24 agosto 2008

Nuraminis: Le strane storie delle cave (di Giorgio Ghiglieri)



La cava di Monte Crucuris, sulla strada vicinale che collega Nuraminis a Villagreca è stata bloccata con un decreto sospensivo dell'Assessorato all'Industria della RAS.

Questo decreto sospensivo però non ha attinenza con eventuali scempi ambientali, riguarda un presunto vizio di forma insito nella documentazione presentata ma non vi è nessun accenno a cause di altro genere (ambiente). Trattasi di semplice vizio burocratico.

Ciò significa che, per quanto riguarda l'aspetto ambientalistico la cava ha tutto il diritto di esistere e continuare (sic).
Come è possibile questo?
Sono andato a studiarmi la legislazione attuale sulla coltivazione di cave (altro termine meno brutto non l'hanno evidentemente trovato...) e più o meno la situazione è questa:
1- Sulla coltivazione di cava la RAS ha la giurisdizione esclusiva.
2- Possono essere utilizzate le cave preesistenti al varo della legge Regionale anche se inserite nei PUC locali in zone di tutela.
Risulta ovvio che, nel caso in cui vengano rilevate in esse situazioni particolari (scoperta di siti archeologici o fossili), queste ricadono in un quadro di tutela che ne inibisce automaticamente l'utilizzo.
3- La concessione di sfruttamento di una cava è subordinato al ripristino dell'area mediante piantumazione e messa in sicurezza del sito. A tale scopo la RAS obbliga la ditta beneficiaria ad un deposito cauzionale (fidejussione) a garanzia del ripristino dei luoghi. In parole povere, nel caso in cui, per qualsiasi ragione la ditta non mantenesse fede a tale impegno, la RAS utilizzerebbe la somma depositata a titolo cauzionale per avviare il ripristino dei luoghi.
4- La concessione di cava è, ovviamente, subordinata alla presentazione di un progetto dettagliato di operatività e di ripristino che deve passare al vaglio di almeno tre assessorati prima di avere il nulla osta e viene trasmesso, per conoscenza a tutte le amministrazioni interessate. Compresa l'Amministrazione Comunale nella cui area è sita la cava (Leggere: Amministrazione Comunale di Nuraminis)
5- A giugno la RAS ha promulgato una legge che impone a tutti i titolari di concessione di scavo la presentazione di un certificato di impatto ambientale (entro il 16 Novembre 2008), senza il quale qualsiasi attività viene bloccata

Per quanto, dal punto di vista ambientale la cosa possa essere considerata paradossale, queste sono le leggi che regolano il funzionamento delle cave. Difatti risulta alquanto difficile da pensare che si possa ripristinare lo stato preesistente un'area che viene scavata (anche in modo pesante); è normale che, nella maggior parte dei casi sia impossibile ripristinare lo status quo ante ma verrà, come si suol dire, adattata l'area scavata.
Però queste leggi non sono, se andiamo a ben vedere, così assurde, vi sono dei contrappesi che ne limitano le possibilità di sconvolgimento ambientale totale (o, quantomeno cercano di metterci una pezza).
Il fatto stesso che sia obbligatorio il ripristino dei luoghi mediante piantumazione attenua (se così si può dire) l'impatto della modifica ambientale; ovviamente la piantumazione e messa in sicurezza dei luoghi segue delle direttive ben precise le cui linee guida sono dettate dal Corpo Forestale che si fa carico anche delle visite ispettive per verificare che vengano rispettare le regole.
Dato che, chi ha buona memoria ricorda, è capitato spesso che varie ditte, al momento in cui si è trattato di ripristinare i luoghi (quindi spendere) siano sparite nel nulla lasciando degli scempi che tutti noi possiamo ancora vedere in giro per la Sardegna, la RAS ha subordinato al rilascio della licenza, un deposito cauzionale (cospicuo) su cui rivalersi nel caso in cui le ditte non possano o non vogliano rispettare l'ultima parte del contratto.
La materia della coltivazione di cava è, come avrete potuto leggere, quantomeno controversa e cozza, comunque, con qualsiasi visione di tutela ambientale tesa a mantenere lo status quo geografico; questa controversia dà, comunque, spazio a diverse interpretazioni ed offre il fianco, oltre alle proteste genuine delle comunità in cui ricadono queste aree, anche a moti di protesta cavalcati ad arte per interessi che nulla hanno a che fare con la tutela degli interessi della comunità.
Infatti non dimentichiamo che, per il rispetto dell'ultima parte del contratto che autorizza l'usufrutto delle cave, ovvero il ripristino dei luoghi, è necessario realizzare delle opere che creano dei posti di lavoro, la stragrande maggioranza delle volte in loco, ovvero utilizzando maestranze locali (questo sia per ragioni economiche che per politiche che definirei "parzialmente risarcitorie").
Senza stare a nascondersi dietro un dito, tutti noi sappiamo che i posti di lavoro, stando alla crisi attuale, sono una fonte di clientelismo notevole ed avere la possibilità di poter "manovrare" eventuali assunzioni conferisce un immenso potere (politico) a chiunque possa assicurare (millantare?) un posto di lavoro in aree dove il lavoro manca.
Il solito gioco di potere che, spesso, a furia di inutili prove di forza, lascia sul terreno solo delle rovine che nessuno si prenderà mai la briga di ricostruire. Meno che mai i capipopolo delle (presunte) proteste popolari nate, il più delle volte da una mancanza di corretta informazione.
Difatti troppe volte al cittadino comune non viene dato il diritto di conoscere le cose nella loro interezza e si deve accontentare di brandelli di notizie (spesso aleatorie) e prestandosi, quindi troppo spesso, a manovre fatte sulla propria pelle.
Mi verrebbe da dire: come pedine.
Ma forse esagero.....


Nota: Tutta la parte riguardante leggi & regolamenti è volutamente semplificata in modo tale risulti più facilmente comprensibile lo schema legislativo.

Giorgio Ghiglieri

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