimenti in signino ed ancora tessere in pasta vitrea e monete..." (Nota: per tessere in pasta vitrea si intende un mosaico). Per evidenti ragioni di spazio non mi prolungo in ulteriori particolari; sembra evidente che si tratta di materiale interessantissimo (si tratta di epoca romana). Sicuramente sarete curiosi di poter dare un'occhiata a queste vestigia, se non altro perchè ne ignorate l'esistenza. Adesso, sempre citando testualmente quanto riportato nella pubblicazione, vi spiego come fare: (pag 53, punto 2.02), testuale:"...Si è adottata la soluzione alternativa, di concerto tra la proprietà, l'Ente Locale ed il Ministero dei Beni Culturali, di mettere in opera un solettone su plinti, sopraelevato sulle parti sommitali delle strutture archeologiche di non meno due metri da destinare a parcheggio....". In parole molto povere sopra gli scavi c'è un parcheggio e sopra di esso un palazzo, di scavi nemmeno l'ombra, idem della pubblicizzazione della notizia. Ho provato a cercare qualche reperto che (spero) sia stato recuperato ma l'unica cosa che sono riuscito a trovare sull'argomento è un disegno in mostra presso il Museo Archeologico di Cagliari di una ricostruzione del mosaico ritrovato. Del mosaico, che dal disegno osservato al Museo mi sembra molto bello, non se ne ha nessuna traccia e per quanto sia riuscito a scoprire nemmeno del resto (compresa la documentazione fotografica che, se c'è, sembra coperta dal segreto militare).
Per la cronaca, lo scavo è stato effettuato e descritto dalla Dr.ssa Maria Antonietta Mongiu e il Sovrintendente ai Beni Archeologici all'epoca era (come oggi) il Dott. Vincenzo Santoni. Entrambi li ritroviamo oggi tra i membri della Commissione Regionale che si occupa di Tuvixeddu (Delibera Regionale 51/12 del 12/12/2006). Commissione che ha posto il vincolo totale su Tuvixeddu.
Ma nel 1985 non potevano fare la stessa cosa?
SeuDeu

02 febbraio 2007

Tuvixeddu: Altre Iniziative

Dal Blog di Claudio Cugusi:
Assemblea per discutere del futuro di Tuvixeddu: appuntamento lunedì 5 febbraio dalle 16.30 alla sala Cosseddu della Casa dello studente., via Trentino Organizzano le associazioni Legambiente, Progettare il futuro e I Sardi. Interventi di Antonio Romagnino, Fausto Pani, Alfonso Stiglitz, Silvano Piras, Felice di Gregorio.
Moderano Vincenzo Tiana, Claudio Cugusi e Chicco Porcu.
Tutti sono invitati a partecipare.

C'è chi può...

Poi dicono che i soldi non sono tutto....
Riporto quanto visto su "Il Sardegna" del 2 Febbraio 2007.
A pag 12 vi è un'inserzione pubblicitaria a tutta pagina di Coimpresa che, cercando di spiegare la sostenibilità ambientale del progetto invita tutti coloro siano interessati a visitare i loro cantieri il 4 ed il 5 Febbraio. Vi sarà anche l'architetto progettista che (penso) spiegherà i dettagli.
Pensare che le altre associazioni per organizzare le loro visite a Tuvixeddu hanno usato l'economicissimo passaparola insieme agli sms per mancanza di pecunia....
Voto a Coimpresa sulle Public Relations 10 e lode.
P.S.- Quasi dimenticavo i servizi sulle emittenti televisive e gli articoli sui giornali sull'argomento. Un giornalista che ho contattato per chiedergli le ragioni di questa notevole visibilità mediatica sull'iniziativa mi ha risposto chi si tratta di un normale esercizio di diritto di cronaca. (?)

Chissà perchè mi viene in mente l'antico detto: "Diffidate dai Greci quando portano doni"....

Dopo 14 anni....

Tra le varie cose che sto raccogliendo sull'argomento su Tuvixeddu ho in mano una pubblicazione edita nel 1993 in cui si parla di Tuvixeddu, della sua importanza storico-archeologica, dello scarso interesse per esso da parte delle varie Amministrazioni e della sua lottizzazione che avrebbe posto fine ad un importante pezzo della nostra memoria storica. In pratica un documento-denuncia. Lo sto leggendo attentamente e mi sembra che vi siano degli spunti molto interessanti. Una cosa salta subito agli occhi: dal 1993 ad oggi vi è un discreto salto temporale, per l'esattezza 14 anni. Mi piacerebbe sapere dove sono finiti in questi 14 anni tutti coloro i quali, oggi, si autoproclamano paladini del colle. Dormivano o erano ibernati?

01 febbraio 2007

E se avesse ragione Coimpresa?

Sia ben chiaro: non sono contro Coimpresa e Cualbu, cerco disperatamente di stare in equilibrio tra le due parti e capire dove si nasconde la verità. Ammesso che esista una verità: di solito, in situazioni come questa ve ne sono piu' di una.
Una mia impressione è che Cualbu, investendo in questa operazione una vagonata di soldi, abbia voluto verificare la solidità delle fondamenta di questa operazione ed abbia iniziato sicuro che le concessioni stavano solidamente in piedi dal punto di vista legale. Questo perchè, solitamente, un imprenditore è tale perchè investe soldi e non li butta via in operazioni rischiose. Quindi se l'edificazione è andata avanti la cosa era regolare (o è stata fatta apparire come tale).
Se l'altro giorno qualcuno si è svegliato dando fiato alle trombe del blocco totale di qualsiasi attività sul colle, sorge immediatamente un dilemma:
a) Tutte le procedure di concessioni edilizie per Tuvixeddu avevano un vizio di forma e, se è così, non si capisce bene perchè se ne sono accorti proprio adesso;
b) Tutte le concessioni edilizie sono in regola ed allora qualcuno sta montando un caso unicamente per il proprio interesse.
In qualsiasi caso vi sono degli accordi ben precisi: firmati in periodi molto distanti da questo (vi farò sapere la data quanto prima) e non è che ci si inventa un blocco con effetti retroattivi come se niente fosse; dall'altra parte delle varie amministrazioni in ballo, che piaccia o meno, vi è un imprenditore che ha investito e sta investendo cifre non indifferenti e non lo si può mettere alla porta come se niente fosse, occorre dare delle valide alternative a quella attuale e considerare il danno subito, sia dal punto di vista materiale che da quello dell'immagine.
Se si segue questa strada e l'imprenditore ritiene è d'accordo, si risolve, diversamente (e mi spiace per Tuvixeddu) Cualbu ha tutti i diritti di edificare dove sta edificando.
E' un discorso di regole e di leggi che, nel bene e nel male, vanno rispettate.
Cosa che succede sempre meno in Italia.
Aspetto le critiche considerando serenamente che, come sempre, chi piu' strilla, piu' ha da nascondere.
SeuDeu

Capito perchè fanno i politici?

Ci sono delle notizie che fanno venire il voltastomaco. Questa, inoltre, suona anche come un insulto per il cittadino italiano. Questa è la categoria di persone che propone un allungamento della vita lavorativa ed una diminuzione degli stipendi e delle pensioni (in sintesi). Degli altri, non le loro.
L'articolo è estrapolato da un'inchiesta dell'Espresso in edicola questa settimana. Ne pubblico una parte ma vi invito caldamente a leggerlo tutto a questo indirizzo:

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Onorevole-si-dia-un-taglio/1494536&ref=hpsp

Sono tremilatrecentodue: questo il numero degli ex parlamentari, deputati e senatori, che ricevono una pensione da Montecitorio e Palazzo Madama. A seconda degli anni di contribuzione, si va da un minimo di 5 ad un massimo di 30 anni, incassano un assegno che parte da 3 mila euro lordi mensili per arrivare anche a 10 mila. "L'espresso" lo rivela nel numero in edicola questa settimana che pubblica (ad eccezione dei circa mille vitalizi di reversibilità erogati a moglie e figli di parlamentari defunti) anche la lista completa dei beneficiari con il periodo di contribuzione e l'importo dell'assegno. Il vitalizio si cumula con tutti i redditi e tutte le rendite: si somma all'indennità (198 mila euro l'anno) di chi si è dimesso da parlamentare per entrare nel secondo governo Prodi: tra i tanti, il viceministro degli Esteri Ugo Intini, che oltre alla "paga" spettantegli come membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi.
.......
I deputati eletti prima del '96 hanno diritto invece al vitalizio all'età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni.Ancora più generoso si rivela il senato: gli eletti a partire dalla XIV legislatura del 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni a 60 con due legislature) e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni. Coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, riscuotono invece il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati. Secondo quanto scrive "L'espresso" sia alla Camera che al Senato l'ammontare del vitalizio viene calcolato sulla base dell'indennità lorda (12 mila 434 euro) e degli anni di contribuzione. A ciascun anno è legata una percentuale: per cinque anni si ha diritto al 25 per cento dell'indennità (pari a 3 mila 109 euro lordi di vitalizio); per 10 al 38 per cento (pari a 4 mila 725 euro); per 20 al 68 per cento (8 mila 455 euro); fino ad arrivare all'80 per cento dell'indennità per i 30 anni e oltre (9 mila 947 euro). Con una ulteriore blindatura della base di calcolo: la cosiddetta "clausola d'oro" grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente essendo legato all'importo dell'indennità del parlamentare ancora in servizio. Quanto costa tutto questo ai bilanci di Montecitorio e Palazzo madama?
Quanto ai costi complessivi, Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati (reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio. Un'autentica voragine che nel 2006 produrrà un "buco" stimato in 174 milioni di euro. Anche a questi a carico dei cittadini contribuenti.

Tratto dall'articolo in rete de L'Espresso.
Non ho parole per definire i nostri (si fa molto per dire) governanti.
Provate a definirmeli voi, a me si torce lo stomaco dal disgusto.

Facciamoci una gita

Complimenti a Coimpresa: hanno dei PR (Relazioni Pubbliche) che hanno capito tutto….
Dopo le gite organizzate a Tuvixeddu da Amici di Sardegna e Legambiente, anche la società di Cualbu ha deciso di organizzare una gita nei loro cantieri (4 e 5 Febbraio) per mostrare la sostenibilità del loro progetto.
Resto sempre dell’opinione che il Parco Archeologico di Tuvixeddu, definito unanimemente “La necropoli punico-romana piu’ estesa del Mediterraneo”, realizzato con vista sui palazzi è quantomeno sgradevole dal punto di vista estetico, quasi come un appartamento con vista sulle tombe puniche…..
Una cosa che non capisco bene: perché si ostinano a definirle gite organizzate?
Chiudo con una cattiveria bella e buona: avete presente le gite organizzate che poi si risolvono con la solita vendita di batterie da cucina?

Non credevo che….

Inizialmente avevo intenzione di scrivere un post chiedendo a tutti coloro avessero del materiale o delle testimonianze su Tuvixeddu di condividerle con me per permettermi di poter ricostruire, il meglio possibile, la storia di questo colle.
Invece sono arrivate varie telefonate di persone che mi hanno offerto il loro aiuto con documenti, storie, testimonianze; la qual cosa non può che farmi piacere (ovviamente).
Vorrei chiedere, quindi, a tutti coloro volessero condividere con questo Blog notizie, documenti, storie, testimonianze su Tuvixeddu di inviarmi il materiale al seguente indirizzo di posta elettronica:
seudeu@gmail.com
Il materiale pervenutomi verrà pubblicato come post in cui verrà, ovviamente, citata la fonte (nel caso la fonte volesse restare anonima me lo faccia presente nella mail).
Ovviamente i commenti sui post sono graditissimi (se no che discussione si può instaurare?), anzi, quasi obbligatori…
Ricordate che per lasciare un commento occorre cliccare su “COMMENTI” (posto alla fine dell’articolo) mentre, cliccando sull’iconcina della busta si invia ad un proprio amico, per email, la copia dell’articolo (troppo buoni…) con la possibilità di aggiungere un commento personale.
Spero di meritarmi il tempo che userete per leggere questo blog.
SeuDeu

Abbiamo scoperto l'acqua calda

Quando ci si vuole documentare su qualcosa capitano tra le mani scritti interessantissimi (quando hanno una simile qualità vuol dire che non sono stati mai letti ed hanno avuto una diffusione irrisoria). Cercando notizie per stendere almeno una descrizione dei luoghi del contendere (leggere Tuvixeddu & dintorni), mi sono imbattuto in alcuni documenti pubblicati (se non erro) nel 1993 in cui si denunciava, in maniera molto circostanziata peraltro, la mancanza di sufficienti vincoli protettivi per l'area e non solo. In sintesi, tutto il movimento in essere di questi giorni su Tuvixeddu, trattasi di riscoperta dell'acqua calda dato che sono documentate in data precedente le medesime denunce.
Il tempo di riordinare le carte, i dati e le idee e la cosa continua.
SeuDeu