29 settembre 2008

E a dir di Tuvixeddu... (di Giorgio Ghiglieri)

A poco più di dieci anni di distanza dalla mostra "Tomba su tomba", la Soprintendenza Archeologica di Cagliari ha presentato, il 27 settembre, la mostra: "E a dir di Tuvixeddu".
L'esposizione, sita al terzo piano del Museo Archeologico di Cagliari, presenta il risultato di oltre dieci anni di lavori effettuati dalla Soprintendenza Archeologica che, in questo modo, risponde con i fatti alle tante accuse che le sono state mosse.
La mostra, che resterà aperta sino al 31 marzo del 2009, ripercorre, per aree di scavo, gli scavi e i ritrovamenti effettuati nell'area. In una cornice fatta di fotografie aeree e tavole con disegni, grafici e didascalie, nelle teche del museo sono esposti dei pregevolissimi reperti fenicio-punici e romani di una bellezza unica.
Dai cocci anonimi ai gioielli, dalle anfore agli amuleti, tutti i reperti sono incastonati entro un commento grafico-lessicale che ne descrive il luogo di ritrovamento e loro storia.
Frammenti di antico che ritornano nel nostro presente per ricordarci la nostra storia e farsi ammirare nella loro millenaria bellezza accentuata dal fatto che i reperti esposti non sono stati restaurati ma portano con loro ancora la terra delle tombe da cui provengono.
La visita della mostra è, comunque, un fatto assolutamente emozionale: la visione di una bellezza senza età rimasta per secoli sepolta sotto l'indifferenza (ed i rifiuti) che hanno ricoperto il colle sino ad una decina di anni orsono.
In tutta la mostra traspare il lavoro svolto da tutto il personale della Soprintendenza: dagli archeologi ai disegnatori, dai geologi agli operai. Tutti hanno lavorato duro, spesso in condizioni precarie, ed il risultato messo davanti agli occhi dei visitatori ripaga abbondantemente dalle fatiche di tutti i generi che il personale della Soprintendenza Archelogica ha dovuto affrontare nel corso dei lavori di scavo.
Ma questa mostra non è soltanto un momento di ammirazione dei reperti riportati alla luce, è anche un momento di riflessione e comprensione dei fatti che attorniano ed accompagnano questi reperti.
Fatti che sono molto confusi con notizie prive di supporto, numeri sparati a caso, confusione di competenze.
Partendo proprio dalle competenze, la Dr.ssa Lo Schiavo, Soprintendente ai Beni Archeologici, ha iniziato nella mattina di sabato, la conferenza stampa-dibattito sulla presentazione della mostra.
La prima cosa specificata dalla Lo Schiavo è stato l'ambito delle competenze proprie della Soprintendenza Archelogica: solo archeologia.
Tutela e scavo archeologico e non paesaggio, ambiente, urbanistica, giurisprudenza e politica.
La S.A. si occupa della tutela della cosa, dove per cosa si intende il reperto archeologico, del suo scavo e della sua catalogazione. Il resto, dice chiaramente, è compito di altri enti.
Nella perenne diatriba sulla tutela delle aree archeologiche ha ricordato come, anche nel passato, i Soprintendenti abbiano sempre segnalato l'urgenza di tutela di tanti siti ma tali segnalazioni, il più delle volte, siano rimaste lettera morta in quanto i mezzi legislativi non hanno consentito loro di poter andare oltre a quanto fatto.
Il vincolo archeologico, spiega la Lo Schiavo, non è un vincono di inedificabilità; sia i vincoli diretti che indiretti tendono a tutelare la cosa, la differenza tra i due tipi di vincolo sta nel fatto che mentre il primo (vincolo diretto) ha come fine la tutela diretta della cosa, il secondo (indiretto) crea un'area di rispetto che permette la fruibilità della cosa. Mentre la valorizzazione della cosa spetta a più enti mediante un progetto condiviso dalle parti.
Per quanto riguarda la scomparsa di oltre 400 tombe, la Lo Schiavo, coadiuvata dalla Dr.ssa Salvi, ha spigato come in realtà stiano le cose.
Innanzitutto l'opera di scavo è, di per sè, un'opera distruttiva in quanto per arrivare ad un reperto è necessario scavare, quindi distruggere la situazione primigenia. Beninteso, per distruggere si intende rimuovere quanto si trova nell'area, quindi asportare il terreno e tutto quello in esso e non altro (come qualcuno ha insinuato).
Dato che le varie sepolture sono stratificate e non, come si potrebbe supporre, in un certo ordine, è ovvio che per arrivare alla sepoltura più in basso occorrerà rimuovere quella sopra e così via sino ad arrivare a quello che in termini archeologici si definisce "strato sterile", ossia alla nuda roccia o ad una conformazione geologica dove si sa che non sussiste altro.
Viene da sè il fatto che, per recuperare le sepolture le tombe vengano distrutte: non c'è altro modo.
Le metodologie di scavo prevedono poi una numerazione progressiva dei reperti trovati; la tecnica della numerazione progressiva, descrive la Dr.ssa Salvi, prevede che, nel caso in cui non si abbia la certezza che un determinato pezzo faccia parte di una sepoltura univoca, questo viene numerato con un numero progressivo successivo.
Per meglio capirci, accade molto spesso che una serie di reperti numerati progressivamente vengano successivamente accorpati in un'unica sepoltura quindi, in termini di numeri, il loro valore assoluto indicante le sepolture si riduce (giusto per esempio: 20 reperti numerati progressivamente = una sepoltura).
Per tacitare tutti coloro i quali si lamentano che le tombe sono state distrutte (facendo credere che ne sia stato distrutto anche il contenuto) si potrebbe agire come disse il noto archeologo Lilliu: la miglior tutela di un bene archeologico è tenerlo sepolto...
Per quanto riguarda il presunto danno creato dai gradoni, la Lo Schiavo ha spiegato che questi sono semplicemente poggiati sul terreno dove non sussistono tombe e che quindi non si tratta di un'opera invasiva che potrebbe danneggiare l'area archeologica in quanto, per eliminarli basterebbe tagliare la rete e rimuovere le pietre in essi contenute.
Sia la Lo Schiavo che la Salvi hanno sottolineato che nell'area esterna al vincolo non vi sono tracce di sepolture, ciononostante l'area viene tenuta sotto controllo dagli archeologi, pronti ad intervenire nel caso venissero alla luce nuove sepolture, mentre hanno confermato che nell'area archeologica vi sono ancora numerosissime tombe che aspettano di venire alla luce.
In sintesi la Dr.ssa Lo Schiavo ha rivendicato il corretto operato svolto dalla Soprintendenza Archeologica nel rispetto delle competenze proprie dell'ente. Un attenersi alle regole che sta comunque costando caro alla Soprintendenza che,bersagliata da accuse da più parti, travisata nelle sue dichiarazioni porta fatti a sua discolpa che nessuno vuole prendere in considerazione.
Sembrerebbe quasi che in questa vicenda del colle di Tuvixeddu dove, sicuramente, vi sia in ballo molto più di quanto oggi si possa intravedere, si sia già preparato l'agnello sacrificale.
La Soprintendenza Archeologica per l'appunto.
(Giorgio Ghiglieri)

E a dir di Tuvixeddu... VIDEO (di Giorgio Ghiglieri)

26 settembre 2008

Federico, born in N.S.I. (Nuraminis, Sardinia Island) - di Giorgio Ghiglieri



Federico Zara, born in N.S.I. (Nuraminis Sardinia Island) è un sardo doc sul cui biglietto da visita, alla voce attività, potrebbe scrivere 'Artista del riciclaggio'.
Riciclaggio in senso ecologico non come reato. Che avete capito?
Difatti Federico, prima di essere un artista (aggettivo che preferisce non venga usato nei suoi confronti), è un acceso sostenitore dell'ambiente.
Nulla si crea, nulla si distrugge: tutto si trasforma.
Questo concetto si applica perfettamente al nostro artista poco più che trentenne alla perenne ricerca di se stesso (e di un posto di lavoro stabile) con una passione per la fantascienza intelligente (Lovercraft, Asimov, Orwell), privo di risposte pronte e con una bella collezione di dubbi.
Potrei definire Federico Zara uno scultore in quanto le sue opere possono essere assimilate a sculture ma sarebbe sicuramente riduttivo; in realtà trattasi di composizioni a carattere tecnologico-cibernetico create con una tecnica personalissima che porta a dei risultati, sicuramente, originalissimi e sorprendenti.
La cosa funziona più o meno così: Federico inizia ad osservare i vari apparati 'rottamati' che si possono trovare in un qualsiasi deposito di rifiuti. Inizia a smontarli e nel frattempo osserva i vari pezzi. A questo punto, presumo, dovrebbe scattare l'idea geniale (la classica lampadina del fumetto) e così il nostro artista, armato di saldatore, colle & vernici inizia ad assemblare i pezzi più disparati presi da oggetti altrettanto disparati. Da questo lavoro nascono creazioni che non hanno nessuna parentela con gli oggetti primigeni.
Avete mai visto la statua di un guerriero tecnologico di un futuro remoto venire fuori da pezzi di un videoregistratore e di una stampante? Vedere per credere.
La materia prima utilizzata da Federico ha una sua precisa ragione di essere. Ritiene, a ragione, che ciascuno di noi, vittima di un consumismo oramai esasperato, spreca letteralmente le risorse gettando via tante di quelle cose che potrebbero avere ancora un loro ciclo di vita reincarnandosi in forme diverse e sempre fruibili.
L'esempio è dato dalla quantità incredibile di 'spazzatura elettronica' che produciamo: dal videoregistratore obsoleto dopo due anni al computer passato di moda; dal telefonino alla stampante e via elencando. Tutto questo materiale, continua a raccontare Federico, viene buttato via come materiale inutile ed ingombrante aumentando così la massa di rifiuti che, giorno dopo giorno, ci stanno sommergendo.
Nel suo piccolo, quindi, contribuisce alla diminuzione dello spreco di risorse, riutilizzando materiali di scarto ed ottenendo, nel contempo, dei notevoli risultati artistici.
Mi spiegava Federico che il concetto base su cui basa la realizzazione delle sue opere è facilmente trasportabile anche sul piano pedagogico. La sua idea sarebbe di poter realizzare deglii workshop nelle scuole elementari dove poter insegnare l'arte della creazione di nuovi oggetti ai bambini, partendo da materiale di recupero.
Tale progetto avrebbe due finalità: la prima quella di stimolare le capacità artistiche e manuali dei bambini; la seconda di insegnare l'ecologia mostrando, nella pratica, come dei materiali, normalmente gettati via perchè considerati inutili, possano essere riutilizzati e rinascere a nuova vita e nuovo utilizzo.
L'unico mio problema, conclude Federico, è che non so esattamente dove rivolgermi per proporre questo progetto. Dicendo questo mi sorride con l'aria di chi ha bussato a molte porte che si sono rifiutate di aprirsi.
L'idea di questi workshop con i bambini mi sembra abbastanza buona: in questa epoca in cui è fondamentale trovare uno sviluppo sostenibile, iniziare a farlo capire sin da piccoli non può che fare bene.
Gli diamo una mano?


Giorgio Ghiglieri

23 settembre 2008

Cagliari, sabato Tuvixeddu si mette in mostra (di Giorgio Ghiglieri)

Una mostra per conoscere la vera storia di Tuvixeddu e dei suoi reperti. Sulla necropoli in questi mesi tutti hanno espresso il loro punto di vista, più o meno opinabile. Tutti ad esclusione della Soprintendenza Archeologica di Cagliari accusata da più parti dello "scempio di Tuvixeddu".

La Soprintendenza Archeologica si è chiusa in un silenzio istituzionale ed ha scelto un modo molto efficace per ribattere le accuse piovutele addosso: una mostra su Tuvixeddu.
Mostra che, oltre ad esporre vari reperti rinvenuti nell'area, ripercorrerà tutta la storia degli scavi e rinvenimenti archeologici con dovizia di documentazione grafica e fotografica.
Si tratta quindi di un'occasione imperdibile per tutti coloro i quali hanno interesse a conoscere la storia di questo luogo di cui tanto si è parlato ma poco si è visto.


L'apertura della mostra è fissata per sabato 27 settembre alle ore 17 presso la Cittadella dei Musei di Cagliari e sarà preceduta, la mattina, da una conferenza stampa.

(Giorgio Ghiglieri)

21 settembre 2008

Tuvixeddu: Le ragioni del colle, pardon di Italia Nostra

Giorgio Todde:
(rivolto alla Dott.ssa Mureddu) "...Il fatto che stia dicendo cose con le quali io stesso non sono d'accordo perchè negano l'evidenza, questo non significa che non debba esporle..."
Maria Paola Morittu (Italia Nostra):
".....a questo punto, la Soprintendenza, secondo me, avrebbe dovuto dire: avevamo ragione, le tombe ci sono, estendiamo il vincolo, salviamo il villino Serra, facciamo un grande parco aperto alla vista della città. Non c'era un palazzo Cadeddu. Invece la Soprintendenza si è messa d'accordo con l'impresa. Ha scavato d'accordo con l'impresa, no non sto parlando di accordi illeciti. Legittimamente si è messa d'accordo con l'impresa. Ha chiesto un termine all'impresa per poter effettuare gli scavi, dopodichè ha concesso che venisse realizzato il progetto edificatorio.Dando anche un premio in volumetria perchè il costruttore ha ceduto le aree vincolate le aree dove c'era la villa di.... la tomba di Caio Rubellio al Comune. Oltretutto il costruttore ha anche avuto un premio di rinvenimento perchè nel suo terreno sono state trovate 431 tombe (Nota:Ha dimenticato di dire che il riferimento è per tre lotti) .....".
Renato Soru:
"...in maniera che tutte le competenze fossero coinvolte. E' stato messo un vincolo sulla base di una discussione dove naturalmente l'unico contrario era il Soprintendente ai Beni Archeologici..."
"...Una mattina stavo andando in ufficio, sono passato in macchina in via S.Avendrace e ho visto all'improvviso che una casa l'avevano buttata giù forse il giorno prima e ho visto un pezzo dei Sassi di Matera (?!) a fianco al bar, all'inizio di Viale S. Avendrace, vicino alla Grotta della Vipera. Non bisogna essre Soprintendente ai Beni Archeologici per capire che forse valeva la pena di occuparsene e non ho capito se il Soprintendente ai Beni Archeologici facesse una strada sempre diversa e se anche i suoi colleghi e collaboratori, la zia e non avesse un figlio che lo potesse avvisare (applausi scroscianti...). Grazie. E neanche un figlio che potesse avvisarlo: babbo. ho visto questa cosa passando per strada. Una cosa che una persona semplice, senza troppi studi poteva capire, che nella via S. Avendrace che conosciamo tutti quanti oggi alla fine non si vedeva più niente tranne questa grotta che qualcuno aveva salvato (pausa sospensiva) nei secoli scorsi. .....".

Questi tre passaggi espressi con parole testuali, estrapolati dalle oltre tre ore di parole che hanno animato (a senso unico) il dibattito (inesistente) sul tema. "Tuvixeddu: le ragioni del colle", organizzato da Italia Nostra in collaborazione col Consiglio Regionale della Sardegna sabato 20 settembre al Palazzo viceregio di Cagliari la dicono lunga sugli scopi della manifestazione.
Pubblicizzata come un incontro-dibattito con la cittadinanza si è rivelato un processo sommario ai presunti colpevoli del fantomatico sfascio di Tuvixeddu: la Soprintendenza Archeologica di Cagliari.
Soprintendenza che, nel momento in cui ha avuto l'occasione per dire la sua sull'argomento, basandosi su solidi fatti, con l'intervento di Donatella Mureddu, portavoce del Soprintendente Lo Schiavo, assente, è stata, in pratica ridotta al silenzio sia dal moderatore per presunti problemi di tempi, sia da una parte del pubblico che ne ha impedito, in parte, l'esposizione dei fatti (gli unici della serata).

In pratica, alle 21.30 si è arrivati alla fine degli interventi con un pubblico ridotto al lumicino.
Vien da sè che, a questo punto, qualsiasi dibattito si sarebbe svolto davanti ad un numero risibile di persone e quindi privo di qualsiasi valore; bene hanno fatto alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste ed altri che avevano dei quesiti da porre ad abbandonare (giustamente) il convegno per protesta.
Difatti, invece di porre per ultimi gli interventi politici, lasciando quindi spazio al dibattito, è stata spostata la scaletta per cui, alla fine dell'intervento del Presidente Soru,la sala si è svuotata di colpo di almeno la metà dei partecipanti ed alla fine dell'intervento di Elio Garzillo sarà rimasto, ad occhio, un decimo del pubblico presente all'inizio.
Risulta quindi chiaro che questa conferenza è stata organizzata per attaccare la Soprintendenza Archeologica, mossa preventiva causa l'apertura il giorno 27 settembre di una mostra su Tuvixeddu organizzata dalla stessa Soprintendenza.
una mostra in cui verranno esposte, oltre ai reperti, tavole, disegni e documenti che raccontano la vera storia di Tuvixeddu e spazzano via il falso clamoroso delle oltre 400 tombe scomparse. Falso che, durante il congresso (?) è stato più volte rimarcato senza però portare alcuna prova a supporto di quanto affermato.
Ovviamente si è evitato accuratamente di lasciare spazio a molte persone le quali, fatti alla mano, avevano parecchie domande scomode da esporre, domande chiare con risposte altrettanto chiare che avrebbero, con tutta probabilità, messo in imbarazzo molti dei relatori i quali, oltre a raffronti improponibili e voli pindarici, altro non hanno saputo esporre.
Una cosa evidente è stata la falcidia messa in atto tra i "paladini del colle", infatti, mentre alcuni esponenti della "prima ora" non sono stati nemmeno invitati (evidentemente scomodi), altri sono rimasti ad aspettare (invano) il loro turno per dibattere. Tutti questi personaggi hanno un comune denominatore: hanno iniziato a dissentire.

In realtà, questo simposio, oltre ad affossare la Soprintendenza Archeologica, serviva a supportare l'annuncio del Presidente Soru dell'ennesimo blocco ai cantieri di Coimpresa mediante il ricorso al Consiglio di Stato. Un modo per prendere tempo ed approvare la legge che consenta alla RAS di legiferare onde poter ricreare la commissione precedentemente cassata da ben tre sentenze.

Renato Soru:
"...Per farla breve, spero che lunedi o martedi noi ci opporremo al Consiglio di Stato contro la sospensione quindi i cantieri, a parte quello di Cocco che ormai è fermo anche quello di Tuvixeddu rimarrà fermo. Nel frattempo la Soprintendenza ai Beni Monumentali ha sospeso alcune ma sarà più preciso l'architetto Grazillo, ha sospeo alcune concessioni, avendone sospeso il nulla osta paesaggistico in vitrù, pensate un po' del piano paesaggistico regionale, in vitrù del piano paesaggistico regionale che questa regione ha messo...."
Inoltre Soru, fa aleggiare un'atmosfera sinistra sulla platea dichiarando:
"...perchè c'è anche qualcuno tra noi,a me non interessa niente, ma c'è qualcuno tra noi che si pone il problema di cosa deve fare per salvare la sua casa, se la deve intestare al figlio perchè nel frattempo le imprese lo stanno perseguitando, lo minacciano di portargli via la casa....."
Alla fine conclude con un colpo di teatro:
"...Nel frattempo credo che sia stata una bella notizia, è una cosa che covava da qualche tempo, che la Sardegna si faccia capofila di un progetto transnazionale, quindi maggiormente accettato dall'UNESCO per la tutela per l'inserimento nella lista dei siti protetti dall'UNESCO non di un singolo sito ma dell'intera cultura fenicio-punica di cui è stat richiamata nella cartina, partendo dai siti in Sicilia con cui si sta collaborando, i siti di Malta e certamente aggiungendo quelli delle Baleari col cui presidente ci siamo incontrati qualche giorno fa. E che finalmente possa essere questa cultura fenicio-punica che ha delle presenze così importanti in Sardegna messa sotto la protezione anche dell'UNESCO. Così come credo possa essere una bella notizia dire che volgiamo impegnarci anche perchè non il singolo nuraghe ma l'intera cultura nuragica possa diventare patrimonio dell'UNESCO e quindi non solamente il sito di Barumini ma tutti gli 8000 piccoli siti e tutti i percorsi che legano questi nuraghi sono patrimonio dell'umanità che portiamo all'attenzione dell'UNESCO credo con grande possibilità di successo. Giovedi incontrerò il Ministro Biondi e speriamo di poter festeggiare la fine di questa lunga storia."

Dimenticando che il suo assessorato ai Beni Culturali non muove un dito per la tutela di vaste aree in cui insistono importanti siti archeologici, scaricando le incombenze alla Soprintendenza Archeologica, salvo poi cercare di impossessarsene quando fa più comodo.
Ma, si sa, la corsa alle elezioni regionali è cominciata......

Tuvixeddu: Comunicato da Amici di Sardegna

Ricevo e pubblico:

COMUNICATO STAMPA
Tuvixeddu: l’ennesima demagogica prevaricazione

Da oltre 20 anni operiamo in Sardegna nel tentativo di creare interesse e partecipazione sulle peculiarità e vicende che riguardano la nostra terra allo scopo di arricchire le conoscenze e le sensibilità dei residenti. Fra le numerose iniziative che abbiamo realizzato in tutta la Regione quelle riferite alla necropoli di Tuvixeddu sono state senz’altro le più seguite e anche le più imitate. Su questo sito di rilevanza mondiale si è detto e fatto di tutto. Ma alla fine sembra che non se ne voglia venire a capo. In effetti c’è molta confusione e anche una limitata conoscenza dei fatti.
Ma, al riguardo, una cosa mi sembra giusto affermare.
12 anni fa, in occasione della 1° manifestazione di Monumenti Aperti, aprimmo al pubblico la necropoli di Tuvixeddu, nonostante le resistenze del Comune di Cagliari e degli stessi organizzatori della manifestazione. In un poco più di un giorno raccogliemmo circa 3.000 firme dei visitatori e presentammo la proposta di Tuvixeddu Monumento Unesco. Da allora abbiamo organizzato visite guidate, dibattiti, progetti, iniziative legislative e raccolta di firme che sono state trasmesse a tutti gli enti pubblici e al Ministero dei Beni Culturali.
Purtroppo ai nostri numerosi incontri non ha mai partecipato il Presidente Soru e neppure gli Assessori regionali competenti.
E poi se Tuvixeddu è un bene identitario, come si afferma, la laguna di Santa Gilla, dove è stata costruito il Campus di Tiscali, non lo è lo stesso?
E’ bastato avere un nome aziendale identitario per rovinare un bene della stessa natura?
Oggi ci dispiace dover rilevare che la nostra proposta sia stata fatta propria dal Presidente Soru e presentata agli Uffici di Roma, senza neppure essere stati da lui ricevuti o citati fra coloro che hanno avuto il merito di segnalare l’iniziativa.
Perché quando si parla di cultura e identità della Sardegna il Presidente preferisce ascoltare la solite associazioni ambientaliste romane, piuttosto che ascoltare i suggerimenti degli Amici della Sardegna, che in questi anni hanno cercato di dare, dimostrando di avere al loro interno sufficienti conoscenze, capacità e competenze e soprattutto del buon senso?
Proprio quel buon senso che se fosse stato ascoltato (e i fatti ci danno purtroppo ragione!) non ci avrebbe portato alla paradossale situazione in cui oggi ci troviamo e chissà per quanto ancora dovremo subire.
Smettiamola di usare la collina come strumento di lotta politica e realizziamo questo benedetto parco trattando con i legittimi titolari, dove non c’è solo la Coimpresa e il Comune e il Presidente della Regione sostenuto da 4 blasonate associazioni ambientaliste, ma tutta la Sardegna.

Il Presidente
Prof. Roberto Copparoni

19 settembre 2008

Tuvixeddu: Non c'è due senza tre

Stavolta sono tre: due sentenze del TAR ed una del Consiglio di Stato.
Tre sentenze che danno clamorosamente e pesantemente torto all RAS, il "braccio armato" dei "paladini del colle".
Leggendo le tre sentenze, al di là dei rilievi fatti su procedimenti amministrativi irregolari, salta subito agli occhi che la storia delle tombe scomparse e quelle inistenti al di fuori del parco archeologico non è stata creduta dai giudici come un'argomentazione valida.
Quindi si tratta, come ho sempre sostenuto basandomi sule carte, di una mistificazione bella e buona o, se preferite, di un'interpretazione personale dei fatti i cui scopi, pur non attualmente provabili documentalmente, sono facilmente intuibili.
Stando ai fatti (che ciascuno di voi potrà verificare di persona a fine mese nella mostra su Tuvixeddu) tutte le storie delle tombe scomparse, distrutte, omesse, eccetera, sono una pura invenzione propinata, probabilmente, per giustificare una presa di posizione che, nonostante tutto, continuo a ritenere incredibile e, comunque, priva di senso logico nell'economia di una ipotetica protezione del colle di Tuvixeddu.
C'è da dire che i legali di Coimpresa stanno preparando una richiesta di risarcimento danni alquanto congrua e sono intenzionati a far pagare i danni in solido agli attori di questa vicenda (responsabilità soggettiva, riconosciuta dalla Corte dei Conti in caso di danno all'Erario).
Non è che questo fatto e la proposizione continua di vincoli (poi regolarmente bocciati) abbiano una certa attinenza?
Vedremo......

15 settembre 2008

Tuvixeddu: Le mani avanti

Questa seconda metà di settembre ha in serbo parecchie novità sulla vicenda di Tuvixeddu.
Dopo l'ennesimo blocco dei lavori attuato dalla RAS sul colle, i "paladini del colle" hanno in serbo per sabato prossimo una manifestazione aperta ai cittadini sull'argomento Tuvixeddu, organizzato (pare) dall'assessore Mongiu, il Soprintendente Garzillo ed altri.
Questa manifestazione aperta ai cittadini (quindi ingresso libero a tutti) non è nata per caso: chi l'ha organizzata sa perfettamente che a fine mese verrà inaugurata una mostra su Tuvixeddu organizzata dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari in cui, con fatti e documenti verrà ripercorsa tutta la storia dei rinvenimenti sul colle, mostrandone l'ubicazione sia documentale che grafica.
Quindi chiunque potrà rendersi conto di come stanno realmente le cose, comprese le 400 tombe scomparse e/o distrutte (dipende da quale paladino del colle parla) che non sono nè scomparse nè distrutte.
Parleranno, insomma, i fatti.
Quindi perchè non anticipare questa mostra con un incontro con i cittadini per far valere per primi il proprio punto di vista e magari esporre qualche altra mirabolante teoria o, più semplicemente, buttare altro fumo negli occhi dei cittadini che, a furia di sentirne di tutti i colori non sanno più a chi credere?
Sarà interessante parteciparvi, se non altro per sentire ciò che verrà detto e dopo, magari, confutarlo con i fatti.
Resta comunque il fatto che tutti questi "paladini del colle" sino ad oggi non abbiano fatto seguire a tutte le loro affermazioni uno straccio di documento valido a comprovare quanto asserito.
Solo parole.
Mi sembra tanto un mettere le mani avanti....

11 settembre 2008

Nuraminis: Le strane storie delle cave/4 (di Giorgio Ghiglieri)



Parla il Sindaco di Nuraminis


Dal mio primo articolo sulla cava di Bia Segariu, nota alla comunità di Nuraminis-Villagreca come la cava di Monte Is Crucuris, oltre i pochi fatti certi che ho potuto appurare (ed esporre nei tre articoli precedenti), hanno iniziato a girare una serie di notizie prive di riscontro obbiettivo propalate dalle più varie fonti. Dato che il compito di chi informa è quello di fornire notizie comprovate, ho iniziato una "caccia ai protagonisti" che si è protratta per oltre un mese (e si protrae tuttora).
Oggi è la volta della storia di Bia Segariu raccontata dal Sindaco di Nuraminis Luciano Cappai che mi ha concesso gentilmente una lunga intervista sabato scorso (6 settembre) e permesso di consultare la documentazione comprovante le sue dichiarazioni (9 settembre).

Voglio precisare il fatto che questa amministrazione ha messo a mia disposizione due faldoni di documenti inerenti la vicenda di Bia Segariu da consultare e la cosa è meritevole di nota.

Ritengo sia molto importante fare riferimento alle date in maniera tale che sia ben chiaro lo svolgimento temporale di tutta la vicenda che sembra assumere nuovi sviluppi di giorno in giorno.
Ecco, in sintesi, quanto racconta il Sindaco Luciano Cappai sulla vicenda della cava, vissuta, ovviamente, dalla parte dell'Amministrazione Comunale di Nuraminis.

...La vicenda della cava, almeno per quanto riguarda questi ultimi avvenimenti, si può iniziare a datare dal Febbraio 2008 quando, come Amministrazione, riceviamo una lettera da parte dell'Assessorato all'Industria della Regione Sardegna nella quale ci comunicano di aver accettato il subentro della Ditta F.lli Locci al posto della Ditta COSMOTER di Vincenzo Foddi per i lavori di coltivazione di cava di Bia Segariu (c.f.r.: lettera da R.A.S. data 12/02/2008; lettera da R.A.S. data 21/02/08; lettera da R.A.S. data 25/02/08).
In sintesi il contenuto della comunicazione esprime il fatto che, nelle more della verifica del piano di cava e di ripristino, viene concessa comunque l'autorizzazione alla coltivazione di cava (c.f.r.: evidentemente l'autorizzazione si riferisce al progetto di cava presentato nel 2005 dall'allora detentore dei diritti, COSMOTER di Vincenzo Foddi).

...A maggio 2008 si presenta uno dei titolari della ditta F.lli Locci annunciando l'imminente inizio dei lavori di cavazione, come da permessi ottenuti; l'Amministrazione, pur non avendo più alcuna competenza in materia, neppure potere consultivo, sottolinea l'importanza di evitare violazioni al paesaggio e, contestualmente richiede alla ditta F.lli Locci una polizza fidejussoria a garanzia per eventuali danni arrecati alla strada di collegamento tra Villagreca a Nuraminis, strada utilizzata dai mezzi uscenti dalla cava e non progettata per sostenere un tale traffico pesante.
La ditta Locci, per bocca del suo rappresentante acconsente alla richiesta e garantisce il rispetto dei luoghi e la loro rinaturalizzazione al termine dei lavori provvedendo, inoltre a ricolmare il grosso sbancamento preesistente ai piedi della collina per poi ripiantumarlo (c.f.r.: da Comune di Nuraminis a ditta F.lli Locci -data 23/05/2008- Richiesta polizza fidejussoria, importo 25.000 euro).
Sempre in questo periodo viene contattato telefonicamente l'Assessorato all'Ambiente della RAS che conferma la propria incompetenza sul caso, trattandosi di un subentro all'attività di cava e non della creazione di una nuova cava.

Nel frattempo l'Amministrazione monitorizza, in maniera molto discreta, i lavori di estrazione di cava e quando ci si rende conto che l'attività aggredisce il fianco della collina (parte visibile da Villagreca) si ritiene che, con tutta probabilità, qualcosa non vada per il verso giusto e ci si attiva.
Il cosidetto "casus belli" capita quando riceviamo, continua a raccontare Luciano Cappai, una telefonata da parte di un cittadino di Villagreca il quale segnala la rottura di un tombino nella strada percorsa dai camion della ditta Locci.
Mi sono attivato personalmente in compagnia dell'assessore Cabras, prosegue il Sindaco, e con l'aiuto della cooperativa siamo riusciti a coprire il tombino spaccato con una lastra d'acciaio, in attesa di ripristinare lo stato dei luoghi. .
...Sempre in via informale ho richiesto la presenza dei responsabili della cava in ufficio per chiarire la questione; cosa avvenuta il lunedi successivo ove ho provveduto, per correttezza, a metterli al corrente dei passi in essere da parte della nostra amministrazione.
I passi che ho mosso, racconta ancora il Sindaco Cappai, riguardavano il contatto con l'Assessorato all'Industria dove (probabilmente causa ferie di agosto) non ho trovato nessuna risposta soddisfacente; ho poi cercato di contattare direttamente l'assessore all'Ambiente Cicito Morittu, in quel frangente impegnato, successivamente con Ignazio Pau cui ho esposto il problema in tutta la sua urgenza.
Va sottolineato, per correttezza, che, durante lo svolgersi dei fatti , ho ricevuto la visita di un rappresentante della ditta F.lli Locci che ha fatto presente l'inizio da parte loro dell'attività dei lavori di messa in sicurezza e di ripristino mediante la realizzazione di gradoni e la spiegazione di come avrebbero provveduto alla rinaturalizzazione dell'area (c.f.r. lettera da ditta F.lli Locci a Comune Nuraminis data 08/08/2008)
Inoltre ho contattato il Prefetto, dott. Gullotta (impegnato in quel momento) ed il vice Prefetto Vicario, dott. Bruno Corda il quale, oltre alla promessa di un immediato interessamento personale mi ha anche consigliato quali altre strade percorrere. Strade che sono state quella di contattare il Comandante del Corpo Forestale, dott. Delogu che, pur essendo in ferie, si è immediatamente attivato e richiedere, inoltre l'intervento del NOE del Corpo dei Carabinieri (Nucleo Operativo Ecologico oggi Comando dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente), anche loro attivatisi immediatamente dopo la richiesta scritta (c.f.r. fax da Comune di Nuraminis a NOE - data 06/08/2008).
C'è da dire, continua Luciano Cappai, che gli interventi delle autorità contattate sono stati immediati, tanto è vero che dopo alcuni giorni, preannunciata da una telefonata, mi veniva notificato il decreto di sospensione dei lavori nella cava a seguito dell'ispezione del Corpo Forestale (c.f.r. lettera da RAS a Comune di Nuraminis data 14/08/2008).
Dal rapporto della Forestale risulterebbe che la ditta Locci non ha rispettato il piano di cava che era momentaneamente in essere(c.f.r. il decreto parla di violazione degli artt. 19,20,21 e 42 della L.R. 30 del 07/06/1989) ma non avendo ancora copia della relazione ispettiva non ci si può inoltrare ancora in dettagli precisi, quindi quando vi saranno le copie delle relazioni (Corpo Forestale e NOE) si potranno valutare i dettagli.
(NOTA- Dai documenti esistenti presso l'amministrazione comunale di Nuraminis, si può ipotizzare che, in mancanza di un progetto successivo approvato dalla RAS che andrebbe a sostituire quello che ha posto in essere in primis l'attività di cava (progetto redatto dai Geologi Lorenzo e Luciano Ottelli, committente ditta Foddi Vincenzo), vale, appunto, il progetto depositato presso il Comune di Nuraminis da parte di Vincenzo Foddi ed in questo progetto, sulla mappa che illustra le future espansioni della cava, monte Is Crucuris viene solamente lambito dal piano di cava).

Parlando della cava rispetto all'ambiente, il primo cittadino di Nuraminis concorda col fatto che si tratta di obbrobrio ambientale ma che il nocciolo del problema non sta tanto nell'operato della ditta Locci in se stesso, bensì in chi ha rilasciato le autorizzazioni o meglio, nel meccanismo di rilascio delle autorizzazioni che hanno portato, come risultante, la realizzazione di questa (si fa per dire) opera.
Ciò che Luciano Cappai ritiene grave è che, per poter arrivare ad estrarre poche migliaia di metri cubi di materiale argilloso (utilizzato, così sembra, per impermeabilizzare un sito di discariche pericolose a Macchiareddu), si siano estratte dalla collina centinaia di migliaia di metri cubi di materiale senza alcun valore industriale. Oltre ciò è preoccupato per la non messa in sicurezza del sito in quanto, essendo come detto prima, composto prevalentemente da materiale friabile è a rischio frane. Non che si possa verificare una frana con conseguenze pericolose per la comunità ma, in caso di piogge persistenti, si potrebbe creare una "valanga" di fango che, con tutta probabilità inonderebbe la strada adiacente e riempirebbe di fango i campi coltivati circostanti con tutte le conseguenze del caso.
Il Sindaco Cappai conclude la storia della cava di Bia Segariu considerando il fatto che, a causa delle ferie di agosto molti funzionari (e politici) non erano reperibili o, comunque non avevano chiaro il quadro della situazione, non dimentichiamolo, si è evoluta in pochissimo tempo. Nel momento in cui tutte le attività riprenderanno regolarmente si riuscirà ad avere un quadro di intenti e di azioni molto più chiaro e si capiranno meglio gli sviluppi di questa situazione in modo tale si possa agire di conseguenza, ricordando che, in qualsiasi caso, tutte le azioni poste in essere dall'amministrazione da lui guidata, saranno improntate al rispetto delle regole anche se questo porterà a doversi muovere con una notevole cautela; cosa che, in questi casi, potrebbe sembrare antitetica rispetto all'urgenza venutasi a creare.

Riguardo l'informazione sulla vicenda della cava, il Sindaco mi ha assicurato che a tutti coloro i quali hanno chiesto informazioni sull'argomento, ha dato le stesse risposte che voi state leggendo e, comunque, un quadro relativamente chiaro della situazione si sta cominciando a delineare solo adesso.
Ma questa è un'altra storia.
Giorgio Ghiglieri

05 settembre 2008

Tuvixeddu: Gli scalatori degli specchi

"Comprovate nuove emergenze archeologiche nell'area oggetto del provvedimento".
Vero come un biglietto da tre euro ma tanto basta a bloccare per almeno 90 giorni i cantieri.
Con tanti saluti alle proposte di mediazione tanto conclamate dal nostro Governatore (chissà perchè mi ricorda una vecchia canzone dei Platters "Smoke gets in your eyes").
Che dire di fronte a questa ennesima mossa da parte della RAS che, ogni giorno che passa assume sempre più l'aspetto di una guerra o, se preferite, un'arrampicata sugli specchi?
Oramai è dimostrato che di emergenze archeologiche nell'area non ne esistono e le famose 430, pardon, 431 tombe non sono state distrutte come qualche "esperto" ha proclamato (e continua a proclamare) e che per fare più rumore si mettono in campo cifre roboanti ma riferite all'ultimo decennio.
Di certo si sta facendo leva sulla disinformazione in materia dimenticando, sempre e comunque, che (soprattutto la RAS), prima di firmare il protocollo di intesa ha vagliato, verificato, controllato e chiesto pareri che sono passati al vaglio di ulteriori controlli di merito e sostanza.
Oggi si vuole far credere che sono state sottotaciute delle cose (ovviamente la colpa non è della RAS, ci mancherebbe) e, per fare questo si getta fango sopra un'istituzione dello Stato come la Soprintendenza Archeologica di Cagliari e si accolla la responsabilità di queste sviste all'ex Soprintendente Santoni (che, ricordiamolo sempre, votò contro, come membro della mitica commissione regionale che decretò i vincoli totali cassati sia dal TAR che dal Consiglio di Stato, a tali vincoli) ed ai suoi collaboratori i quali, fatti alla mano, hanno passato parecchi anni a ripulire da immondizia, detriti e quant'altro l'area che oggi è il parco archeologico mentre gli attuali saccenti non avevano nemmeno idea di dove fosse l'area archeologica e cosa contenesse.
Questo ennesimo tentativo di blocco dell'area parrebbe una mossa disperata dettata dal fatto che, nel momento in cui verrà stilata la conta dei danni subiti dalle imprese, la cifra che verrà fuori (causa una legge dello Stato) dovrà essere pagata in solido (leggere di tasca propria) da parte di chi ha contribuito a creare il danno e la cosa non penso sarà molto piacevole per gli interessati.
Oltre questo vi è anche la possibilità (non tanto remota) che gli stessi attori debbano dare qualche spiegazione ad un tribunale ordinario con tutte le conseguenze del caso.
Potrebbe anche essere una mossa prevalentemente politica in quanto due sentenze che sanciscono l'errore clamoroso (nella migliore delle ipotesi) della gestione amministrativa della vicenda e danno in toto, torto alla RAS, comporterebbe, in un qualsiasi altro paese democratico, le immediaate dimissioni degli autori di tale errore ma, si sa, siamo in Italia dove le dimissioni sono l'eccezione e non la regola.
Poi, volete mettere il fatto che certi personaggi, in caso di dimissioni dovrebbero trovarsi un lavoro vero e produrre dei risultati..
Scherziamo?

Sempre in tema di Tuvixeddu: la RAS sta aprendo un sito dedicato a Tuvixeddu.
Dato che non mi risulta abbia fatto richiesta di documentazione (fotografica e scientifica) alla Soprintendenza Archeologica viene da chiedersi da dove ha recuperato il materiale.

03 settembre 2008

Nuraminis: Le strane storie delle cave/3 (di Giorgio Ghiglieri)


I PADRI DELLA PROTESTA

La cava di Bia Segariu è bloccata da un decreto sospensivo della RAS dal 13 agosto; tale procedimento è stato posto in essere a causa delle proteste nate all’interno della comunità di Nuraminis - Villagreca.
Leggendo i quotidiani locali si deduce subito che questa protesta porta a due leader che, a giudicare dal tenore degli articoli, rivendicano entrambi la paternità della leadership della protesta.
Uno è Carmelo Spiga, Villagrechese doc, emigrato oltre 30 anni orsono ad Udine, impegnato politicamente nella sua città di adozione e culturalmente nella sua terra natia, coautore del libro sui tesori sorico-archeologici di Villagreca, allievo ed amico del battaglieri parroco di Villagreca don Leone Porru.
L’altro è il sindaco di Nuraminis, Luciano Cappai da una vita sulla poltrona di sindaco e troppo indaffarato per poter rispondere alle mie domande.
Questi due signori, a modo loro, hanno organizzato una protesta contro l’utilizzo della cava, uno dal lato di Villagreca e l’altro dal lato di Nuraminis (mettersi d’accordo e muovere un’azione comune è, evidentemente, troppo complicato), per cui sarei dell’opinione di assegnare ex aequo la paternità dell’azione di protesta.
Paternità che, tra breve, potrebbe risultare alquanto scomoda in quanto questo blocco della cava potrebbe portare, alla lunga, ad una conseguenza poco piacevole per entrambe le comunità.
Dall’analisi delle carte sull’attività della cava di Bia Segariu (Monte Is Crucuri) si evince il fatto che la zona, non essendo interessata ad alcun vincolo (ambientale e/o archeologico), non avendo alcuna peculiarità di sorta, avendo in essere una cava antecedente alla Legge Regionale 15 del 9 agosto 2002, non ha problemi ostativi per continuare ad essere una cava.
Questo significa che, pur lavorando la cava in regime di concessione provvisoria, non sussitono problemi tecnici che ne possano impedire l’attvità estrattiva.
Il decreto sospensivo è stato attuato a causa delle proteste della comunità in quanto la Regione Sardegna non pone alle sue scelte un carattere impositivo ma cerca, ove possibile, di trovare un punto di condivisione con le comunità interessate.
Quello che sanno in pochi è che l’attvità nella cava di Bia Segariu sarebbe dovuta proseguire ancora per un altro mese e, subito dopo sarebbero iniziati i lavori di messa in sicurezza dei luoghi ed il ripristino ambientale, secondo gli accordi presi preventivamente con la Regione Sardegna ed in base ai progetti presentati contestualmente alla richiesta di concessione per la coltivazione di cava.
Questo progetto di rinaturalizzazione (di cui pubblicherò quanto prima le immagini di simulazione su come sarà l’area appena terminati i lavori di ripiantumazione), anche se non riporterà monte Is Crucuri nelle sue condizioni originali, creerà comunque un’area verde con un impatto visivo certamente migliore di quello che si ha oggi della collina.
Da fonti attendibili risulta che la ditta F.lli Locci (i titolari della concessione di Bia Segariu) hanno accennato all’utilizzo della manodopera locale per i lavori di rinaturalizzazione; si parla quindi di creazione di posti di lavoro, anche se temporanei a beneficio della comunità.
Secondo gli intenti comuni, si sarebbe dovuto sopportare un altro mese di lavoro estrattivo, a seguire i lavori di messa in sicurezza e consolidamento dell’area e, a novembre, l’inizio della ripiantumazione.
Oggi su tutto questo pesa un grosso punto interrogativo dovuto allo stop dei lavori a causa della protesta.
Se noi consideriamo che, dal punto di vista contrattuale, la ditta F.lli Locci ha, sino ad un attimo prima del blocco dei lavori, tenuto fede ad i suoi impegni (e vorrebbe tenere fede a tutti i termini del contratto se gli viene permesso), risulta ovvio (ed è anche un loro diritto) il loro ricorso sulla decisione di blocco.
Ora, se il blocco dovesse protrarsi per lungo tempo, la cava potrebbe diventare per loro un affare assolutamente antieconomico e nulla vieterebbe loro di andare via, abbandonando la cava.
Ovviamente, dovendosi realizzare un simile scenario, è scontato che si creerà un contenzioso tra loro e la Regione Sardegna bloccando anche (e soprattutto) un eventuale utilizzo della fidejussione che la ditta Locci ha sottoscritto in favore della RAS a garanzia dei lavori di ripristino. Stessa cosa varrà per la fidejussione che, sempre la ditta Locci, ha sottoscritto col comune di Nuraminis per il ripristino dei tratti di strada utilizzati per il transito dei camion.
Considerando la durata di un contenzioso è facilmente prevedibile che la comunità di Villagreca e quella di Nuraminis (perchè poi le due comunità vogliano restare separate per me resta un mistero…) si terranno il monte Is Crucuri ridotto ad un cumulo di macerie per parecchi anni e, nel caso in cui la RAS perdesse il contenzioso i soldi per risanare la zona usciranno, come sempre, dalle nostre tasche.
Per cui questa protesta, nata clamorosamente in ritardo, rischia di produrre due risultati non molto piacevoli: ci si tiene una collina ridotta ad uno scempio e si butta alle ortiche la possibilità di avere dei posto di lavoro per gli abitanti della zona.
Quando si dice lungimiranza……

Dal punto di vista strettamente personale ritengo che, in qualsiasi caso, lo scempio ambientale (come quello archeologico o, peggio, culturale) siano degli autentici delitti contro la comunità.
Occorre però essere realisti e, in una situazione come quella di Bia Segariu, un comitato di protesta che ne blocca l’attività (a 30 giorni dalla fine) ottiene come unico risultato che lo scempio resti tale per molto tempo.
Al contrario, un comitato di salvaguardia degno di tal nome si occuperebbe in primis a fornire una corretta informazione sui fatti alla comunità, a verificare la correttezza degli accordi tra le parti, contrattare (ove possibile) i termini di ripristino in funzione di particolari esigenze della comunità e, alla fine dei lavori, vigilare sulle opere di ripristino per verificarne la conformità.
Dimostrando così di voler realmente tutelare gli interessi della comunità e non altro.
Giorgio Ghiglieri