04 aprile 2008

In vino veritas....

L'Espresso online ieri pomeriggio verso le 17 ha pubblicato in anteprima un articolo che uscirà sul numero cartaceo di domani dal titolo inquietante di Benvenuti a Velenitaly in cui si racconta della peggiore sofisticazione alimentare della storia italiana.
L'articolo completo lo potete leggere qui:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Benvenuti-a-Velenitaly/2011967&ref=hpstr1
Inoltre ha pubblicato l'articolo sulla persunta sofisticazione del famoso (e costoso) vino Brunello da Montalcino qui:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Nel-Brunello-ce-il-Tranello/2012048

Vista la gravità del fatto (dettagliatamente documentato dal giornalista) mi sarei aspettato una discreta risonanza, sopratutto sul primo articolo, da parte degli altri media ed invece....
Leggendo oggi le (poche) varie testate, si parla (con toni abbastanza soft) solamente della notizia sulla sofisticazione del Brunello.
Ora, mentre per il Brunello si tratta unicamente (pare) di aver mischiato altre qualità di uve per ragioni di export (e di truffa) ma, alla fine, sempre di vino si tratta;
l'altro articolo denuncia una sofisticazione dove, in una bottiglia di vino ve ne è (forse) il 40%, per il resto c'è altro.
Questo mistero si svela non appena ci si ricorda che dal 4 al 7 aprile si è tenuta la rassegna di Vinitaly (da qui l'assonanza col titolo de l'Espresso) e questo spiega un sacco di cose, molte delle quali dette a mezza bocca che non sarà male riassumere per quanto non suffragate da prove che possano reggere in tribunale.
Scorrendo l'articolo su Velenitaly salta fuori un discreto numero di aziende coinvolte e SOPRATTUTTO una marea di negozi della grande distribuzione che hanno sicuramente acquistato queste partite di vino low cost.
Questo ci porta ad un classico italiano: l'omissione dei nomi che, per quanto possano dichiarare i vari ministri addetti (sanità & politiche agricole) non è dovuto alla necessità di ulteriori indagini bensì alla necessità di parare il c***o a questi farabutti che fanno i soldi a nostre spese ed hanno (sicuro come l'oro) delle lobby che permettono loro di nascondersi davanto all'opinione pubblica.
E' indubbio che il settore alcool (vini & affini) sia protetto da lobby potentissime, ma non solo, anche lo Stato Italiano ha tutto l'interesse a tenere in piedi il mercato.
Vi spiego subito il perchè: forse non tutti sanno quanto costa acquistare un litro di alcool puro per alimenti.
Ve lo dico io: 11 euro; il costo di produzione e vendita al netto è (al massimo) di 2 euro.
La differenza se la mette in tasca lo stato con le tasse e 8/9 euro per ogni litro comporta degli incassi importanti. O no?
Ecco perchè falliscono le campagne antialcool, o meglio: ecco perchè vengono realizzate delle campagne antialcool assolutamente inutili: ci rimetterebbero tutti un bel po' di soldi.
Un po' come se un bel giorno lo stato decidesse di far relizzare una rete di trasporti pubblici VALIDA ed inibisse totalmente il traffico nelle città.
Ma avete idea di quanti soldi ci rimetterebbe sul mancato introito di tasse sulla benzina risparmiata?
Vabbè, qualcuno direbbe che troverebbe un altro sistema per salassarci ma di questo ne parleremo un altro momento....
Torniamo a noi.
Dando uno sguardo alle cifre che si muovono nell'area vinicola viene subito da pensare che vi sia un buon movente per minimizzare la notizia del vino sofisticato; d'altronde soltanto con la vendita della produzione del vino taroccato sinora scoperto, si sorpassano gli 80 milioni di euro (accertata una produzione di 70 milioni di litri sino a questo momento).
Il mondo della vinicoltura fa girare cifre di molte centinaia di milioni di euro, validissima ragione affinchè la notizia venga silenziata il più possibile, anche perchè uno scandalo del genere farebbe andare a picco l'export del settore (basterebbe ricordarsi cosa successe col "vino al metanolo" col crollo verticale dell'export dei vini) ed anche il consumo interno.
Giusto per fare mente locale, provate a pensare a tutte le ditte che ci frantumano le p(censura)e con la loro pubblicità televisiva di vino in brik spacciandolo per chissà quale nettare low cost: se lo dovrebbero bere loro e non potrebbero più pagarsi la pubblicità, creando anche un danno in altri settori (non guadagnerebbero i media).
Una situazione classica dove l'utente finale (come sempre) si ritrova senza tutele sia per la salute che per il portafogli mentre i farabutti che mettono in piedi queste truffe intascano così tanti soldi da potersi permettere anche investimenti per produrre olio per ungere gli ingranaggi che potrebbero bloccare questo businness ultrasicuro (le pene per questi reati sono semplicemente ridicole) .
A coloro che magari si ritrovano questi brik di vino perlomeno dubbio potrei suggerirne l'uso alternativo quale liquido sturalavandino.
Visti gli acidi usati in questi vini magari funziona meglio del Viacal....

P.S. - Nel caso non lo sapeste l'acido cloridrico e l'acido solforico sono catalogati tra gli additivi alimentari (regolatori di acidità e antiagglomeranti) con la sigla E507 ed E513. Questo sta a significare che sono legalmente utilizzati in ambito alimentare.
Hic!

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