06 agosto 2008

Tuvixeddu: i danni collaterali

Anche l'ultimo grado di giudizio ha dato torto alla RAS.
Oltre questo esiste solo il Giudizio Divino che però, avendo sicuramente cose più importanti da fare, presumo non abbia intenzione di emettere sentenze in materia.
Quindi, a meno di altre estemporanee trovate il vecchio progetto su Tuvixeddu andrà avanti.
Finisce qui (spero) una battaglia di interessi politici (e altro) che, al di là dei costi risarcitori le cui ricadute peseranno sulle tasche di tutti noi (scordatevi che paghino in solido i responsabili) ha avuto anche pesanti ripercussioni dal punto di vista umano e professionale con un costo che nessuno potrà mai risarcire compiutamente.
Parlo di due persone che ho conosciuto all'inizio dell'affare Tuvixeddu e con cui sono sempre stato in contatto per ragioni professionali: sono gli Architetti Livio De Carlo ed Eliana Masoero, i progettisti di Tuvixeddu.
Nonostante abbiano realizzato un progetto per il colle assolutamente sostenibile e rispettoso della salvaguardia di quanto rimasto sul colle delle antiche vestigia archeologiche (basta andare a riguardarsi il progetto per capire di cosa parlo) sono stati additati da certa stampa e da certi personaggi dell'"intellighenzia" locale come i novelli attila del colle arrivando a metterne in dubbio persino le capacità professionali.
Basterebbe andare a rileggersi certe dichiarazioni fatte subito dopo la presentazione (si fa per dire) del progetto fatto in quattro e quattr'otto da Gilles Clement su Tuvixeddu per avere chiaro l'intento denigratorio.
Ciò che mi ha sempre dato il voltastomaco è stato il vedere che nessuno tra i media si è preso la briga di andare a vedere se o non se il progetto dello studio Masoero & De Carlo fosse un progetto sostenibile: non andava bene e basta.
Condannati senza possibilità, non dico di appello (sarebbe stato troppo) ma nemmeno di contradditorio.
In compenso si è assistito ad una genuflessione globale davanti al progetto di Gilles Clement, nuovo messia arrivato in terra sarda per valorizzare il colle di Tuvixeddu con distese di papaveri, teatro all'aperto e fruizione virtuale dei beni archeologici.
Un progetto, dal punto di vista di sostenibilità ambientale al limite del delirante e realizzato in poco meno di due mesi senza conoscere assolutamente le realtà del luogo.
E' ovvio che davanti ad una campagna denigratoria di questo livello, i contraccolpi sia professionali che umani sono stati terribili ed ancora più terribile deve essere stata la sensazione di essere soli ad insistere sulla bontà del progetto e non avere a possibilità di poter spiegare alla comunità le motivazioni del proprio lavoro.
Sicuramente da domani pioveranno sui due architetti (e Coimpresa) una valanga di (false) felicitazioni (saltiamo sul carro del vincitore?), una rivisitazione positiva del progetto e le solite ipocrite pantomime di rito, seppellendo in un solo colpo tutte le critiche al limite dell'insulto.
Ma niente e nessuno potrà mai risarcire questo periodo di vita dei due architetti, vittime insieme al loro progetto di una guerra non loro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E chi risarcirà le generazioni (che, comunque, non sono state pagate nell'attesa) che in questi anni hanno atteso di poter conoscere il "proprio passato".
Di fatto sono oltre 60 anni che, per un motivo o per un altro, la cittadinanza non ha potuto "fruire di queso sito di inestimabile valore". Soru la smetta di fare l'uomo forte e accetti il senso e il peso della sconfitta. Tutti possono sbagliare, anche un Presidente della Giunta regionale, (fra l'altro, mal consigliato!).

Anonimo ha detto...

Tuvixeddu: la pentola sta per aprirsi…


Da alcuni decenni ci occupiamo della necropoli di Tuvixeddu, soprattutto per far capire ai residenti e a tutti i sardi quanto questo monumento sia “strategico” per la nostra collettività.
Esso, se opportunamente reso fruibile, potrebbe innestare nel nostro territorio non solo l’avvio di processi di crescita socio culturali in grado se non di riconvertire, ma almeno di alimentare nuovi percorsi di conoscenza e consapevolezza di cui la nostra città ha particolarmente bisogno, ma anche l’arrivo di centinaia di migliaia di euro, prodotti dalla presenza di flussi turistici da ogni parte del mondo.
Da alcune generazioni stiamo aspettando che la “querelle” trovi soluzione.
Ma fino ad oggi, così non è stato.
I nostri figli invecchiano, fors’anche prima di noi, senza aver visto e capito quasi nulla.
Questo è un danno irreparabile per ogni comunità, soprattutto per la nostra che non possiede un ricambio generazionale basato sulla “salvaguardia di una identità”; identità che stiamo perdendo e che non si conosce e diffonde sufficientemente bene.
Del resto cosa è rimasto della tradizione cagliaritana legata alla Laguna di Santa Gilla?
Cosa è rimasto delle architetture e della cultura degli antichi borghi cittadini?
Sant’Avendrace è un esempio dello scempio di ciò che abbiamo fatto e ancora oggi facciamo, permettendo ad alcuni “fortunati” costruttori di realizzare “Ecomostri” a poche decine di metri dalla necropoli, o demolendo le ultime ville dell’antico rione, penso al villino Serra.
Tra l’altro trascuriamo decine di tombe, (fra cui una delle poche presenti con iscrizione funeraria leggibile- La Tomba di Caio Rubellio) poste a lato di Via Sant’Avendrace dietro gli Ecomostri, che pur essendo fuori dalla lottizzazione di Cualbu, ma ricadenti in area comunale, vengono del tutto trascurate permettendo a punk bestia e senza tetto di viverci dentro, con tutto quello che ciò comporta.
Nel frattempo, poco distante, si costruisce velocemente un nuovo centro direzionale e residenziale di Cagliari. La cosa buffa è che la pubblicità di questo nuovo centro, apparsa per diversi giorni sui quotidiani della Sardegna, evoca proprio l’antichità, il prestigio di antiche civiltà che nei secoli hanno vissuto proprio in questa area, suggellata dalla presenza di antiche testimonianze che “fino a ieri” erano su tutto questo territorio.
Ma mi domando che senso ha evocare oggi, ciò che abbiamo cancellato qualche giorno fa?
Cancellando una testimonianza archeologica si arreca un danno irreversibile che danneggia soprattutto le generazioni che verranno. Esse, infatti, saranno private anche della “immaginazione” di pensare ad un passato che a loro non si è mai mostrato e che, pertanto, non potrà essere compreso appieno.
Certo sarebbe bello se il colle di Tuvixeddu tornasse come era, “Il colle della pace”, ma questa romantica visione oggi non è più ipotizzabile. So che molti amici di sinistra e ambientalisti ci tengono. Ma dobbiamo vivere anche il presente e pensare al futuro, non possiamo trincerarci su delle posizioni ideologiche che hanno fatto il loro tempo.
Troppi sono gli interessi in gioco, economici, politici, clientelari e anche di più…Dobbiamo essere realisti e rapportarci allo stato delle cose. Quindi ragioniamo su di una seria proposta transattiva, che da un lato consenta di salvaguardare l’area archeologica dal cemento (cosa che non ci sembra essere messa in discussione) e da strane bretelle stradali e dall’altra diamo la possibilità di costruire nel versante di via Is Maglias e di relizzare il minimo delle strutture negli altri lati del colle.
Del resto, se la Soprintendenza Archeologica ha affermato che l’area archeologica è sufficientemente protetta, quale altra Istitutizione ministeriale potrebbe contraddire questa affremazione?
Sicuramente pottrebbero farlo i Giudici ammministrativi, ma a quando pare anche loro hanno confermato in primo grado (e stanno per confermarlo in II grado!) che si può costruire nel rispetto dell’accordo di programma.
Allora cosa si aspetta…
Probabilmente molti politici non comprendono appieno che ogni giorno di ritardo causa alla collettività un danno economico assai ingente. Pardossalmente la Regione, con negligenza ed imperizia, sta costituendo una specie di “fondo vitalizio” per il costruttore.
Proprio a vantaggio di colui che si voleva punire!
Il danno emergente e il lucro cessante prodotto dalle liti giudiziarie ammonta oramai a centinaia di migliaia di euro. Chi pagherà questi incredibili danni? La Giunta Soru o quella che verrà? Nessuno, perché saremo solo noi a pagare tutte le spese dirette ed indiritte che questa triste vicenda ha causato, fatta salva una azione di responsabilità per gli amministratori, ma di esito incerto!.
Allora, per favore, datevi una mossa.
Volendo ci sono ancora dei margini per trattare e raggiungere un equo accordo.