17 aprile 2007

ADSL si ADSL no

L'articolo precedente dal titolo “Digital Divide” non sarà un episodio sporadico ma è il primo di una serie che posterò sull'argomento. Argomento che, per ragioni professionali, conosco molto bene dal punto di vista teorico, pratico e delle sue implicazioni socio-culturali.
In ultima analisi, trascendendo dall'ottica puramente tecnica, si tratta di cultura. Cultura da attingere da una rete globale, usufruirne e condividerla. Ritengo un autogol politico il non realizzare in tempi brevissimi il cablaggio globale in Sardegna. Parlare di costi ingenti è un controsenso; alla fine dei conti verrebbe a costare molto di più il mantenere lo status quo, Si sta parlando, badate bene, di un bene, tutto sommato, immateriale; nel senso che non sono i costi di cablaggi, centraline, router e quant'altro, bensì i costi dovuti alla mancata cultura, al mancato lavoro con le sue mancate prospettive.
Pensiamo agli studenti: per poter studiare si ha la necessità di avere accesso alle informazioni. In ogni centro abitato si avrebbe bisogno quindi di biblioteche molto ben fornite che hanno un costo notevolissimo (si parla di libri cartacei), a questo si andrebbe a sommare il costo di fotocopie o fogli per appunti, senza contare il tempo che si andrebbe a perdere nel dover cercare manualmente un'informazione spulciando una serie più o meno lunga di pubblicazioni.
Lasciando le cose come si andrebbe a realizzare una politica classista identica a quella che, a parole, si è (così dicono) eliminata: chi vive in una città o paese servita dall'alta velocità ha possibilità di condurre gli studi in un modo, gli altri, sprovvisti di tale mezzo, si troverebbero in una situazione di handicap culturale.
E questo sarebbe il modo in cui dovremmo fare la concorrenza al resto d'Europa?
Ma fatemi il piacere!

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